Modelli e strategie

Obiettivi di sviluppo sostenibile: a che punto siamo in Italia?

L’Istat ha fotografato i progressi dell’Italia nei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. Lo sviluppo sostenibile quindi non è un'utopia
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Obiettivi di sviluppo sostenibile: a che punto siamo in Italia?

Qual è la fotografia dell’Istituto Nazionale Statistica riguardo agli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs- Sustainable Development Goals)? Tra progressi e passi indietro, ne esce un quadro nel complesso positivo. Ma con un divario tra Nord, dove la situazione è più favorevole, e Sud, dove si registrano i valori più bassi.

Il 14 maggio, l’Istituto nazionale di Statistica ha pubblicato il Rapporto SDGs 2020, che analizza i progressi dell’Italia nel raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il report è stato compilato in base a una lista di 232 indicatori necessari per il monitoraggio degli SDGs proposta dallo United Nations Inter Agency Expert Group on SDGs (UN-IAEG-SDGs). La lista, revisionata nel 2020, è il quadro di riferimento statistico a livello mondiale.

L’Italia e la sostenibilità

La fotografia scattata dall’Istat è nel complesso positiva. Il nostro Paese ha registrato progressi sui Goal 2 (Fame zero) e 13 (Agire per il clima). Ma ha fatto passi indietro nei Goal 12 (Consumo e produzione responsabili) e 15 (La vita sulla terra). Tuttavia, il report evidenzia un divario tra lo sviluppo sostenibile delle regioni del Nord e quelle del Sud, che rimangono indietro.

Che cosa sono gli SDGs

Gli SDGs (acronimo per Sustainable Development Goals) sono gli Obiettivi che compongono il piano di azione globale stabilito dall’Onu per il conseguimento di una trasformazione sostenibile della società, dell’economia e dell’ambiente.

Sono 17, declinati in 169 target specifici, e bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile. Estendendo l’Agenda 2030 dal solo pilastro sociale, previsto dagli Obiettivi del Millennio, agli altri due pilastri, economico e ambientale, cui si aggiunge la dimensione istituzionale.

Loro caratteristica è di essere universali, interconnessi e indivisibili. Devono tener conto delle realtà territoriali e sono potenzialmente applicabili ovunque, a livello globale, nazionale e locale.

Uno dei principi chiave che regola gli SDGs è “No one left behind” (Nessuno deve essere lasciato indietro). Infatti, contengono numerosi riferimenti a un’equa distribuzione dei benefici dello sviluppo, intra generazionale e intergenerazionale.

Obiettivi di sviluppo sostenibile: i progressi

Buone notizie per quanto riguarda il primo Goal (sconfiggere la povertà). Il 2019 ha infatti confermato i progressi nella riduzione della povertà in Italia. Dove l’incidenza assoluta riguarda il 6,5% delle famiglie e il 7,8% degli individui, contro il 7,8% e l’8,4% del 2018.

Per l’Obiettivo 2 (sconfiggere la fame), nel 2018, l’1,5% delle famiglie italiane presentava segnali di insicurezza alimentare, mentre oltre il 30% dei bambini dai 3 ai 5 anni era in sovrappeso. Buoni gli indicatori del terzo Goal (salute e benessere). Mentre per il quarto (istruzione di qualità), in Italia, nel 2018 il 25,9% degli studenti non raggiungeva il livello minimo di competenza (low performer) scientifica. Un dato significativamente peggiore della media Oecd (22%).

Male l’Obiettivo 5 (parità di genere). Nel 2018, in Italia sono stati commessi 133 omicidi di donne (10 in più rispetto al 2017) e nel 2019, nella fascia 25-49 anni, solo una donna su due con figli in età prescolare è occupata, mentre sono occupate tre donne su quattro senza figli.

Per quanto riguarda il Goal 6 (acqua pulita e servizi igienico sanitari), l’Italia detiene il primato europeo del prelievo di acqua per uso potabile, in termini assoluti, da corpi idrici superficiali e sotterranei, con valori tra i più elevati anche in termini pro capite. Per il settimo (energia pulita e accessibile), nel 2018 si è registrata una lieve diminuzione della quota di consumo di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia.

