Architettura

Autoprogettazione 2.0

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Autoprogettazione 2.0

Autoprogettazione 2.0 è il concorso di idee open source proposto da Domus e da poco concluso con sette vincitori, che hanno potuto esporre le proprie opere alla mostra “The Future in the making” a Palazzo Clerici durante l’ultima edizione del Salone del Mobile.

Il titolo del concorso non può non riportare alla mente la collezione firmata da Enzo Mari nel 1974, il cui obiettivo era dare uno sprone a realizzare un proprio progetto di arredamento per contrastare il fenomeno dilagante del consumo di mass products. Allora e adesso l’”autoprogettazione” suona come “un’utopia democratica”, ma il fatto che al call for ideas di Domus abbiano risposto in 257 designer significa che vale ancora la pena credere in quest’utopia. E’ dunque ancora possibile attuare un ripensamento sul processo produttivo industriale dell’arredamento, partire da un proprio progetto che mantenga però sempre alti gli standard di qualità e contenuto del prodotto.

I sette vincitori del concorso, come d’altra parte tutti i partecipanti l’hanno dimostrato. I progetti esposti a Palazzo Clerici sono la “Chaise longue” di Pietro Leoni, sviluppata su un solo foglio di compensato dello spessore di 10 mm, la lampada da tavolo “Guenda” di Filippo Mambretti, modulare e assemblabile e il tavolo “Jig Saw” di Massimo Barbierato, ottenuto tagliando a pantografo un foglio di multistrato di pioppo dello spessore di 15 mm, precedentemente tagliato nelle dimensioni di 115 x 200 cm.

Di Piero Santoro è invece il design del sistema open source di illuminazione ad alte prestazioni con tre diffusori “Chimera”, la cui multifunzionalità si appoggia al micro controller Arduino. Wedge Side Table, invece è il mobile disegnato da Andreas Kowalewski pensato, costruito e trasportabile in modo semplice. Il materiale è uno solo, gli elementi sono tre, che, incastrandosi, compongono il tavolino. La lampada da tavolo Lightbox è il progetto presentato da Michael Tomalik la cui funzione non è solo quella di illuminare ma anche di fungere da organizer per la scrivania o il tavolo su cui è poggiata e, infine, la struttura contenitore Gringo di Paolo Cardini, ispirata, appunto, alle sacche in pelle dei cowboy.

C.C.

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