Modelli e strategie

Economia circolare e sostenibilità: cosa ne pensano gli italiani?

Il tema della sostenibilità si sta diffondendo sia presso la popolazione che presso le aziende. Ma per fare il salto di qualità occorre ancora lavorare molto in comunicazione ed informazione
Condividi
Economia circolare e sostenibilità: cosa ne pensano gli italiani?
Cosa pensano gli italiani della sostenibilità? È quanto emerge da un recente sondaggio, che mostra dati in parte confortanti, anche se a volte contraddittori. L’Ecoforum e le sostenibilità L’economia circolare in Italia: la metodologia, il campione, i problemi (dal punto di vista globale) L’economia circolare in Italia (dal punto di vista locale) La conoscenza della sostenibilità da parte degli italiani L’importanza di una politica ambientale in Europa e in Italia Il punto di vista delle aziende I buoni propositi e le contraddizioni

L’Ecoforum e le sostenibilità

“L’Economia Circolare deve essere uno dei pilastri del Recovery Plan per il decollo di una delle più importanti eccellenze del nostro Paese. Per valorizzare le esperienze, le conoscenze e le motivazioni di un settore dalle grandi potenzialità servono, però, volontà politica e strumenti adeguati”. Con queste parole è stato presentato sul sito di Legambiente l’ultimo Ecoforum, che si è tenuto – rigorosamente online – lo scorso 21 ottobre, nell’ambito del quale è stato divulgato un recente sondaggio – che la stessa associazione ha condotto insieme ad IPSOS – su un tema molto importante e di attualità, anzi, sul tema importante in agenda: l’economia e la sostenibilità. Ambientale, certo. Ma dalla quale derivano anche altre sostenibilità, altrettanto importanti: quella economica e sociale.
“Obiettivo dell’evento – organizzato da Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club, in collaborazione con CONOU e col patrocinio del Ministero dell’Ambiente – è individuare soluzioni e proposte comuni, stimolare percorsi virtuosi uniformi su tutto il territorio nazionale, chiedere al Governo il superamento degli ostacoli non tecnologici che rischiano di bloccare il protagonismo dell’economia circolare made in Italy e i mercati dei prodotti circolari”.

L’economia circolare in Italia: la metodologia, il campione, i problemi (dal punto di vista globale)

Il sondaggio è stato condotto su una vasta fetta di popolazione, compresa fra i 16 e i 70 anni. In tutto circa mille persone intervistate online fra il 17 e il 20 ottobre 2020, equamente divisi fra uomini e donne, di cui soltanto il 18% con la laurea, e poco più della metà (52%) con un lavoro.
Età Area geografica
Fino a 24: 13% Nord Ovest: 26%
25-34: 15% Nord Est: 29%
35-44: 21% Centro: 20%
45-54: 20% Sud e isole: 35%
55-77: 31%
Età media: 44 anni
Dal sondaggio emerge che occupazione ed economia, welfare (sanità, scuola, pensioni, servizi sociali) e funzionamento delle Istituzioni sono le maggiori preoccupazioni che gli italiani hanno pensando al Paese in generale, con percentuali rispettivamente dell’80%, del 45% e del 39%; seguono – fuori dal “podio”, l’immigrazione (27&), la sicurezza (14%). E buoni ultimi l’ambiente (9%) e la mobilità, tema strettamente connesso a quello ambientale, e che tuttavia è percepito come problema soltanto dall’1% degli intervistati……

L’economia circolare in Italia (dal punto di vista locale)

Se, tuttavia, si cambia prospettiva, emergono dei dati differenti. Se l’occupazione e l’economia rimangono, a livello locale, “cioè riflettendo sui territori in cui ciascuno vive e che sono dunque legati ad un’esperienza diretta”, al primo posto, ma con una percentuale poco più che dimezzata (47%), l’ambiente e la mobilità schizzano sul podio dei problemi percepiti dai cittadini. L’ambiente al secondo posto con un più consono, sia pure riduttivo, 32%, e la mobilità più allineata al tema ambientale, fortemente correlato: 27%. Un dato su cui riflettere, soprattutto sovrapponendolo a quello della reale conoscenza – cosa ben diversa dalla percezione – delle tematiche ambientali, oggetto di altre slides, “sparse” nel report, che qui si sintetizzano per maggiore chiarezza espositiva.

