Fatturato, occupazione ed esportazioni: tutti i vantaggi delle imprese coesive
Migliori dinamiche per quanto riguarda il fatturato, l’occupazione e le esportazioni. E ancora: forte propensione al green, al digitale e agli investimenti in fonti rinnovabili. È questo il quadro delineato dal rapporto “Coesione è competizione” di Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere, in collaborazione con AICCON, Ipsos e Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne. Il rapporto è dedicato alle imprese coesive, e analizza fattori, vantaggi ed aspetti che non vengono colti dagli indicatori economici più diffusi, sottolineando l’importanza della collaborazione per e tra le imprese.
“La coesione tra aziende – si legge in una nota – migliora il legame e il radicamento nelle comunità e nei territori, accresce il senso di appartenenza e soddisfazione di vita dei dipendenti, il coinvolgimento e il dialogo con i clienti”.
I fatturati delle imprese coesive
Partiamo dai numeri. Le imprese coesive ottengono risultati migliori rispetto a tutte le altre. A cominciare dalle dinamiche di fatturato: nel 2024 sono il 34% le imprese coesive che stimano aumenti di fatturato rispetto al 2023, contro il 25% delle altre. Ottimi risultati anche per l’occupazione (25% di indicazioni di incremento nel 2024 rispetto al 16% delle altre imprese) e le esportazioni (27% contro 21%).
Le imprese coesive prevedono anche una crescita nel 2024 delle quantità prodotta (nel 30% dei casi contro il 22% delle non coesive). Forte è poi la propensione al green e al digitale: quasi due imprese su tre (il 67%) hanno investito in sostenibilità ambientale nel triennio 2021-2023. Nel 2023 oltre un terzo delle coesive (il 39%) ha investito in fonti rinnovabili per migliorare le proprie performance ambientali, a fronte del 24% di quelle non coesive.
L’Intelligenza Artificiale
Un dato su tutti: nel 2023 le imprese coesive rappresentano il 43% delle PMI manifatturiere. Ciò che cresce significativamente è soprattutto il numero medio di relazioni instaurate dalle imprese coesive con i soggetti del territorio con cui interagisce (da 1,9 relazioni per impresa del 2018 a 2,8 del 2023). “Dunque, la quota di coesive cresce nel tempo pur in corrispondenza di un innalzamento della soglia del numero medio di relazioni utilizzate per identificarle”, si legge nel rapporto.
A tal proposito, la tecnologia che sta avendo l’impatto economico e sociale più dirompente è l’Intelligenza Artificiale, il cui utilizzo da parte delle imprese è ancora piuttosto limitato. Tuttavia, anche in questo caso le imprese coesive danno prova di una maggiore apertura verso ciò che è nuovo: la quota delle imprese coesive utilizzatrici di strumenti di IA è pari all’8%, quella delle non coesive si ferma al 4%.
Valore aggiunto per i territori
Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, ricorda che “L’Unione Europea ha indirizzato le risorse del Next Generation EU per rilanciare l’economia su coesione-inclusione, transizione verde e digitale. Con l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050”.
Gian Maria Gros-Pietro, presidente Intesa San Paolo afferma che “La coesione fra aziende accresce la loro capacità operativa tramite i benefici della collaborazione. Le rende più competitive, con un conseguente impatto positivo sulla competitività dell’intero Paese”.
Infine, Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere: “La maggior presenza di imprese coesive ha un effetto positivo anche sui territori: in termini di benessere più diffuso, nelle province più coesive il valore aggiunto pro capite è di 34 mila euro (contro 26 mila delle altre)”.


