Il ddl Salva Milano nuovamente in stallo tra incertezze normative e vicende giudiziarie
                                Originariamente concepito per sbloccare circa 150 cantieri sequestrati dalla Procura di Milano e favorire una rigenerazione edilizia più snella, disegno di legge Salva Milano ( ddl n. 1987) sembra essere entrato nuovamente in una fase di stallo politico in attesa di un riesame.
Nonostante i propositi iniziali, secondo quando si apprende, il DDL non è stato calendarizzato per la discussione in Aula al Senato. Questo stop riflette non solo le complessità intrinseche della materia, ma anche le tensioni che si sono registrate in questi ultimi mesi tra operatori e associazioni di settore.
Salva Milano: nuove audizioni programmate per il riesame del testo normativo
Gennaio è stato caratterizzato da un intensificarsi del dibattito attorno al “Salva Milano”, con nuove audizioni programmate per il riesame del testo normativo. Queste iniziative hanno sollevato ulteriori interrogativi sul reale contenuto del DDL e sulle sue potenziali ripercussioni.
Gli oppositori del provvedimento sottolineano come le modifiche al Testo Unico dell’Edilizia (D.P.R. 380/2001), introdotte per chiarire la definizione di ristrutturazione edilizia, rischino di tradursi in una sostanziale deregolamentazione.
Nelle ultime settimane di gennaio, Federico Aldini, presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Milano, ha ribadito come il provvedimento sia essenziale per sbloccare i cantieri, ma ha anche sottolineato che non si tratta di una licenza a costruire senza regole.
Questo chiarimento si è reso necessario a fronte delle critiche mosse dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), che considera il DDL un rischio per la pianificazione strategica a lungo termine.
L’Ance auspica, tuttavia, una revisione complessiva del sistema regolatorio per renderlo più moderno e rispondente alle necessità di una società in evoluzione.
“Il tema della casa è al centro dell’agenda di Governo” , ha dichiarato il sottosegretario Tullio Ferrante. “L’obiettivo è intervenire con un Piano strutturale per rispondere ai nuovi fabbisogni abitativi e razionalizzare l’offerta abitativa disponibile. Ferrante ha poi annunciato le prossime mosse: “Dopo il nuovo Codice degli appalti, lavoreremo sulla revisione del Testo Unico dell’edilizia, una riforma cruciale per aggiornare le norme alle esigenze attuali. Il confronto con gli stakeholder sarà determinante per rilanciare il settore delle costruzioni e dare slancio all’housing sociale.”
Milano con i cantieri fermi a causa dello stallo politico
Il ritardo nella calendarizzazione al Senato è emblematico perché, mentre il Governo sembra incline a favorire misure di semplificazione per rilanciare il settore edilizio, il Parlamento si mostra diviso.
Il timore che il DDL possa rappresentare un precedente per interventi normativi analoghi in altre aree del Paese ha generato un clima di diffidenza tra le forze politiche e gli enti locali.
Anche perché il testo originario era nato come misura emergenziale per risolvere una crisi locale, ma nel corso del tempo sta assumendo una portata più ampia. Se da un lato si evidenzia la necessità di rispondere all’urgenza di cantieri fermi, dall’altro l’ambizione di introdurre un’interpretazione autentica della normativa edilizia solleva dubbi sulla compatibilità con i principi costituzionali che regolano il riparto delle competenze tra Stato e Regioni.
Proprio in seguito al terremoto giudiziario, avvenuto in questi giorni, il Comune di Milano a deciso cambiare rotta. L’amministrazione guidata dal sindaco Beppe Sala ha infatti deciso di non sostenere più il “Salva Milano”, la proposta di legge pensata per sbloccare il settore urbanistico. Il testo, già approvato alla Camera e ora in discussione al Senato, potrebbe subire un brusco rallentamento. Il termine per la presentazione di emendamenti e ordini del giorno scade il 12 marzo, ma senza il sostegno del Comune, il suo futuro appare incerto.
Questa nuova situazione ha generato un effetto domino sul mercato: meno case disponibili e prezzi in rialzo del 5,7%. Le incertezze normative e giudiziarie alimentano il clima di attesa tra costruttori e investitori, rallentando ulteriormente i progetti. L’equilibrio tra domanda e offerta rischia di spezzarsi, con un impatto significativo sulla vivibilità e sull’accessibilità del mercato immobiliare milanese.
Il caso “Torre Milano”: tra legalità, sviluppo e rischi di deregolamentazione
La vicenda della Torre Milano, con il rinvio a giudizio di otto imputati tra costruttori, architetti ed ex dirigenti del Comune per abuso edilizio e lottizzazione abusiva, è emblematica delle contraddizioni che attraversano il settore edilizio italiano. Il caso, che ruota attorno alla costruzione di un complesso residenziale giudicato in violazione dei vincoli urbanistici e delle norme edilizie, non è solo una questione locale ma un simbolo di come la mancanza di chiarezza normativa e la gestione poco trasparente delle autorizzazioni possano trasformare progetti di rigenerazione urbana in controversie giudiziarie.
La Torre Milano, progettata come un esempio di architettura contemporanea in grado di riqualificare un’area strategica della città, ha finito per diventare il centro di un’inchiesta giudiziaria che mette in luce falle nel controllo dei processi edilizi. Secondo le accuse, il progetto avrebbe violato i parametri urbanistici previsti, portando a una contestazione di abuso edilizio e lottizzazione abusiva. Il caso si inserisce in un contesto più ampio di incertezze normative che spesso lasciano gli operatori del settore e le amministrazioni locali in una situazione di conflitto interpretativo.
Ed è proprio in questa cornice che si colloca il “decreto Salva Milano”, un disegno di legge nato con l’intento di sbloccare circa 150 cantieri sequestrati dalla Procura di Milano. L’obiettivo dichiarato è quello di favorire una rigenerazione urbana più snella e meno ostacolata da lungaggini burocratiche e interpretazioni controverse delle norme edilizie, in particolare quelle contenute nel Testo Unico dell’Edilizia (D.P.R. 380/2001). Tuttavia, come dimostra la vicenda della Torre Milano, il confine tra semplificazione normativa e deregolamentazione selvaggia è estremamente sottile.
Articolo aggiornato il 7 marzo
                                    
