Equo compenso, nascono i nuclei territoriali di monitoraggio

Nascono i Nuclei territoriali di monitoraggio per la corretta applicazione della disciplina in materia di equo compenso per le professioni tecniche. Si tratta di un passaggio naturale dopo la sottoscrizione, lo scorso 15 luglio, del protocollo d’intesa tra la Rete delle Professioni Tecniche e il Ministero della Giustizia per la costituzione del Nucleo centrale di monitoraggio. Tra gli obiettivi dell’accordo, la creazione di strutture locali, ad opera degli Ordini e dei Collegi su base regionale, proprio per vigilare su possibili violazioni in una materia così importante e delicata per i professionisti italiani. In tal senso, RPT ha diramato una serie di indicazioni utili per dar vita ai Nuclei territoriali, auspicando la massima collaborazione e adesione delle categorie coinvolte.
I Nuclei regionali
Saranno le strutture territoriali regionali, dunque, ad informare il Nucleo centrale di monitoraggio circa eventuali anomalie nell’applicazione della normativa sull’equo compenso. I Nuclei regionali dovranno essere della Rete delle Professioni tecniche a carattere locali, costituita dalle Federazioni, dalle Consulte o dagli Ordini. I nuovi organismi dovranno essere adeguati ai principi contenuti nello schema di statuto adottato per le RPT regionali. Tra gli obiettivi citati nell’articolo 3 vi sono:
- coordinare, a livello regionale, le azioni e gli indirizzi della Rete delle Professioni Tecniche;
- promuovere e incentivare l’utilizzo delle conoscenze tecniche e scientifiche del settore nell’intero territorio regionale;
- promuovere la regolazione ed autoregolamentazione delle norme e delle competenze professionali anche mediante un tavolo permanente di concertazione.
I compiti del Nucleo centrale
Successivamente alle indicazioni delle associazioni locali, il Nucleo centrale di monitoraggio potrà intraprendere diverse strade. Innanzitutto, segnalare all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e ad altre autorità i comportamenti di committenti privati e pubblici che violano la legge per le professioni tecniche. Ancora, proporre iniziative legislative nelle materie di pertinenza. Infine, sollecitare la committenza pubblica e privata ad adeguarsi alla prassi e alla legge in vigore.
L’equo compenso in Italia
Ad oggi non esiste ancora una normativa univoca sull’equo compenso. Ed è così che molte regioni hanno deciso di fare da sole. Sino ad oggi sono 11 le realtà che hanno adottato regole chiare e precise per tutelare i professionisti tecnici. Fra il 2018 e il 2019 hanno legiferato l’Abruzzo, la Basilicata, la Calabria, la Campania, il Lazio, il Piemonte, la Puglia, la Valle d’Aosta, il Veneto e la Sicilia. Quest’anno è toccato alla Toscana. Essendo leggi regionali, va da sé che vi siano alcune differenze normative tra loro. Ma l’obiettivo è comune. Innanzitutto, a seguito di istanza autorizzativa alla PA, gli incarichi affidati ai professionisti devono ratificati da un contratto. Con tanto di lettera di incarico. La documentazione deve definire nei minimi particolari, ed in maniera inequivocabile, il compenso pattuito per la prestazione stabilita. La norma pone dunque una ‘doppia tutela’.
L’Umbria e l’equo compenso
Intanto, pare che a breve anche l’Umbria si doterà di una serie di linee guida in materia. L’annuncio arriva dal partito Democratico locale, che ha deciso di presentare una proposta di legge per “dare risposte concrete al mondo dei professionisti”, come sottolinea il capogruppo PD in Consiglio regionale, Tommaso Bori. In tal senso, i compensi professionali dovranno essere determinati “sulla base dei parametri stabiliti dai decreti ministeriali adottati per le specifiche professioni. Oppure in modo proporzionato alla quantità, alla qualità e al contenuto delle caratteristiche delle prestazioni. Tenendo conto, ove possibile, di omologhe attività svolte da altre categorie professionali”. “Si tratta – conclude Bori – di una legge fondamentale, soprattutto in una fase di post lockdown, in cui le libere professioni sono state quelle più esposte allo stop e alle difficoltà economiche”.
Presa di coscienza della politica
Una buona notizia, dunque. Nel solco di quella contenuta nel Decreto Agosto (n. 104/2020), in merito alla ricostruzione delle aree colpite dal sisma del 2016, che prevede un miglioramento delle modalità di calcolo e quantificazione dei compensi professionali. Sarà applicabile la tabella compensi allegata al DM 140-2012 con una decurtazione a forfait del 30%, unito all’incremento del 2,5% per ulteriori impegni che i tecnici dovranno assumere. “Il calo delle partite IVA, unito al vistoso crollo dei redditi professionali evidenziano una realtà di lavoratori in forte stato di crisi – dice Sabrina Diamanti, presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali –. Il Nucleo Centrale di Monitoraggio sull’equo compenso rappresenta la presa di coscienza della politica in merito alla tematica reddituale delle professioni, depauperata sia per la crisi economica che dall’incremento delle attività e prestazioni professionali di scarso valore”.