Male la crescita economica, l’innovazione e le disuguaglianze di reddito

Riguardo all’Obiettivo 8 (lavoro dignitoso e crescita economica), negli ultimi due anni c’è stato un rallentamento della crescita del Pil pro capite. E nche la crescita dei redditi della popolazione a relativamente basso reddito ha subito un deciso peggioramento. L’Italia, inoltre, registra il 22,2% di giovani che non studiano e non lavorano (Neet), la percentuale più elevata tra i Paesi Ue, ma in calo rispetto al 2018.

Nessun progresso sul fronte delle imprese, innovazione e infrastrutture (Goal 9). In Italia la quota di investimenti in R&S sul Pil si mantiene significativamente inferiore a quella dei principali Paesi europei. Per l’Obiettivo 10 (ridurre le disuguaglianze), si registra che la percentuale di reddito disponibile per il 40% della popolazione più povero è inferiore alla media europea.

Per quanto riguarda il Goal 11 (città e comunità sostenibili), le condizioni abitative non soddisfacenti coinvolgono più di un quarto della popolazione italiana. Circa un terzo delle famiglie è inoltre insoddisfatta dell’utilizzo dei mezzi pubblici.

Per l’Obiettivo 12 (consumo e produzione responsabili), si registrano ulteriori avanzamenti dell’Italia nel campo della gestione dei rifiuti, pur in presenza di un incremento dei rifiuti urbani pro capite. Il riciclaggio raggiunge il 51%. È la prima volta che il nostro Paese supera l’obiettivo 2020. Per il Goal 13 (lotta contro il cambiamento climatico), sia in Europa che in Italia continua la diminuzione delle emissioni complessive di gas serra.

Molto da fare sul fronte della biodiversità

Per quanto concerne l’Obiettivo 14 (la vita sott’acqua) aumenta il perimetro delle aree marine per la conservazione della biodiversità, ma la pesca opera in condizioni di sovra sfruttamento. Il 90,7% non rientra nei livelli biologicamente sostenibili.

Per il Goal 15 (la vita sulla terra), l’estensione dei boschi è in costante aumento, ma la certificazione della gestione forestale, che attesta la sostenibilità dei processi produttivi delle aziende del settore, è ancora poco diffusa. Il consumo di suolo continua inoltre ad aumentare e il rischio per la biodiversità è alto.

Per l’Obiettivo 16 (pace, giustizia e istituzioni solide), si registra che il tasso di omicidi è diminuito per gli uomini, ma non per le donne. Il numero di detenuti presenti in istituti di detenzione è superiore al numero di posti disponibili definiti dalla capienza regolamentare. Anche la durata dell’espletamento dei procedimenti civili dei tribunali ordinari rimane elevata.

Infine, per quanto riguarda il Goal 17 (partnership per gli obiettivi), l’Italia rimane distante dai target 2030, con una quota inferiore anche al contributo medio dei Paesi del Comitato per l’Aiuto allo sviluppo (DAC).

L’Italia e la sostenibilità: il divario tra Nord e Sud

La mappa regionale dello sviluppo sostenibile ha evidenziato situazioni di eccellenza nelle province autonome di Bolzano e Trento, e in Valle d’Aosta. Al Nord, gli indicatori di sviluppo sostenibile assumono una configurazione più favorevole nelle regioni del Nord-est e in Lombardia rispetto a Liguria e Piemonte. Dopo quelle del Nord, seguono le performance delle regioni centrali, con situazioni più favorevoli in Toscana e Umbria e meno favorevoli in Lazio. Nelle regioni meridionali, invece, i valori assunti dagli indicatori sono tra i più bassi, soprattutto in Sicilia, Calabria e Campania, mentre in Abruzzo, Molise e Sardegna la distribuzione appare meno sfavorevole.

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