PNRR e occupazione: cresce la richiesta di ingegneri, fisici e matematici
Il PNRR creerà oltre 300mila posti di lavoro. Di questi, oltre il 15% riguarderà posizioni altamente avanzate. La richiesta concernerà soprattutto matematici, ingegneri e fisici. Al meeting di Rimini il vice direttore generale della Banca d’Italia, Piero Cipollone, rende una fotografia del nostro Paese in profonda evoluzione economica ed occupazionale grazie al profondo impatto che sta avendo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In particolare, stando al report di Bankitalia “L’occupazione attivata dal PNRR nelle occupazioni a livello regionale”, le risorse già assegnate dal Piano attiverebbero nel settore delle costruzioni, una domanda di lavoro stimata in circa 62mila persone su base annua nella media del periodo 2023-2026. Una percentuale pari al 6,5% dell’occupazione alle dipendenze dell’edilizia del 2019.
Il PNRR e le professioni avanzate
I dati presentati da Cipollone a Rimini sono eloquenti. L’impatto del PNRR sull’occupazione “è notevole. Nel 2024, l’anno del picco, l’attesa è per circa 300mila lavoratori”. Interessante la scomposizione dei numeri. Il PNRR, spiega Cipollone, richiederà “45mila lavoratori altamente istruiti in più come matematici, ingegneri e fisici”. Tantissimi rispetto al dato storico, visto che “oggi laureiamo nelle facoltà di matematica e fisica circa 8.000 persone all’anno e in ingegneria intorno alle 40mila”. La domanda è quindi legittima: “Avremo un boost di domanda estremamente forte. Saremo in grado di soddisfarla?” E ancora: “La trasformazione della società richiederà sempre di più figure di questo tipo. Ma le iscrizioni alle facoltà STEM non sono molto cambiate negli ultimi tempi. Creare lavoro è importante ma è altrettanto importante adeguarsi ai trend”.
I giovani e l’occupazione
Un’occupazione, in ogni caso, che sta crescendo. Al meeting, Mario Mezzanzanica, direttore del Dipartimento di Statistica all’Università Bicocca di Milano, si è focalizzato sul lavoro giovanile: “Il tasso di occupazione dei giovani dai 20 ai 29 anni nel 2022 in Italia è pari al 48,2%, con ben 5 punti in più rispetto al 2018”. Un balzo notevole in avanti, che però colloca il nostro Paese ancora lontano rispetto ad altri: in Germania il tasso è al 75,8%, in Francia al 67,2%, in Spagna al 55,4%. I dati Almalaurea, tra l’altro, rilevano gli ambiti dove le chance occupazionali sarebbero più alte: informatica e tecnologie ICT, ingegneria industriale e dell’informazione, medico sanitario e farmaceutico, architettura e ingegneria civile, educazione e formazione. Ancora netto, purtroppo, il divario tra territori: “I laureati al Nord hanno il 42% di possibilità in più di essere occupati rispetto ai colleghi del Sud Italia”.
Il divario tra uomo e donna
Il professor Mezzanzanica arriva ad una serie di conclusioni importanti in merito alle attitudini dei giovani e al fenomeno lavorativo. Innanzitutto, le nuove leve “vogliono sempre di più valutare il loro lavoro come utile al contesto sociale”. Dare un senso, dunque, all’attività professionale che non sia solo meramente economica. Altro dato fondamentale: “Le opportunità lavorative per i neo laureati stanno crescendo sempre di più e si stanno assottigliando la condizioni di divario tra uomo e donna”. Considerazioni condivise anche dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone: “Il mercato del lavoro sta cambiando, i giovani vogliono sentirsi parte di un sistema, fornendo un contributo importante alla crescita della società. Il Governo ha il dovere di agevolare tali processi con incentivi alle assunzioni, soprattutto per i datori di lavoro che scommettono sui giovani”. Fondamentali, poi, la formazione e i processi di riqualificazione in ambito professionale.


