PA, via libera all’apprendistato per i giovani laureati
L’apprendistato per i giovani laureati entra a far parte della Pubblica amministrazione. Il ministro Paolo Zangrillo ha firmato il decreto attuativo che stabilisce i criteri e le procedure per il reclutamento di giovani laureati. Il provvedimento della Funzione Pubblica, adottato di concerto con il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca, dà attuazione al Dl 44/2023, convertito dalla legge n.74/2023.
Ad aprire la strada all’apprendistato sono le convenzioni con le Università per individuare gli studenti da assumere. Particolarmente soddisfatto il ministro Zangrillo, che ha commentato: “Si tratta di un ulteriore strumento per rafforzare i nostri uffici, dotando gli enti centrali e territoriali delle competenze necessarie ad affrontare, anche in ottica di Pnrr, le sfide del presente e del futuro”. Ecco i punti salienti del decreto attuativo.
Apprendistato per i giovani laureati: criteri e requisiti
Il contratto di apprendistato prevede che le amministrazioni, fino al 31 dicembre 2026, possano reclutare giovani laureati fino al 10% delle proprie capacità assunzionali. Una percentuale che sale al 20% per Comuni, Unioni di Comuni, Province e Città metropolitane. Il contratto avrà una durata massima di 36 mesi e prevede l’inquadramento nell’area dei funzionari. Alla scadenza è prevista l’assunzione a tempo indeterminato per chi ha ricevuto, con tanto di relazione motivata, una valutazione positiva del servizio prestato.
“Abbiamo bisogno delle nuove generazioni e delle loro energie e capacità – sottolinea il ministro Zangrillo – per velocizzare il processo di innovazione e di digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Il contratto di apprendistato crea un ponte con le Università e i nostri uffici, per dotarli delle competenze necessarie a fornire a cittadini e imprese servizi al passo con i tempi, sempre più efficaci ed efficienti e adeguati alle loro nuove esigenze”.
Selezioni e valutazione
Le selezioni, articolate su una prova scritta e una orale, avvengono su base territoriale. Tra i principali criteri di valutazione anche l’età, non superiore ai 24 anni, il voto di laurea, la regolarità del percorso di studi. E ancora, eventuali esperienze professionali e competenze in materia di organizzazione e gestione della pubblica amministrazione acquisite durante gli studi. Costituiscono criteri di valutazione:
- l’attinenza della tesi di laurea e degli elaborati redatti a conclusione dei percorsi di formazione post lauream rispetto ai caratteri e alle funzioni del profilo professionale bandito;
- la rilevanza e la pertinenza delle esperienze professionali documentate con il profilo da ricoprire;
- le competenze in materia di organizzazione e gestione della pubblica amministrazione, acquisite nell’ambito dei percorsi accademici di studi, orientati alle esigenze dell’amministrazione, anche mediante il superamento di esami concernenti materie tecniche.


