Edilizia
Ance: chiarire come i commissari opere pubbliche selezioneranno le imprese
Audizione Ance: nominare dei commissari per la realizzazione delle infrastrutture è il “fallimento delle leggi ordinarie”
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“La necessità di nominare commissari per la realizzazione delle opere pubbliche in Italia rappresenta, come Ance sostiene da tempo, il fallimento delle leggi ordinarie”. E ancora: maggiore chiarezza sulla selezione delle imprese e sulle regole che quotidianamente i commissari devono rispettare. Sono questi alcuni degli aspetti salienti emersi nel corso dell’audizione dell’Ance presso le Commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera dei Deputati. All’esame, lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante l’individuazione di ulteriori interventi infrastrutturali da realizzare ai sensi dell’articolo 4, comma 1, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, e dei commissari straordinari individuati per ciascuna opera (Atto n. 262). Un capitolo a parte, poi, meritano le opere pubbliche incompiute.
Ance e opere pubbliche
Non ha usato mezzi termini il vicepresidente Ance per le Opere Pubbliche, Edoardo Bianchi, che ha guidato la delegazione associativa. La nomina di commissari per realizzare le opere pubbliche è un fallimento. Che mortifica le leggi ordinarie. Tanto è vero che si parla di Commissari già dal 2018, ben prima dello scoppio della pandemia e della crisi che ne è seguita. Tra l’elenco delle opere già commissariate e quelle nuove da commissariare si arriva a un totale di 101 opere per circa 96 miliardi di euro. Il riferimento è alle due liste di opere prioritarie elaborate in attuazione della Legge Sblocca Cantieri del 2019. Il primo elenco contiene 57 opere per 83 miliardi di euro, con la nomina 29 commissari. Il secondo elenco prevede 44 opere per 13 miliardi di euro. “Siamo preoccupati di come e con quali regole questi cantieri potranno aprire. Solo le imprese strutturate e dotate delle competenze necessarie potranno lavorare ai cantieri del Recovery”, ha spiegato Bianchi.Commissari opere pubbliche: regole e chiarezza
Altro aspetto importante. Il vicepresidente Bianchi ha sottolineato l’importanza di definire con maggiore chiarezza i criteri con cui i commissari dovranno selezionare le imprese da invitare alle singole procedure di affidamento. E’ necessaria, in tal senso, la conoscibilità dei bandi di gara. Inoltre, è fondamentale comprendere quali regole i commissari dovranno rispettare nella loro azione quotidiana. L’indeterminatezza del rimando al solo rispetto “della normativa antimafia, delle norme penali e di quelle europee” potrebbe, infatti, “frenare l’operatività dei Commissari nel timore di azioni risarcitorie future, una volta superata l’emergenza”. Occorre quindi una maggiore “definizione puntuale” dell’ambito entro cui i commissari possono operare. L’auspicio dell’Ance, in ogni caso, è che “non ci sia più bisogno di ricorrere ai commissari”, una volta risolta la pandemia e la crisi economica.No accorpamenti
Nel corso dell’audizione, Edoardo Bianchi ha fatto anche degli esempi concreti. “Vi sono alcuni lavori come la Metro C di Roma o l’Acquedotto del Peschiera che sono caratterizzati da una unicità di realizzazione che, per complessità delle opere, richiedono player dotati di uno specifico profilo e non potranno essere appaltate e suddivise in lotti”. Vi sono, poi, opere e progetti che “devono essere suddivisi in lotti riguardando interventi manutentivi e di implementazione delle infrastrutture esistenti”. Gli esempi utilizzati sono la E45 e la strada dei due mari Fano – Grosseto. Ecco perché “è opportuno scongiurare accorpamenti surrettizi di nessuna utilità e funzionalità per il rispetto dei tempi del Recovery”. Secondo Bianchi “Concentrare tutti i lavori in uno o due grandi player potrebbe esporre al rischio che in caso di fallimento o di difficoltà dell’impresa principale i lavori si bloccherebbero”. Esponendo il Paese al rischio sanzioni da parte dell’Unione Europea.Le opere incompiute
Altra questione, quella delle opere pubbliche incompiute. Proprio nei giorni scorsi il Ministero delle Infrastrutture ha pubblicato l’aggiornamento dell’elenco delle strutture incompiute di interesse nazionale, regionale e degli enti locali. I dati al 31 dicembre 2020 evidenziano che, rispetto al 2019, c’è stata una lieve contrazione del numero, ridotte da 418 a 410 (- 8 opere, pari a – 1,9%), per un valore di oltre 2 miliardi e mezzo di euro. Il Mit ricorda che si definisce “incompiuta” ogni opera pubblica che risulta non completata per una o più delle seguenti cause:- mancanza di fondi;
- cause tecniche;
- sopravvenute nuove norme tecniche o disposizioni di legge;
- fallimento, liquidazione coatta e concordato preventivo dell’impresa appaltatrice, risoluzione del contratto recesso dal contratto ai sensi delle vigenti disposizioni in materia di antimafia;
- mancato interesse al completamento da parte della stazione appaltante, dell’ente aggiudicatore o di altro soggetto aggiudicatore.

