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AlmaLaurea: gli ingegneri guadagnano di più

La laurea conviene ancora, i giovani si laureano prima e meglio ma continua la migrazione all’estero, occupazione e retribuzioni in aumento ma la ripresa procede a rilento
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AlmaLaurea: gli ingegneri guadagnano di più

Il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea ha presentato i Rapporti 2019 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale. La XXI Indagine ha coinvolto 640mila ex studenti laureati di primo e secondo livello del 2017, 2015 e 2013 e oltre 280 mila laureati nel 2018 di cui:

  • 160 mila hanno conseguito una laurea di primo livello
  • 82 mila hanno conseguito una laurea magistrale biennale
  • 37 mila una laurea magistrale a ciclo unico

Salgono gli immatricolati ma non al sud

Il primo dato che emerge è l’incremento delle immatricolazioni, la ripresa è cominciata nell’anno accademico 2014/2015 fino ad arrivare a un +9,3% nel 2017/18. L’unico comparto, però, a essere migliorato è quello scientifico (+13%), grazie alle maggiori prospettive di lavoro che offre. Si tratta di un dato positivo, anche se, Eurostat ci riporta alla realtà rilevando che l’Italia è penultima per numero di laureati in UE (il 20,6% della popolazione tra i 25 e i 54 anni e l’11,5% nella fascia di età tra i 55 e i 74 anni) davanti solo alla Romania. Non si riesce, quindi, ancora a colmare il gap creatosi dal 2008, infatti negli ultimi 15 anni gli atenei hanno perso oltre 40 mila matricole,  soprattutto al Sud (-26,0%).

La laurea (in ingegneria) conviene

I laureati secondo Almalaurea lavorano e guadagnano di più dei diplomati. Nel 2018, il tasso di occupazione della fascia d’età 20-64 è pari al 78,7% tra i laureati e 65,7% tra gli ex studenti, inoltre il reddito è il 38,5% superiore a un diplomato. A guadagnare di più sono i laureati di secondo livello in ingegneria, ambito scientifico e chimico-farmaceutico, anche se impiegano più tempo a conseguire il titolo (tra 26,2 e 26,9 anni in media). Anche in questo caso, il dato è positivo ma ancora sotto la media dei nostri competitor europei (+52,6% per l’Ue, +66,3% per la Germania e +53,0% per la Gran Bretagna). Inoltre, anche se in Italia gli ingegneri sono valorizzati, all’estero lo sono ancor di più infatti gli stipendi possono arrivare ad oltre 2.600 euro mensili netti, il 57,3% in più rispetto agli 1.682 euro di chi lavora in Italia. Anche l’efficacia della laurea è maggiore tra gli ingegneri che lavorano all’estero (il 74,0% ritiene il titolo “molto efficace o efficace”). Per gli ingegneri occupati in Italia, invece, l’efficacia delle conoscenze apprese in aula si attesta a 62,4% mentre per gli architetti sale a 68,6%.

Esperienze all’estero o trasferimenti definitivi?

Aumenta la mobilità, continua la migrazione dal Sud al Nord del Paese e in Europa, inoltre sale il numero dei laureati stranieri (circa 10.000 nel 2018). Permane il problema della “fuga di cervelli”, molti studenti, infatti, a seguito di stage e tirocini decidono di sviluppare la loro vita lavorativa all’estero attratti da un mercato più vivace e maggiori retribuzioni. I laureati di secondo livello occupati all’estero provengono soprattutto dai gruppi disciplinari d’ingegneria (19,0%) e architettura (10,6%).  In generale, l’emigrazione dei laureati ha toccato lo 0,4% nel 2017 (da relazione annuale di Banca d’Italia), coinvolgendo anche le regioni più ricche del Centro Nord. Una grave emorragia per il sistema universitario e l’economia dell’intero Paese.

Tirocini e stage avvicinano al mondo del lavoro e l’occupazione cresce

Il rapporto con il mondo del lavoro comincia già durante gli studi. Grazie ad apprendistati di alta formazione, numerose offerte di placement, di tirocini e stage, la transizione dal mondo degli studi a quello del lavoro diventa più fluida. Il 44,4% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi: il 39,1% tra i laureati di primo livello e il 50,8% tra i magistrali biennali (dati del Politecnico di Torino) e a livello nazionale la percentuale aumenta fino al 59,3%. Questi dati sono poi confluiti in un miglioramento del dato occupazionale, soprattutto per i laureati STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Secondo i dati di AlmaLaurea, infatti, tra i laureati magistrali biennali del 2013, intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo, quelli meglio occupati sono i laureati in ingegneria, economia-statistica e professioni sanitarie: circa il 90% (contro una media dell’85,6).

Una lenta ripresa sul fronte economico

L’indagine di AlmaLaurea ci restituisce l’immagine di un’università in lenta ripresa dalla crisi economica, Tra il 2008 e il 2014, infatti si è riscontrato un calo del 16% di occupati e le retribuzioni sono crollate al -22,4% per le triennali e al -17,6% per le magistrali.

Certo, è naturale interrogarsi sull’efficacia del sistema “3+2” (che nel 2019 compie 20 anni), su un sistema economico che non coltiva né attrae eccellenze o su di un Paese che, talvolta, sembra spezzato in due. Però i dati sono positivi ed anche se potrebbero/dovrebbero essere migliori, citando lo scrittore e giornalista francese Alphonse Karr: “Alcune persone si lamentano perché le rose hanno spine. Io sono felice che le spine abbiano rose.”

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