La conoscenza della sostenibilità da parte degli italiani

Partiamo dalla conoscenza della sostenibilità, del Green New Deal e dell’economia circolare.
La sostenibilità rappresenta un insieme di comportamenti e scelte, sia individuali che collettive, orientate a principi etici e a logiche di lungo periodo, che hanno l’obiettivo di coniugare la salvaguardia di risorse limitate e il benessere delle generazioni presenti e future, generando un circolo virtuoso. Ma, soprattutto, si sottolinea con efficacia, la sostenibilità si declina in tre ambiti principali: economica, sociale ed ambientale.
Quanto alla sostenibilità, nonostante sia oggetto di un crescente dibattito:
  • poco più di un terzo degli intervistati dichiara di averne una conoscenza approfondita;
  • un quarto dei cittadini non ne sa nulla (con sfumature che vanno da una conoscenza superficiale alla totale assenza di cognizione, passando per le forche caudine della “conoscenza distorta”);
  • il restante 40% pensa di conoscere la sostenibilità in maniera discreta.
Quanto al Green New Deal, la metà del campione afferma di non averne mai sentito parlare (28%) o di non averne una cognizione precisa, e quindi di non essere in grado di esprimere un’opinione al riguardo (20%). Solo in 42% ha un’opinione positiva (ma solo il 16% è entusiasta), mentre il 10% pensa che sia “poco utile ed efficace (6%), se non manifesta la propria contrarietà “ad impiegare risorse su questi temi” (4%). Veniamo alla conoscenza del concetto di economia circolare.
“L’economia circolare è un modello industriale basato sul riutilizzo delle risorse: secondo tale modello, tutte le attività sono organizzate affinché i rifiuti possano diventare risorse da reintrodurre nel ciclo di produzione di nuovi beni, tramite il ripetersi del riutilizzo/riciclo. L’economia circolare riduce al minimo gli scarti puntando su loro uso per la creazione di nuove materie prime, prevedendo e studiando sin dall’inizio del processo la loro valorizzazione”.
Percentuali analoghe si possono riscontrare rispetto alla conoscenza dell’economia circolare, che fatica a farsi strada: se, infatti, quattro italiani su dieci ne conoscono (chi più, chi meno) i contenuti (ma la metà in modo non così approfondito), è anche vero che negli ultimi due anni tale percentuale non è aumentata, “al più la quota dei consapevoli in un bacino che rimane statico”. Del restante 60% una larga fetta (38%) ne ha sentito parlare, ma senza sapere bene cosa fosse. Il 3% l’ha addirittura confusa con un’altra disciplina. Mentre quasi un intervistato su 5 non ne ha mai proprio sentito parlare.

L’importanza di una politica ambientale in Europa e in Italia

Quanto al Recovery Fund, e alla sua importanza strategica, il 72% degli intervistati pensa che sia importante per un rilancio green del Belpaese, sia pure attribuendogli differenti livelli di importanza (il 19% ritiene fondamentale l’utilizzo di questi denari per la svolta green). Mentre il restante 53% dei favorevoli pensa che sì, il Recovery sia importante, ma che sia soltanto una delle priorità (26%), o che sia importante, ma alla pari di tanti altri aspetti (27%). Se il 13% non ha un’idea precisa, per il 15% degli intervistati, tuttavia, si tratta di un aspetto “meno importante” (8%), “senza un gran senso (2%)”. Fino ad arrivare addirittura ad un 5% del campione che ritiene che sia dannoso, in quanto “bisogna far ripartire l’economia e non inseguire temi di moda”. Si tratta di dati in linea con il pensiero dominante sul ruolo dell’Europa nel supporto ad una crescita socialmente equa e sostenibile del nostro Paese. Per quasi due terzi dei nostri connazionali, infatti, il ruolo dell’Europa è importante, con sfumature che vanno dall’estremamente importante (27%) all’utile ma non significativo (19%), passando per un livello intermedio (34%). È tutto sommato bassa la percentuale di chi ritiene poco importante il ruolo dell’UE (6%), e quasi risibile (4%) quello di chi lo ritiene addirittura dannoso. Il resto non sa, o non si esprime.

