Richard Rogers, architetto italo-britannico Premio Pritzker 2007, è scomparso all’età di 88 anni. La fine del 2021, oltre a una recrudescenza dell’epidemia da Covid-19, ha portato un’altra illustre perdita al mondo dell’architettura. Arriva a pochi giorni dalla dipartita del catalano
Oriol Bohigas, architetto militante artefice della modernizzazione di Barcellona. E dalla scomparsa dello svizzero
Aurelio Galfetti, tra i padri della scuola ticinese di architettura.
Lo speciale legame con l’Italia
Nato a Firenze nel 1933, Richard Rogers è
legato a filo doppio all’Italia e alla sua cultura architettonica. Era figlio di un medico britannico e di una triestina il cui padre aveva studiato ingegneria e architettura. Era cugino di
Ernesto Nathan Rogers, cofondatore a Milano dei Bbpr la cui riflessione teorica era impegnata nella rielaborazione dei fondamenti della disciplina architettonica.
L’avvicinarsi della guerra porta la famiglia nel Regno Unito, dove Rogers completa la prima parte degli studi in Architettura all’
Architectural Association di Londra. Completa la sua formazione negli Stati Uniti, paese in cui si trasferisce all’inizio degli anni sessanta insieme alla moglie Susan (Su) Brumwell. Qui frequenta i
corsi di Yale grazie a una borsa di studio Fulbright e conosce
Norman Foster. Studia con Paul Rudolph e James Stirling, conosce le architetture di Frank Lloyd Wright e Louis Kahn e poi lavora presso Skidmore, Owings & Merrill.
Il rientro nel Regno Unito porta alla nascita di
Team 4, primo studio che lo vede socio di Foster, Su Brumwell e Wendy Cheeseman. È attivo fino al 1967, anno della costituzione di studi autonomi da parte di Foster e Rogers, a cui dal 1971 al 1978 si unisce
Renzo Piano.
Richard Rogers Partnership nasce nel 1978, divenuta stabilmente
Rogers Stirk Harbour + Partners con l’ingresso di Graham Stirk e Ivan Harbour.
Un’architettura high tech dall’elevato valore sociale
La formazione, gli studi, l’indole e le variegate esperienze portano Rogers verso un’architettura dall’elevato valore sociale e politico. Un’architettura sempre più consapevole del suo impatto, attenta alle istanze ambientali, al consumo delle materie prime e all’utilizzo delle fonti energetiche. Con le sue strutture colorate, chiare e leggibili, sempre esibite, e la sperimentazione continua di materiali e procedimenti, Rogers è esponente di spicco dell’
architettura high tech insieme a Foster, Michael Hopkins e
Renzo Piano.
La giuria che nel 2007 gli ha conferito il Premio Pritzker, comprendente anche Shigeru Ban, Frank O. Gehry e Balkrishna Doshi, sottolinea la
peculiarità di questo approccio all’architettura. “
Sappiamo che l’architettura è disciplina dalle implicazioni politiche e sociali enormi. Oggi celebriamo Richard Rogers, un umanista, che ci ricorda che l’architettura è la più sociale delle arti. Per tutta la sua lunga e innovativa carriera, Rogers ci ha dimostrato che il ruolo più duraturo di un architetto è quello di essere un buon cittadino del mondo”.
Alcuni progetti miliari
La lista dei progetti firmati da Richard Rogers in oltre 50 anni di attività è lunga. Spaziano dalle abitazioni ai complessi per uffici, dai musei alle grandi infrastrutture, dalle strutture per lo sport. Alcuni di essi sono oggi
capitoli fondamentali della storia dell’architettura contemporanea mondiale.
Nel 1977 Richard Rogers firma insieme a Renzo Piano e uno degli edifici più dirompenti del secondo dopoguerra, il
Centre Georges Pompidou di Parigi. Vincitori di concorso, realizzano, con la collaborazione di Ted Happold e Peter Rice, un
edificio che ha radicalmente cambiato il museo, portando i suoi giovani progettisti alla fama mondiale. Il Beaubourg propone non solo spazi espositivi, ma la realizzazione di un nuovo centro per la vita culturale e sociale, in cui lo spazio e i suoi utilizzi collettivi diventano parte integrante del programma funzionale. L’interno, liberato e flessibile, porta all’esterno struttura e impianti, che ne diventano riconoscimento insieme ai materiali e utilizzo dei colori.
Da Londra a Ground Zero
Di qualche anno successiva è la
sede londinese della compagnia di assicurazioni Lloyd’s (completata nel 1986), che costruisce l’edificio attorno al suo atrio e al suo interno flessibile e aperto. Impianti e struttura, all’esterno, sono elementi caratteristici di un’architettura che si eleva per 14 piani.
A fine millennio realizza, sulla penisola di Greenwich a Londra, il
Millennium Dome, divenuta oggi O2. La grande cupola dell’arena, convertita in uno spazio multifunzionale per spettacoli ed eventi sportivi, è sorretta da 12 imponenti torri metalliche dipinte di un giallo vivace.
Tra i progetti miliari sono anche due
infrastrutture. Nel 2008 Rshp completa l’ampliamento dell’aeroporto di
Heathrow, realizzando il
Terminal 5 vinto per concorso nel 1989. L’intervento londinese diventa modello per l’ampliamento dell’aeroporto di
Madrid Barajas che, sviluppato insieme a
Estudio Lamela, nel 2006 valse a Rshp il primo Premio Stirling. Il secondo arriva nel 2009 con il
Maggie’s Center West London, bassa struttura dal rosso acceso sorta per alleviare le sofferenze dei malati oncologici e delle loro famiglie nei pressi del Charing Cross Hospital ad Hammersmith.
Rshp è anche attivo a New York nella
ricostruzione di Ground Zero: lo studio progetta e realizza il
3 World Trade Center, quinto pezzo del masterplan impostato nel 2003 da Daniel Libeskind.