Modelli e strategie

Esercizi pubblici e Covid-19: il plexiglas come soluzione?

Il settore della ristorazione, insieme a tutto il comparto degli esercizi pubblici, sembra non trovare soluzioni per una eventuale ripresa post Covid-19 che non sia il solo e difficile distanziamento sociale
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Esercizi pubblici e Covid-19: il plexiglas come soluzione?
La storia dei materiali segue un destino curioso quando il loro nome commerciale si sovrappone a quello vero, forse meno romantico, ma di sicuro più corretto. È accaduto per il rimmel (il mascara), per il velcro (il sistema di chiusura a strappo), per il plexiglas (il polimetilmetacrilato in fogli), e così via per tanti altri prodotti il cui identificativo giace quasi esclusivamente nel nome del loro marchio. Proprio di plexiglas si parla molto in questi giorni di emergenza sanitaria a causa del Covid-19, come soluzione protettiva per chi lavora a stretto contatto col pubblico, e persino per il pubblico stesso, laddove ci si dovesse trovare a trascorrere del tempo in luoghi di aggregazione sociale.

Plexiglas perché

Materiale dalle alterne fortune, il plexiglas è tornato violentemente in auge come soluzione di sbarramento al propagarsi del SarsCov2 ora che l’ondata pandemica pare possa rimettere in circolazione le persone dopo due mesi esatti di lockdown. L’idea, partorita dall’azienda Nuova Neon Group 2 di Serramazzoni (Mo), prevede l’utilizzo di pannelli di polimetilmetacrilato a mo’ di cubicolo stile call center per luoghi come ristoranti o bar dove ci si possa sedere. In realtà questo progetto è stato addirittura esteso anche agli stabilimenti balneari, ma è proprio nel settore della ristorazione, e degli esercizi pubblici simili alla ristorazione, che sembra si possa spingere per avere una concreta possibilità di sviluppo (anche se al momento tutti i ristoratori, Carlo Cracco in testa, hanno scartato di netto l’ipotesi).

Plexiglas perché no

I detrattori del plexiglas adducono le più giuste rimostranze portando come valido argomento soprattutto lo sconvolgimento del senso dei luoghi in cui doverlo utilizzare: i luoghi di aggregazione, appunto, aggregano; il plexiglas rappresentando una barriera – per quanto efficace, comunque brutta – separa, rendendo nullo lo scopo dell’esistenza del luogo stesso. Ma c’è di più. Già ben prima della diffusione mondiale del Covid19 la protesta ambientalista stava prendendo piede, marciando con un buon passo. Con il lockdown di mezzo mondo, e con le incredibili statistiche sulla riduzione della tossicità dell’aria, dei canali, dei mari, ecc., ricorrere a un materiale con una composizione di matrice plastica sembra un passo decisamente indietro rispetto a un percorso di reinvenzione dei materiali, che adesso sembra essere l’unica via da seguire post pandemia. La degradazione termica del polimetilmetacrilato, necessaria per la sua lavorazione, può liberare metilmetacrilato e acido cianidrico. Inoltre gli additivi utilizzati, vari e di pericolosità altrettanto varia, sono composti che possono interagire con la via inalatoria (proprio quella a cui in questo momento bisognerebbe prestare attenzione al massimo). Il rischio tossicologico quindi si verifica quando la dimensione granulometrica del particolato consente l’ingresso nelle vie respiratorie profonde. Insomma, nel calderone di soluzioni creative che superino la sola precauzione di social distancing nemmeno il plexiglas riesce a ritagliarsi una fetta di autorevolezza, come soluzione alla ripresa delle attività degli esercizi pubblici.

Be healthy, be clean, una strategia per esercizi pubblici e Covid-19

Al motto di “Be healthy, be clean” i ristoratori cinesi hanno adottato altre strategie, già ‘allenati’ da una precedente epidemia, quella della Sars. Sebbene fuori dal momento di massima criticità già da un pezzo, la provincia di Hubei, così come la municipalità di Shanghai, ha rinunciato alla riapertura di tutti i luoghi di aggregazione. Chi lo ha fatto ha adottato comunque una soluzione, che per quanto di complicata applicazione nelle altre parti del mondo, sembra essere un modo efficace per il contenimento del propagarsi del contagio. “Be healthy, be clean” si diceva, e infatti fuori dei ristoranti sono affissi i manifesti con foto e nomi di tutto lo staff che vi lavora, nonché un codice QR. Chi entra nel ristorante deve scansionare il codice, che automaticamente aggiungerà clienti e staff in servizio alla lista dei contatti nell’app che traccia gli spostamenti della popolazione, dimodoché – laddove qualcuno della lista dovesse risultare positivo – tutte le persone che sono entrate in contatto con lui possano essere avvisate. Per questo nessuno si potrà permettere di non rispettare le norme igieniche minime e di mantenere la distanza di sicurezza.

Esercizi pubblici e Covid-19: un Manifesto

In attesa che provvedimenti governativi, regionali, locali agiscano con un’azione concreta e con direttive che indichino la strada da seguire per la riapertura degli esercizi pubblici, la Federazione italiana cuochi, in collaborazione con la Federazione italiana pubblici esercizi e l’Università San Raffaele di Roma hanno stilato un Manifesto dell’ospitalità e della tavola da tener presente quale che sia la strategia per la riapertura delle attività, e ricordare l’importanza di un settore che da solo rappresenta circa il 20% del pil italiano.
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