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EPBD, rinnovato il progetto europeo per l’edilizia sostenibile

EPBD.wise, con ENEA come partner italiano, è l'ultima incarnazione delle politiche europee EPBD per ridurre l'impatto energetico degli edifici
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EPBD, rinnovato il progetto europeo per l’edilizia sostenibile

Si fa presto a parlare di progetto europeo di edilizia sostenibile. Ma come proiettare il consumo energetico degli edifici nel futuro? La linea d’intervento EPBD-Energetic Performance of Buildings, finanziata dalla Commissione Europea, è nata per dare risposta a una delle domande chiave per la sostenibilità urbana dell’Unione nel medio-lungo periodo. EPBD.wise, con la partecipazione di 9 soggetti di 7 Paesi UE, tra i quali ENEA come partner italiano, è l’ultima incarnazione delle politiche EPBD per la riduzione dell’impatto energetico degli edifici europei.

Il progetto europeo per l’edilizia sostenibile ENEA-EPBD

EPBD funziona come piattaforma di scambio di conoscenze e pratiche per la gestione ottimale degli edifici e dell’energia, in tutti i 28 Stati Membri dell’UE, più la Norvegia come partner esterno. Sono coinvolti ministeri, enti locali, team di esperti tecnici, legali e amministrativi (in tutto 120 partecipanti dai 29 Paesi), che si interfacciano costantemente col fine dell’adozione di buone pratiche condivise per il risparmio energetico. L’obiettivo è l’implementazione di leggi comunitarie stringenti per le prestazioni urbane, per ridurre inquinamento ed emissioni in tutte le città europee e favorire da subito interventi di potenziamento e riqualificazione del patrimonio immobiliare. Le squadre di lavoro operano anche per la corretta comunicazione delle innovazioni e delle misure intraprese, mediante la piattaforma web ufficiale di EPDB e siti locali.
I progetti EPBD, come EPBD.wise, sono finanziati dall’Unione Europea con fondi dal programma Horizon 2020 per la ricerca e l’innovazione. Quella attuale, appena lanciata, è la sesta incarnazione del programma d’investimento ed è finanziata mediante il Life Programme.

Le novità della Direttiva EPBD

La recente proposta di revisione della Direttiva EPBD – Direttiva 2018/844/EU, che va a sostituire la Direttiva 2010/31/EU – prevede nuove specifiche, più ambiziose e stringenti, per convergere più rapidamente verso gli obiettivi dell’Unione Europea su energia e clima, che richiedono ancora un grosso lavoro da parte dei singoli Stati membri per la completa implementazione. Questi i punti salienti della Direttiva EPBD:
  • Puntare sugli edifici a emissioni zero (Zero Emission Buildings-ZEB) che rappresentano l’evoluzione degli NZEB (Nearly Zero Energy Building), in quanto richiedono un quantitativo molto basso di energia coperta interamente da fonti rinnovabili.
  • Piani nazionali di ristrutturazione degli edifici (National Building Renovation Plans-NBRP), strumento di pianificazione fondamentale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra.
  • Norme minime di prestazione energetica degli edifici (Minimum Energy Performance Standards-MEPS).
  • Passaporti di ristrutturazione degli edifici (Building Renovation Passports-BRP), documenti che riportano le informazioni relative al processo di riqualificazione di un edificio.
  • Attestati di prestazione energetica (APE), rafforzati nella proposta di revisione.
L’obiettivo finale del nuovo Progetto EPBD è quello di realizzare modelli replicabili che facilitino l’attuazione della legislazione europea in tutti i Paesi UE, in stretta sinergia con la Concerted Action-EPBD, la rete delle agenzie nazionali per l’energia (European Energy Network-EnR), i partner nazionali della Campagna Renovate Europe, nonché i responsabili politici e tutte le parti interessate. Replicabilità e adattamento sono le parole chiave per i nuovi strumenti operativi che saranno realizzati e presentati in tutti i 29 Paesi, tramite un road show con la partecipazione di esperti e stakeholder.
ENEA, in particolare, si occuperà di sostenere le istituzioni degli Stati membri e di fare ricerca e sviluppo su APE e ZEB, per cui è task leader nel progetto EPBD.wiseLeggi anche: Si può misurare il contributo di un’azienda all’economia circolare italiana?
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