Modelli e strategie
Oltre il PNRR: come finanziare strutturalmente lo sviluppo sostenibile?
Occorre passare dalle parole ai fatti, spingendo la green finance. Fra i tanti strumenti a disposizione vi è sicuramente l’indice di sostenibilità ambientale
Condividi

Il termine strutturale come si coniuga con le necessità di sviluppo sostenibile? In questo anno di rivoluzione totale come bisogna ripensare uno dei capisaldi, mai realmente attuato, delle politiche europee?
Per lo sviluppo sostenibile non c’è solo il PNRR
Il rapporto 2021 sul finanziamento per lo sviluppo
La dichiarazione (di intenti) finale
Le parole e la cinghia di trasmissione
Dalle parole ai fatti: l’indice di sostenibilità ambientale strategico per prestiti e finanziamenti green
Il modello di governance
Dopo una parte introduttiva, volta a sintetizzare gli effetti della pandemia, e l’importanza della copertura sanitaria universale per raggiungere tutti gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, infatti, la dichiarazione finale ripercorre i capitoli del rapporto, e per ciascuno di essi contiene una …dichiarazione di intenti, che ora occorre tradurre operativamente.
Per lo sviluppo sostenibile non c’è solo il PNRR
Non si parla d’altro. Ed è giusto, inevitabile che sia così. Ad un anno e mezzo dall’inizio della pandemia è ora di cominciare ad utilizzare il fiume di soldi che – finora soltanto “promessi” – arriveranno (scaglionati) grazie all’ok (a pieni voti!) dato dalla Commissione UE al nostro PNRR. Oltre al fatto che occorrerà spenderli, quei soldi, non solo bene, ma anche entro specifiche tempistiche (che ora, nonostante l’entusiasmo generato dall’approvazione, non sembrano ancora così ben delineate…), è venuto il momento di capire come finanziare in futuro quella che a regime non dovrà più essere la transizione ecologica, ma il futuro ecologico diventato realtà quotidiana, da migliorare e implementare sempre più a tutti i livelli. E quindi si pone il problema della finanza. Ma non di una finanza “vecchio stile”, che in alcuni casi (basti pensare soltanto a quanto è successo nella crisi del 2008) è stata parte del problema (se non “il” problema scatenante congiunturale, innestatosi sulle mancanze strutturali dei singoli Stati), ma di una “finanza 4.0”, una finanza sostenibile.Il rapporto 2021 sul finanziamento per lo sviluppo sostenibile
Questo è stato l’oggetto del rapporto 2021 sul finanziamento per lo sviluppo sostenibile (FSDR), pubblicato alla fine di marzo 2021 dalla “Inter-agency task force on Financing for Development” delle Nazioni Unite, la quale ha messo in evidenza che il COVID-19 potrebbe portare (addirittura) ad un decennio perso per lo sviluppo. Un decennio di sviluppo di ritardo…ma non solo. Una delle conseguenze più drammatiche riguarda il crescente divario fra chi possiede le risorse finanziarie necessarie per combattere le crisi pandemica, economica e sociale. Senza tralasciare il fatto che “i rischi a breve termine sono aggravati dai crescenti rischi sistemici che minacciano di far deragliare ulteriormente i progressi, come il cambiamento climatico”. Per questi motivi, il report non solo raccomanda azioni immediate per prevenire questo scenario. Ma propone anche soluzioni per mobilitare investimenti nelle persone e nelle infrastrutture per “ricostruire meglio”. E presenta riforme per una nuova “architettura finanziaria” e politica globale in grado di sostenere una ripresa sostenibile e resiliente, in linea con l’Agenda 2030.Impatto della pandemia
Il FSDR 2021 inizia con una valutazione dell’impatto della pandemia sul contesto macroeconomico globale (capitolo I), compresa una discussione sulle interconnessioni tra rischi economici, sociali (ad es. salute, disuguaglianza) e ambientali (ad es. clima). Il capitolo tematico (capitolo II) esplora la crescita del rischio sistemico globale, al fine di identificare opzioni politiche per un finanziamento che sia sostenibile e resiliente e che garantisca che la sostenibilità e la resilienza siano finanziate. Il resto della relazione (capitoli da III.A a III.G e IV) discute i progressi, le sfide e le opzioni politiche nelle sette aree di azione dell’Agenda di Addis Abeba, anche in risposta alla crisi attuale e ai rischi futuri. |
La dichiarazione (di intenti) finale
Al report ha fatto seguito, il 14 aprile 2021, la dichiarazione finale che ha concluso il 6° Forum sul finanziamento per lo sviluppo, convocato dal Consiglio Economico e sociale delle Nazioni Unite, che ha adottato le conclusioni e le raccomandazioni concordate a livello intergovernativo.“We recognize that universal health coverage, including primary health care, is fundamental for achieving all Sustainable Development Goals. We underscore that investments in resilient health infrastructure and health systems aligned with the 2030 Agenda are key to advancing prosperity and sustainable development and alleviating povert” |
Aspetti ambientali
