Modelli e strategie
Un rapporto di sostenibilità per il pianeta
Se un ipotetico CEO del mondo chiedesse ai suoi collaboratori un’analisi del quadro globale attuale, che cosa si troverebbe davanti?
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Nella migliore tradizione dei sistemi di gestione, l’inizio di un nuovo ciclo è l’occasione per fare un poco di conto, guardare i risultati che sono stati raggiunti per analizzare i punti di forza e quelli di debolezza. Il 2020 ci ha messi a dura prova, ma il COVID-19, se lo guardiamo con gli occhi del nostro pianeta, vecchio di circa 4.500 miliardi di anni, è ben poca cosa, se comparato alle cinque grandi estinzioni di massa e ai cicli delle “piccole estinzioni”.
Il termine “antropocene”, con il quale è stato proposto di nominare l’era geologica che inizia da quando il genere umano ha iniziato ad impattare in maniera significativa sulla geologia e sugli ecosistemi della terra, quest’anno ha continuato a diffondersi, fondamentalmente come corollario alle congetture relative al salto di specie e alla rapida diffusione del SARS-CoV-2. Da qualche decennio, la parte più avveduta dell’umanità si è resa conto dell’impatto che l’uomo ha sull’ambiente.
In passato ci sono sempre state persone che hanno inteso l’ambiente come una risorsa da potere sfruttare senza limiti, alle quali si sono opposti coloro che, invece, privilegiavano un approccio “sostenibile”. Antiche civiltà e governi hanno dovuto fare i conti con lo sfruttamento dissennato delle loro risorse: ad esempio l’impero Ottomano e la Spagna, al culmine della competizione per il predominio del Mediterraneo alla fine del XVI secolo, hanno visto il loro sforzo bellico seriamente pregiudicato dall’esaurimento delle foreste in Anatolia e nella penisola Iberica, sfiancate da secoli di sfruttamento, per ottenere il legno per produrre il naviglio da guerra.
D’altro canto, gli antichi romani impiantavano foreste in prossimità dei porti della loro flotta, che sfruttavano con criteri di rotazione per costruire le navi. Un esempio è la pineta di Classe, nel comune di Ravenna: un bosco “artificiale” che nei millenni è diventato un tratto caratteristico della natura di quest’area. Alla stessa maniera si comportavano i veneziani, con le foreste del Cansiglio, l’altopiano tra Belluno, Treviso e Pordenone.
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La definizione di sviluppo sostenibile
Il concetto di sviluppo sostenibile viene codificato per la prima volta nel 1987 con il “Rapporto Bruntland” della Commissione mondiale sull’ambiente, dal nome di Gro Harlem Brundtland, la presidente della commissione, con il famoso enunciato “lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Lo sviluppo sostenibile si basa su tre pilastri:- ambientale, in relazione alla disponibilità e la qualità delle risorse naturali;
- sociale, in relazione alla qualità della vita, la sicurezza e i servizi per i cittadini;
- economico, in relazione all’efficienza economica e alla possibilità di produrre reddito per le imprese.