Economia circolare, diminuiscono gli occupati in Italia
L’economia circolare in Italia c’è, e funziona, ma continua a rallentare. Finora il nostro Paese si è distinto in Europa, scalando la classifica per indice di circolarità. Che, lo ricordiamo, attribuisce un punteggio in valore in base al grado di uso efficiente delle risorse in cinque categorie:
- produzione,
- consumo,
- gestione rifiuti,
- mercato delle materie prime seconde,
- investimenti e occupazione.
Rapporto sull’economia circolare 2020: Italia ferma al palo
Pur mantenendo il proprio primato, l’Italia negli ultimi anni sta attraversando una fase di stallo, mentre i cugini europei corrono veloci e tentano il sorpasso. I dati arrivano dal “Rapporto sull’economia circolare in Italia 2020″, realizzato dal Cen-Circular Economy Network, la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, e da Enea, in collaborazione con 14 aziende e associazioni di impresa.
“Nell’economia circolare, l’Italia è partita con il piede giusto e ancora oggi si conferma tra i Paesi con maggiore valore economico generato per unità di consumo di materia”, ha osservato Edo Ronchi, Presidente del Circular Economy Network, nel corso della presentazione del report. Ma il rallentamento è chiaro ed evidente.
Tassi di occupazione in calo
Uno degli elementi che preoccupa maggiormente è il tasso di occupazione.
Nel 2017 nell’Unione europea le persone occupate nei settori dell’economia circolare presi in considerazione sono oltre 3,9 milioni (1,71% dell’occupazione totale). Di questi, 659.000 sono in Germania, prima in classifica, seguita dall’Italia con 517mila occupati, con un tasso di occupazione del 2,06%, ben superiore alla media europea e anche a quello dei tedeschi, pari all’1,49%.
Passando all’analisi del trend, osserviamo però che nel periodo 2008-2017, la parabola dell’Italia è in discesa. Sia in termini assoluti di occupati, che nel 2008 erano 549.857, segnando un -1%, sia in termini di percentuale sull’occupazione totale, scesa di 0,11 punti percentuali.

Una flessione che è decisamente in controtendenza rispetto al trend generale, che registra, nel periodo 2012-2017, una crescita del 5% degli occupati in Europa. Con delle performance di tutto conto di alcuni paesi come Spagna (+22% rispetto al 2010), Germania (+14%) e Polonia (+13%).
Le potenzialità dell’economia circolare
“È un paradosso- aggiunge Ronchi– che, proprio ora che l’Europa ha varato il pacchetto di misure per lo sviluppo dell’economia circolare, il nostro Paese non riesca a far crescere questi numeri.”
Anche perché le potenzialità ci sono tutte. L’Italia è infatti tutt’ora molto in avanti sulla produzione di energia e risorse, sull’esportazione di materie prime riciclabili e anche sul fronte della gestione dei rifiuti.
Mancano investimenti e piani d’azione nazionali
Cos’è che manca, quindi? Il rapporto evidenzia una scarsità degli investimenti, che poi si traduce in carenza di ecoinnovazione, un tasto particolarmente dolente per l’Italia. E a questi aspetti si aggiungono anche delle criticità normative.
“Mancano ancora- come sottolineato dal Presidente del CEN– la Strategia nazionale e il Piano di azione per l’economia circolare. Due strumenti che potrebbero servire al Paese anche per avviare un percorso di uscita dai danni economici e sociali prodotti dall’epidemia del coronavirus ancora in corso.”