Volendoci limitare agli aspetti ambientali, e solo per fare un esempio, la dichiarazione si limita a:- riconoscere:
- “gli effetti complessi e gravi che i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, la desertificazione e il degrado ambientale hanno nel contesto della ripresa da COVID-19, compreso il grave impatto su tutte le economie e in particolare su quelle dei paesi in via di sviluppo”
- che “le istituzioni finanziarie stanno cercando opportunità di investimento in infrastrutture sostenibili, ma la maggior parte dei paesi in via di sviluppo non è in grado di accedere a questo capitale. Allo stesso tempo, gli investitori non sono stati in grado di accedere adeguatamente a progetti di investimento fattibili nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo”;
- “l’urgenza di rafforzare il coordinamento globale e la coerenza delle politiche per proteggere la stabilità finanziaria e macroeconomica globale;
- il ruolo della politica monetaria e della regolamentazione finanziaria nel garantire la stabilità finanziaria, da un lato, e l’importanza di un accesso più inclusivo ed equo ai benefici dell’emergente economia digitale;
- “l’importanza di una ripresa sostenibile da COVID-19 al fine di raggiungere l’obiettivo di temperatura a lungo termine dell’accordo di Parigi e ribadire la necessità di aumentare il sostegno ai paesi più vulnerabili”
- riaffermare il “nostro forte impegno politico per creare un ambiente favorevole a tutti i livelli”;
- impegnarsi per raggiungere la conservazione della diversità biologica, l’uso sostenibile dei suoi componenti e per mobilitare risorse finanziarie adeguate a tal fine;
- accogliere “con favore gli sforzi in corso per rafforzare il monitoraggio del rischio globale”, per “integrarlo in modo più sistematico nelle future discussioni politiche, ove appropriato”;
- sforzarsi “per migliorare la resilienza contro shock futuri, tra cui pandemie, disastri naturali e rischi climatici e ambientali”.
Comprendere i rischi ambientali
Il tutto, perché ““il COVID-19, il cambiamento climatico e il degrado ambientale hanno dimostrato l’importanza di comprendere il rischio in tutti i settori e a tutti i livelli di pianificazione: globale, regionale, nazionale, subnazionale e locale. I disastri stanno diventando più frequenti, complessi e sistemici. È urgente spostare l’equilibrio dall’investimento nella risposta all’investimento nella prevenzione e nella riduzione del rischio di catastrofi. La pianificazione degli investimenti pubblici e la politica di finanziamento del rischio sensibili al rischio possono essere sostenute attraverso quadri di finanziamento nazionali integrati per lo sviluppo sostenibile”.Le parole e la cinghia di trasmissione
Ancora parole. Tante e belle, ma che devono essere tradotte in fatti concreti. Parole che vengono dopo quelle pronunciate, solo qualche mese prima (siamo a novembre 2020) dalla FeBAF, la Federazione Banche Assicurazioni e Finanza, che in un lungo documento (“Le priorità della comunità finanziaria italiana per l’agenda europea 2020-2021”), dopo aver più o meno esplicitamente ammesso colpe del passato, ha sottolineato l’importanza della finanza come strumento chiave per la soluzione dei problemi che la pandemia ha generato, alimentato o… scoperchiato, a seconda dei casi. In estrema sintesi, “garantito nella prima fase il giusto ed indispensabile sostegno, ora la sfida è calibrare modalità e tempi degli interventi in modo da cogliere le chanche di ripresa evitando assistenzialismi improduttivi”. Di qui il documento sulle “priorità” individuate da FeBAF per l’agenda economico-finanziaria, considerato importante perché “mai come in questa lunga fase emergenziale è emerso il legame inscindibile tra settore finanziario ed economia reale. Banche, assicurazioni, fondi, società che contribuiscono al funzionamento dei mercati sono una cinghia di trasmissione delle politiche economiche e monetarie che deve poter girare senza incertezze”.La sfida del Next Generation Eu
Una sfida che sembra improba. Vogliamo guardare con fiducia all’Europa delle prossime generazioni (Next Generation EU), si sottolinea nel documento, “il progetto che non chiamiamo riduttivamente Recovery Fund. Non è solo «ripresa», perché intende gettare le basi dell’Unione del futuro; non è solo «fondo», perché gli strumenti sono più articolati e complessi, anche se il loro finanziamento è questione cruciale e l’Italia è destinataria di risorse ingenti”. Una sfida che deve procedere su due binari:- operativo (come Paese dovremo essere in grado di saper progettare e spendere, scegliere poche priorità strategiche e perseguirle con competenza e determinazione), e
- temporale (“il tempo, come sempre, non è una variabile indipendente, l’operazione forse riesce – è il nostro ovvio auspicio – ma nel frattempo “muore” il paziente. Sarà essenziale pertanto introdurre subito riforme e strumenti a favore dell’economia a livello nazionale, ad affiancare quelle risorse che proverranno – quando proverranno – dall’Unione Europea”).