Il punto di vista delle aziende

Discorso diverso vale – lato imprese – per le priorità degli investimenti. In questo momento, infatti, le priorità di investimento da parte delle aziende italiane sono concentrate su innovazioni di processo, innovazione di prodotto formazione del personale e digitalizzazione. L’investimento in economia circolare non ha ancora quell’appeal sufficiente per poter far decollare questo settore (il punteggio massimo, 48, è stato dato al miglioramento produttivo, laddove l’economia circolare si attesta all’ottavo posto, a 15 punti percentuali). Soltanto la ricerca (per il 50% degli intervistati) potrà dare un contributo positivo nella transizione verso la sostenibilità e l’economia circolare (contro un 7% che ritiene che la ricerca sia sempre stata dannosa per l’ambiente). In attesa che la ricerca muova i suoi passi, quali strategie adottare, in ambito sostenibilità? Per più della metà (56%) occorre un atteggiamento attivo, perché crede che “ci sarà grande enfasi in generale sulla sostenibilità nel suo complesso”; un terzo degli intervistati, invece, ritiene che tale enfasi debba essere aumentata, in modo più o meno equilibrato sulla sostenibilità ambientale (18%) e sociale (14%). Il restante 13% ritiene invece che occorra guardare altrove, perché il tema non è una priorità. Anche se tornerà prepotentemente di moda in futuro (10%) o consiglia di passare direttamente ad altri obiettivi, perché la sostenibilità passerà di moda (3%).

I buoni propositi e le contraddizioni

Per favorire la diffusione dell’economia circolare, i cittadini sono disposti, almeno a parole, ad adottare una serie di comportamenti virtuosi. Il principale dei quali consiste in un maggior impegno nello smaltimento dei propri rifiuti, seguito a ruota dalla:
  • disponibilità ad accettare prodotti meno belli esteticamente;
  • preferenza accordabile a società che si impegnano nell’economia circolare, nella duplice accezione di ricerca di prodotti e nel loro successivo acquisto, anche se più cari;
  • valutazione di accettare prodotti meno performanti e/o funzionali, ma coerenti con i principi dell’economia circolare.
Solanto una percentuale residuale ritiene che si tratti di un tema di esclusivo appannaggio delle imprese. L’economia circolare potrà prendere piede soprattutto se sostenuta da maggiore senso civico e consapevolezza dei cittadini, che non sono però disposti a ridurre i propri consumi. Non sono da escludere pratiche sanzionatorie o disincentivanti per chi non aderisce ai principi della circolarità o per chi addirittura attua comportamenti scorretti. Tuttavia, nonostante i buoni propositi e il dichiarato impegno verso la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, più della metà degli italiani non sembra essere favorevole ad avere un impianto per il riciclo dei materiali ‘vicino’ alla propria abitazione: la sindrome NIMBY (Not In My Back Yard) colpisce ancora. Fra le motivazioni spicca il rischio di inquinamento dell’aria, dell’acqua o l’inquinamento acustico, cui seguono il rischio incendio, quello legato al traffico e/o al valore immobile e il rischio “paesaggistico”.
Condividi

Potrebbero interessarti

Decreto Salva Casa

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 124 del 29 maggio 2024 il Decreto Legge 29 maggio 2024, n. 69 recante “Disposizioni urgenti in materia di...

Nuovo Codice appalti

Un vero e proprio cambio di paradigma, mirato a ristabilire un equilibrio tra la necessità di velocizzare le procedure di appalto e...