Green Deal, UE pronta a combattere il cambiamento climatico
I cambiamenti climatici e il degrado ambientale rappresentano una minaccia enorme per l’Europa e il mondo. Per superare questa sfida l’Europa ha bisogno di una nuova strategia, del suo Green Deal, per la crescita. Perché serve trasformare l’Unione in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, senza emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050 e in cui la crescita economica sia dissociata dall’uso delle risorse e nessuna persona o luogo siano lasciati indietro.
L’Unione europea può già vantare solidi risultati nella riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, mantenendo al contempo la crescita economica. Nel 2018 le emissioni sono risultate del 23 % inferiori rispetto al 1990, mentre nello stesso periodo il PIL dell’Unione è cresciuto del 61%.
Green Deal e ordine di priorità
La Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen ha più volte ribadito che la sua priorità nei primi anni di mandato sarà il Green Deal europeo. Una serie di misure per rendere più sostenibili e meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei. Con l’ambizioso obiettivo di “trasformare l’Unione Europea in una società giusta e prospera. E con un’economia di mercato moderna e dove le emissioni di gas serra saranno azzerate. E la crescita sarà sganciata dall’utilizzo delle risorse naturali”.
Formalmente, il Green Deal europeo è una “strategia”. Cioè una serie di misure di diversa natura fra cui soprattutto nuove leggi e investimenti da realizzarsi nei prossimi trent’anni. Attualmente, la Commissione ha pianificato i primi due anni. Sono i più importanti per mettere a punto una struttura che sia in grado di reggere un progetto così complesso.
Il Green Deal europeo riguarda tutti i settori dell’economia, in particolare:
- trasporti,
- energia,
- agricoltura,
- edilizia e settori industriali quali l’acciaio, il cemento, le TIC, i prodotti tessili e le sostanze chimiche.
Il Green Deal sarà finanziato, nei primi dieci anni, con circa 1000 miliardi di euro. La stima diventerà effettiva dopo l’approvazione del bilancio pluriennale dell’Unione Europea per il periodo compreso fra il 2021 e il 2027. La discussione è in corso in questi mesi.
Obiettivo n.1: limitare il riscaldamento globale
L’obiettivo principale del Green Deal è contribuire a limitare l’aumento del riscaldamento globale, che secondo le stime del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) dell’ ONU deve rimanere entro gli 1,5°C rispetto all’epoca pre-industriale. Questo per non causare danni probabilmente irreversibili al pianeta, con sicuri effetti negativi sullo sviluppo della specie umana. Questo limite è stato stabilito dagli Accordi di Parigi del 2015, in base ai quali l’Unione Europea si è impegnata ad azzerare le proprie emissioni inquinanti nette entro il 2050, e a rispettare obiettivi intermedi per il 2030 e il 2040.
L’impegno più importante in questo scenario è rendere più pulita la produzione di energia elettrica. Questa è ritenuta responsabile del 75 per cento dell’emissione dei gas serra nell’Unione Europea. Questo significa soprattutto potenziare la diffusione delle energie rinnovabili e al contempo smettere di incentivare l’uso di combustibili fossili, ancora largamente consumati soprattutto nei paesi dell’Est Europa. E dove la diffusione delle energie rinnovabili è ancora limitata. In Polonia, per esempio, l’80% dell’energia elettrica è ricavata dal carbone.
L’altra direttrice d’azione è rendere più sostenibili le attività umane che consumano grandi quantità di energia. O che producono una quota eccessiva di inquinamento (costruzioni, processi produttivi, trasporti). E parallelamente tutelare e promuovere la biodiversità. Cioè proteggere boschi e specie animali e diffondere l’economia circolare, riservando una quota stabilita dei fondi europei per iniziative sostenibili.
