Il
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede investimenti per 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del
NGEU. Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare. Altri 26 miliardi sono destinati alla realizzazione di opere specifiche, più il reintegro del Fondo sviluppo e coesione, pari a 15,5 miliardi. “
Nel complesso potremo disporre di circa 248 miliardi di euro” ha detto il Premier Mario Draghi, riferendo alla Camera. Il Piano include un corposo pacchetto di riforme, che toccano, tra le altre, la pubblica amministrazione, la giustizia, la semplificazione normativa e la concorrenza. In questo ambito, analizzeremo quanto previsto per i grandi interventi infrastrutturali, la semplificazione per le opere pubbliche e la mobilità sostenibile.
Con un raffronto rispetto a quanto presentato dal predecessore di Draghi, vale a dire Giuseppe Conte.
Mobilità sostenibile
La missione “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile” stanzia
31,4 miliardi. Di questi, 25,1 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 6,3 dal Fondo. Il Piano prevede un importante investimento ne
i trasporti ferroviari ad alta velocità. A regime, “vengono consentiti miglioramenti nei tempi di percorrenza, soprattutto nel Centro-Sud”. Ad esempio, si risparmierà 1 ora e 30 minuti sulla tratta
Napoli-Bari, 1 ora e 20 minuti sulla
Roma-Pescara, 1 ora sulla
Palermo-Catania.
“Per gli interventi ferroviari al Nord sono destinati 8,6 miliardi. Gli interventi consentono di potenziare i servizi di trasporto su ferro”, ha detto Draghi. “In particolare, grazie ai lavori sul tratto
Liguria-Alpi i tempi di percorrenza sono dimezzati sia sulla tratta Genova-Milano sia sulla Genova-Torino. La capacità sarà aumentata da 10 a 24 treni l’ora”, ha affermato. “La linea ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria, è vera alta velocità. I treni potranno viaggiare a 300 Km all’ora”.
Il confronto con l’ex Premier Conte
Cifre alla mano, rispetto a quanto prospettato dal precedente Governo, pare vi siano dei
tagli rispetto alle previsioni. A cominciare proprio dalle Infrastrutture per una
mobilità sostenibile, la cui fetta passa
dal 14,3% al 13,4%, venendo quindi superata quanto a risorse allocata, da istruzione e ricerca. Che nel piano attuale assorbe il 14,4% dei miliardi del Recovery Fund, 33,81 miliardi, mentre il Governo Conte vi destinava solo il 12,7%, ovvero 28,49 miliardi. Quasi a voler segnalare che l’infrastruttura più importante è in realtà ritenuta la competenza e il capitale umano.
Aumenti delle quote dei prestiti e delle sovvenzioni in arrivo interessano anche
Inclusione e Coesione, cui andranno il 12,6% e non più il 12,3% delle risorse. Un altro – seppur leggero –
ridimensionamento è previsto per la Salute, che passa dall’8,8% all’8,6%. In generale, rispetto a gennaio, si arriva a 248 miliardi, contro i 223,91.
Semplificazione: le misure urgenti
Per il PNRR la
semplificazione delle norme degli appalti pubblici e concessioni è fondamentale per il rilancio dell’attività edilizia. Ecco, quindi, la necessità di adottare misure urgenti, con una normativa speciale sui contratti pubblici che rafforzi le semplificazioni già varate con il
decreto-legge n. 76/2020 e ne proroghi l’efficacia fino al 2023. Entro la fine dell’anno sarà poi presentato un nuovo disegno di legge delega che getterà le
basi del nuovo Codice Appalti, da utilizzare a regime.
Tra gli interventi previsti:
– Verifiche antimafia e protocolli di legalità;
– Conferenza di Servizi veloce;
– Limitazione della responsabilità per danno erariale ai casi in cui la produzione del danno è dolosamente voluta dal soggetto che ha agito;
– Istituzione del Collegio consultivo tecnico;
– Individuazione di un termine massimo per l’aggiudicazione dei contratti;
– Misure per il contenimento dei tempi di esecuzione del contratto.
Le misure a regime
La complessità del codice dei contratti pubblici ha causato diverse difficoltà attuative. La riforma prevista si concreta nel
recepire le norme delle tre direttive UE (2014/23, 24 e 25), integrandole esclusivamente nelle parti che non siano self executing e ordinandole in una
nuova disciplina più snella rispetto a quella vigente.
