Architettura

Emergenza sanitaria e Coronavirus: le strutture per affrontarla

La pandemia è la prima grande emergenza sanitaria estesa a livello globale. E servono unità temporanee e fisse per dare assistenza alle persone
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Emergenza sanitaria e Coronavirus: le strutture per affrontarla
L’arrivo del Coronavirus è la prima vera emergenza sanitaria che coinvolge tutto il mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha trasformato l’epidemia in pandemia ufficialmente l’11 marzo. Questo è un cambio di scala di non poco conto e porta con sé molte implicazioni, anche dal punto di vista legale e assicurativo. Cosa succederà nel futuro, anche prossimo, è incerto e di rappresentazione estremamente difficile. L’arrivo del SARS-COV-2 ha completamente modificato tutti gli schemi, i parametri e la capacità previsionale validi fino a oggi.

Le risposte per il momento dell’emergenza

L’emergenza ha messo sotto grande stress tutta la prima linea dell’intervento sanitario nazionale, costituita dal sistema 118 e dai pronto soccorso. All’interno degli ospedali ha creato enormi problemi nei reparti deputati alla gestione delle situazioni critiche, le terapie intensive. La prima risposta messa in campo da quasi tutte le nazioni, eccetto finora la Corea del Sud e il Giappone, è stata il potenziamento in via emergenziale della capacità di accoglienza delle strutture. C’è stata un’attenzione all’aumento dei posti letto e della disponibilità delle strumentazioni per la cura, sebbene con differenti risultati e difficoltà. Dentro gli ospedali interi reparti hanno subito una riconversione, mentre al di fuori c’è stato l’allestimento di  strutture, quasi tutte temporanee, in grado di ospitare i nuovi malati infettivi. L’inaugurazione tra molte (e giuste) polemiche a Milano, in Italia, della riconversione dell’ex Fiera, è uno degli esempi più recenti. Sempre a Milano, CRA e Italo Rota stanno lavorando alla realizzazione del primo modulo del progetto CURA, che dovrebbe essere completato a breve. In Piemonte, dopo svariati annunci dovrebbe essere finalmente pronto quello che sarebbe dovuto diventare il nuovo ospedale di Verduno. Sarà un Covid Hospital, una trasformazione prima della sua attesa apertura e dovrebbe diventare un punto di riferimento fisso a servizio di tutta la regione. A Torino si sta procedendo alla riconversione di una parte del complesso delle OGR, grazie anche ai fondi messi a disposizione da Compagnia di San Paolo. La decisione arriva forse un po’ troppo in ritardo, in vista di una Fase 2 che dovrebbe mirare al potenziamento strutturale dei servizi di igiene pubblica sul territorio più che all’emergenza.

Ospedali temporanei, riconversione strutture esistenti e ospedali da campo

Le elaborazioni e le risposte alle emergenze provenienti da un terremoto o da un’inondazione sono più consolidate rispetto a un’emergenza sanitaria, soprattutto nei paesi “avanzati”. Alcune di queste sono anche state progettate da architetti famosi come le eleganti strutture in cartone di Shigeru Ban.

L’esempio recente della Cina

Quando l’epidemia non era ancora scoppiata in Italia, la rapidissima costruzione del temporaneo Wuhan Huoshenshan Hospital aveva stupito e meravigliato. La struttura da 1.000 posti letto e 30 posti di terapia intensiva è stata smantellata. Poiché la situazione è migliorata ma non completamente risolta. Prosegue un modus operandi ‘allenato’ da quasi 20 anni di emergenze. Un periodo avviatosi con l’arrivo della SARS a inizio millennio. La struttura dell’ospedale era modulare, realizzava 35.000 mq organizzati su due piani fuori terra. Il cantiere, scientificamente organizzato, aveva impiegato 7.000 lavoratori impegnati nell’assemblaggio di strutture prefabbricate dalla tecnica già ampiamente rodata e utilizzata.  

La riconversione di spazi esistenti

Una seconda risposta all’emergenza viene dalla trasformazione di spazi cittadini disponibili le cui caratteristiche li rendono possibili strutture sanitarie temporanee. I luoghi maggiormente utilizzati dispongono di spazi ampi e liberi. Si prediligono campi sportivi, palestre, scuole o altre strutture convertibili in poco tempo e con un ragionevole impegno di forze e sforzo economico. Fra queste ci sono anche i grandi spazi espositivi. La stessa strategia che ha portato alla riconversione dell’ex Fiera di Milano, ha portato Berlino a trasformare temporaneamente la sua Fiera, Messe Berlin, in una struttura temporanea in grado di accogliere fino a 1.000 pazienti.

Gli ospedali da campo, vecchi e nuovi

Tra le strutture temporanee di utilizzo più antico, gli ospedali da campo possono essere montati ovunque serva. La loro ultima evoluzione arriva dalla collaborazione tra Carlo Ratti e Italo Rota, ideatori del progetto CURA. Questo èbasato sull’allestimento di container che diventano unità base, facilmente trasportabili e removibili, di un nuovo concetto di ospedale temporaneo. Negli Stati Uniti, la start up Jupe Health sta lavorando allo sviluppo dei suoi moduli mobili per ampliare la capacità di accoglienza delle strutture ospedaliere. Si tratta di prefabbricati autosufficienti montabili e smontabili all’occorrenza, disponibili in tre tipologie: per il riposo del personale sanitario, per il ricovero dei malati e combinate. Tutte le capsule, indipendenti, sono predisposte per l’IoT attraverso sensori e dispositivi che permettono di raccogliere, elaborare e scambiare i dati in esse contenuti. I moduli sono “flat-pack”, facilmente stoccabili e trasportabili dove occorre.
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