Il cantiere di uno degli edifici più attesi di
Renzo Piano Building Workshop in Europa sta vivendo le sue fasi conclusive: il
nuovo GES-2 di Mosca, già destinato a diventare il più grande spazio per l’arte contemporanea di tutta la Russia, verrà inaugurato nel settembre 2020. Lo farà il progetto
site-specific dell’artista islandese Ragnar Kjartansson “Santa Barbara”, ispirato alla prima soap opera statunitense trasmessa dalla televisione russa che occuperà tutti gli spazi del museo per sei mesi.
L’annuncio delle date di apertura ufficiali è stato dato a fine ottobre dalla
V-A-C Foundation,
istituzione committente fondata a Mosca nel 2009 da
Leonid Mikhelson (magnate fra gli uomini più ricchi di Russia e CEO del produttore di gas metano Novatek) e
Teresa Iarocci Mavica (che ne è direttrice dalla sua costituzione). Una volta completato, GES-2 diventerà
la sede e il principale spazio espositivo di una Fondazione in crescita che nel 2017 ha aperto un suo spazio anche a Venezia, dove un progetto dell’architetto Alessandro Pedron ha recuperato 2.000 mq di superfici per mostre ed eventi dentro un palazzo storico affacciato sul Canal Grande nella Fondamenta delle Zattere.
Un complesso storico nel centro di Mosca
Il progetto di
Rpbw, non nuovo alla
progettazione di celebrati spazi per l’arte e qui affiancato dai locali
APEX Project Bureau e
Metropolis e supportato da
Arup e
Milan Ingegneria, interviene su un
complesso composto dai 20.000 mq dismessi di una
vecchia centrale elettrica cittadina risalente al 1908 (la GES-2), eretta sull’isola di Balchug alle spalle del Cremlino, e i 2.000 mq voltati degli
ex magazzini della vodka Smirnoff.
Lo trasforma in un moderno hub per l’arte contemporanea, che comprende un’
area esterna completamente rivista, gli
spazi per l’arte e per il pubblico,
quelli per i wokshop e la creazione artistica (collocati negli ex magazzini), gli
uffici della Fondazione e sei appartamenti per gli artisti in residenza. L’intervento ripropone operazioni di successo che, solo per fare un esempio, a Londra hanno visto la Tate Modern occupare gli spazi della dismessa centrale termoelettrica di Bankside, riprogettati da Herzog & de Meuron sulle rive del Tamigi.
Il gruppo lavora
muovendosi su piani distinti, affrontando la trasformazione dell’interno e dell’esterno, un restauro che sceglie di approcciarsi all’esistente ripulendolo in modo selettivo dalle superfetazioni e lavorando con attenzione al mantenimento del costruito, l’organizzazione delle nuove funzioni e la progettazione dei sistemi tecnologici e degli impianti che renderanno i suoi spazi abitabili ed efficienti.
I caratteri del progetto di Renzo Piano Building Workshop
Un contenitore complesso, datato e danneggiato ha richiesto in primis un attento progetto di
restauro. Perché rimarranno intatte delle sue parti costitutive e strutturali e dei suoi materiali. Si è basato su un indispensabile rilievo preliminare, eseguito con uno scanner laser. Il rilievo ha restituito attraverso un modello 3D sia le dimensioni e i caratteri dell’edificio che il suo stato di degrado.
Le
nuove funzioni si installeranno in tutte la parti del complesso, fuori e sotto terra, a formare un insieme unico e integrato.
L’area esterna
I
10.000 mq di aree esterne sono completamente trasformati dalla creazione di un pendio artificiale decrescente verso l’ex centrale. All’interno troveranno posto un
parcheggio multipiano, nascosto alla vista, e ulteriori spazi per i depositi, collegati sotto terra da un interrato comune. A livello del terreno, sarà uno
spazio aperto per l’esposizione dell’arte e il verde su cui si affacciano gli interni. Un
bosco di betulle ricoprirà i nuovi pendii, mentre un nuovo pontile sollevato da terra consentirà l’attracco di battelli e un accesso al centro diretto dall’acqua.
I quattro poli del nuovo hub
Gli interni del corpo principale, corrispondete ai volumi dell’ex centrale, si sviluppano dentro
quattro poli con differenti ruoli, funzioni e fruibilità.
Il
Civic Pole è il luogo degli spazi completamente aperti all’esterno. Comprende una
biblioteca e un
centro multimediale, spazi per installazioni artistiche e performance e un bar ristorante. Si imposta attorno alla nuova piazza interna che darà accesso alla nuova sede di V-A-C.
Centro dell’edificio principale, il
Welcoming pole accoglie i visitatori. Qui spazio per una piazza interna con la
biglietteria e l’
ufficio informazioni e, al primo piano, altri spazi per eventi, arte e performance. Un
auditorium da 420 posti, dotato anche di un accesso separato, affianca una
caffetteria.
L’
Exhibition pole è il flessibile cuore di una funzione espositiva che posiziona il suo spazio principale al livello -1, dove è illuminato dall’abbondante luce naturale introdotta da un involucro ampiamente vetrato. L’
Education pole invece concentra le attività che guardano al futuro. Qui ci saranno spazi dedicati alla formazione di nuovi curatori, critici e storici dell’arte. Ma anche aree per la formazione continua rivolta agli studenti e al pubblico più ampio.
Un complesso sostenibile by Renzo Piano Building Workshop
Nuova cattedrale per l’arte contemporanea a la vita culturale moscovita, la nuova sede della V-A-C Foundation coniuga passato e presente non nascondendo la sua modernità.
Scenografici e tecnologici virtuosismi sostituiscono, a livello del tetto, la
vecchia copertura opaca con una nuova chiusura completamente trasparente. Qui, sui pannelli vetrati, saranno integrate
celle fotovoltaiche che aiuteranno l’approvvigionamento energetico del nuovo GES-2.
Completamente trasformate saranno anche le quattro
vecchie ciminiere in mattoni, che rimarranno come simbolo del passato e icona per il futuro. Il progetto le sostituisce con nuovi camini in acciaio. Dalle loro cime a 70 m di altezza, aiuteranno nella ventilazione naturale degli interni e nella gestione dell’energia.
Un illustre precedente: la trasformazione del Lingotto di Torino
Non è la prima volta che lo studio dell’architetto Premio Pritzker italiano si confronta con l’architettura del recente passato industriale per darle una nuova vita. Il primo (e non piccolo) intervento che ha visto Renzo Piano lavorare su un contenitore ex industriale dismesso è stato infatti la trasformazione di uno dei più grandi e importanti edifici-icona della storia dell’architettura contemporanea. Uno spazio celebrato anche da Le Corbusier. È lo stabilimento del
Lingotto a Torino.
Il complesso, nato portando in Italia i modelli nordamericani di Henry Ford, è stato trasformato in un hub terziario e commerciale. Questo dopo la sua dismissione definitiva da parte di Fiat. L’intervento di Piano ha unito un restauro conservativo rispettoso delle strutture e delle architetture alle esigenze delle forse troppe nuove funzioni. Ed ha lasciato il segno più evidente del suo intervento sulla famosissima pista di prova delle automobili realizzata sul suo tetto. Si tratta dello Scrigno, che ospita la pinacoteca Gianni e Marella Agnelli e della Bolla, sala riunioni trasparente e azzurra affiancata da un eliporto.