Piani strategici e azioni concrete
Per ogni obiettivo del Green Deal, la Commissione diffonderà prima un “piano strategico” e poi una “azione concreta”, volta al suo raggiungimento. Le misure di natura legislativa comprenderanno direttive e regolamenti vincolanti per gli Stati nazionali. Le misure attualmente in discussione, che saranno presumibilmente presentate nei prossimi mesi, sono:
- la Legge quadro sul Clima, una base legislativa per tutti i provvedimenti che seguiranno nei prossimi anni, che rende vincolante l’obiettivo di azzerare le emissioni nette in tutta l’Unione entro il 2050;
- il Fondo per una transizione giusta, lo strumento finanziario per iniziative sostenibili nelle regioni europee più arretrate e vulnerabili sul piano del mercato del lavoro e dell’occupazione. Fra il 2021 e il 2027 il Fondo mobiliterà circa 100 miliardi di euro, che dovrebbero diventare 143 entro il 2030, attinti da fondi strutturali europei già esistenti, da programmi di cofinanziamento degli stati, da prestiti a interessi di favore della Banca Europea degli Investimenti, e da una parte del fondo InvestEU.
Seguiranno provvedimenti per la nuova strategia industriale e il piano d’azione sull’economia circolare, la strategia “Dal produttore al consumatore” per una politica alimentare sostenibile e proposte per un’Europa senza inquinamento.
Il Fondo per la transizione giusta
Quanto spetterà ai singoli stati? I paesi dell’Est riceveranno comprensibilmente la quota di fondi più alta in rapporto alla popolazione. La Germania, l’unico paese occidentale che ancora oggi dipende in buona parte dal carbone per produrre energia elettrica, riceverà due miliardi di euro di fondi diretti. L’Italia otterrà 364 milioni, analogamente a Francia e Spagna.
Secondo le regole del Fondo, per ogni euro dell’Unione Europea, gli Stati nazionali dovranno impegnare fra 1,5 e 3 euro per cofinanziare i progetti di riconversione industriale e infrastrutturale sostenibili. E questo dovrà avvenire attraverso piani territoriali concordati tra governi, regioni aziende e stakeholders locali, che verranno preparati da Regione, governo nazionale e aziende e associazioni locali.
Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli Affari economici, ha già specificato che questi soldi “possono certamente riguardare l’Ilva, la Puglia e la zona di Taranto“. Mentre Legambiente ha proposto di impiegarli per chiudere definitivamente e bonificare le centrali a carbone della Sardegna.
Green Deal e la scadenza del 2030
E’ ancora presto per capire quale sarà l’impatto del Green Deal europeo sull’ambiente. La sfida si gioca soprattutto sugli obiettivi intermedi e la scadenza del 2030. E’ opinione diffusa fra gli ambientalisti, che per fare la sua parte e rispettare gli Accordi di Parigi, l’Unione Europea dovrebbe tagliare del 65 per cento le proprie emissioni nette rispetto ai livelli del 1990. Secondo Legambiente, “con le misure adottate di recente, cioè il pacchetto clima ed energia, e con una piena attuazione a livello nazionale, si raggiungerà il 45 per cento. La nuova strategia sulla biodiversità, che aumenterà la capacita di assorbimento di materiali inquinanti da parte di boschi e foreste. aggiungerà un potenziale 10 per cento”.
Una grandissima maggioranza di europei ritiene che la protezione dell’ambiente sia importante (95 %). E quasi 8 europei su 10 (77 %) affermano che la protezione dell’ambiente può stimolare la crescita economica. I risultati del sondaggio Eurobarometro sulla posizione dei cittadini dell’Ue in materia ambientale confermano l’ampio sostegno pubblico a una legislazione ambientale a livello dell’Ue. E al finanziamento da parte dell’Ue di attività ecocompatibili.
L’Unione Europea continuerà a promuovere i suoi obiettivi e le sue norme ambientali nell’ambito delle convenzioni dell’ONU sulla biodiversità e il clima e a rafforzare la sua diplomazia “verde”. Il G7, il G20, le convenzioni internazionali e le relazioni bilaterali saranno utilizzati per persuadere altri soggetti ad intensificare i loro sforzi. L’Ue utilizzerà inoltre la politica commerciale per garantire la sostenibilità. E costituirà partenariati con i paesi vicini dei Balcani e dell’Africa per aiutarli nelle rispettive transizioni.