L’obiettivo, si legge nel PNRR, è ridurre “al massimo le regole che vanno oltre quelle richieste dalla normativa europea, anche sulla base di una
comparazione con la normativa adottata in altri Stati membri dell’Unione europea”. Da tenere in considerazione – per la loro rilevanza sul piano della semplificazione – le discipline adottate in Germania e nel Regno Unito. “In particolare, si interverrà con legge delega, il cui disegno di legge sarà sottoposto al Parlamento entro il 2021. I decreti legislativi saranno adottati nei nove mesi successivi all’approvazione della legge delega”.
PNRR appalti: principi della delega legislativa
Questi, alcuni dei principi e criteri direttivi della delega legislativa:
– Riduzione e razionalizzazione delle norme in materia di appalti pubblici e concessioni;
– Previsione della disciplina applicabile ai contratti pubblici di lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria, nel rispetto dei principi di concorrenzialità e trasparenza;
– Specifiche tecniche relative alle gare da espletare, soprattutto in relazione a beni e strumenti informatici e componenti tecnologici, che garantiscano parità di accesso agli operatori;
– Riduzione degli oneri documentali ed economici a carico dei soggetti partecipanti alle procedure di evidenza pubblica;
– Individuazione espressa dei casi nei quali è possibile ricorrere alla procedura negoziata senza precedente pubblicazione di un bando di gara;
– Precisazione delle cause che giustificano la stipulazione di contratti secretati.
Altri elementi della delega legislativa
Ecco altri principi importanti:
– Individuazione dei contratti esclusi dall’ambito di applicazione dei decreti legislativi;
– Previsione di misure volte a garantire la
sostenibilità energetica e ambientale e la tutela della salute e del lavoro nell’affidamento dei contratti;
– Regolazione espressa dei casi in cui le stazioni appaltanti possono ricorrere, ai fini dell’aggiudicazione, al solo criterio del prezzo o del costo, inteso come criterio del prezzo più basso o del massimo ribasso d’asta;
– Realizzazione di una
e-platform ai fini della valutazione della procurement capacity;
– Revisione della disciplina dell’
appalto integrato, con riduzione dei divieti;
– Revisione della disciplina del subappalto;
– Tendenziale
divieto di clausole di proroga e di
rinnovo automatico nei contratti di concessione;
– Rafforzamento degli strumenti di
risoluzione delle controversie alternativi alle azioni dinanzi al giudice.
Semplificazione in materia ambientale
Prevista anche una profonda
semplificazione in materia ambientale. A cominciare dalla
Valutazione di Impatto Ambientale. Le norme vigenti registrano procedure di durata troppo lunga e ostacolano la realizzazione di infrastrutture e di altri interventi sul territorio. La VIA e le valutazioni ambientali sono indispensabili sia per la realizzazione delle opere pubbliche, che per gli investimenti privati, a partire dagli impianti per le energie rinnovabili.
“Secondo alcune stime – si legge nel documento -considerando l’attuale tasso di rilascio dei titoli autorizzativi per la costruzione ed esercizio di impianti rinnovabili, sarebbero necessari
24 anni per raggiungere i target Paese – con riferimento alla produzione di energia da
fonte eolica”. Ma non solo: l’Italia avrebbe bisogno di 100 anni per il raggiungimento dei target di fotovoltaico. Ecco perché è necessario attuare misure urgenti.
PNRR Appalti: VIA e PUA
Le opere previste dal PNRR usufruiranno di una
speciale VIA statale che assicuri una velocizzazione dei tempi di conclusione del procedimento, demandando a un’apposita Commissione lo svolgimento delle valutazioni in questione attraverso modalità accelerate. Inoltre, va ulteriormente
ampliata l’operatività del Provvedimento Unico in materia Ambientale (“PUA”). “Deve divenire la disciplina ordinaria non solo a livello regionale, ma anche statale. Proprio in questa prospettiva, va altresì previsto che tale provvedimento unico possa sempre assorbire anche gli atti autorizzatori necessari per l’approvazione dei progetti di bonifica”.
Bisogna, inoltre, rafforzare la
capacità operativa del nuovo Ministero della transizione ecologica, anche consentendo allo stesso di razionalizzare il ricorso all’apporto di società in house, Enti pubblici di ricerca ed altri Enti pubblici operanti nel settore della transizione ecologica.
Il dettaglio delle sei missioni del Pnrr sul sito del Governo.