Inquinamento

Il triplice inquinamento da sigarette: atmosferico, da rifiuti e alimentare

A 15 anni dalla legge antifumo nei locali voluta dall’allora ministro Sirchia, si comincia a parlare di un divieto di fumo da sigarette anche all’aperto
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Il triplice inquinamento da sigarette: atmosferico, da rifiuti e alimentare
Il Coronavirus ha preso il sopravvento subito dopo alcune dichiarazioni del Sindaco di Milano, Giuseppe Sala che, all’indomani degli ennesimi superamenti dei limiti nelle centraline per la misurazione dell’inquinamento atmosferico, aveva lanciato la sua personale crociata: vietato fumare sigarette e affini all’aperto entro il 2030. Quali sono le conseguenze del fumo non solo sulla salute, ma anche sull’ambiente? Il comunicato del Ministero Il fumo e l’ambiente Le sigarette inquinano più dei veicoli La crociata del sindaco di Milano, sulla scia di quanto avviene nel mondo I rifiuti da sigaretta e l’inquinamento alimentare

Il comunicato del Ministero

A distanza di un decennio dall’entrata in vigore della “legge antifumo”, il Ministero della Salute – Direzioni Generali della prevenzione e della comunicazione e dei rapporti istituzionali – ha pubblicato un interessante opuscolo riepilogativo dei danni da fumo, il c.d. “ETS (Environmental Tobacco smoke, fumo da tabacco ambientale), il fumo che si libera dalle sigarette di un fumatore nell’ambiente e che viene inalato involontariamente dalle persone che si trovano vicino ad uno o più fumatori. Il principale inquinante degli ambienti chiusi.

Inquinamento degli ambienti chiusi

Esposizione ambientale agli agenti tossici generati dalla combustione del tabacco (un complesso di oltre 4.000 sostanze chimiche sotto forma di particelle e di gas).

Incidenza

Almeno un terzo della popolazione è esposto a questo inquinante in casa.

Effetti sulla salute

L’esposizione al fumo di tabacco si associa a:
  • aborto;
  • nascita prematura;
  • basso peso alla nascita;
  • malformazioni congenite;
  • effetti nella vita adulta (aumento del rischio di malattie respiratorie croniche, infarto del miocardio e cancro del polmone.
Studio SIDRIA (Studi Italiani sui Disturbi Respiratori dell’Infanzia e l’Ambiente) Il fumo materno in gravidanza è associato al:
  • respiro sibilante in età prescolare (“early wheezing”) e
  • “respiro sibilante” che persiste in età scolare (“persistent wheezing”).
Il Ministero evidenzia l’esistenza di tre tipologie di fumo:
  • attivo, “di prima mano” (First-Hand Smoking -FHS);
  • passivo, “di seconda mano” (Second-Hand Smoking-SHS);
  • “terza mano” (Third-Hand Smoking -THS), costituito dai residui tossici rilasciati nell’ambiente da sigarette spente che si depositano su vestiti, tappezzeria, oggetti, mobili e persino sulla pelle, e che se inalato è molto pericoloso per la salute, soprattutto dei bambini.

Il fumo e l’ambiente

I divieti di fumo all’interno sono stati adottati in molti Paesi. Ma all’aperto? Se le misurazioni – e i relativi risultati – sono numerose in relazione al fumo passivo in ambienti interni, non si può dire altrettanto per quanto riguarda le misurazioni outdoor. In passato ci sono stati alcuni studi che hanno dimostrato come il fumo passivo all’aperto sia altrettanto dannoso, ma non solo.

Lo studio pilota

(Outdoor fine and ultrafine particle measurements at six bus stops with smoking on two California arterial highways—Results of a pilot study)

Metodo:
  • sono stati condotti esperimenti di esposizione personale con 4-5 partecipanti alle sei fermate dell’autobus sul marciapiede situate a 1,5-3,3 m dal marciapiede di due strade ad alta frequentazione della California (fra i 3300 e i 5100 veicoli all’ora)
  • ad ogni fermata dell’autobus, un fumatore del gruppo fumava una sigaretta;
  • sono state misurate le concentrazioni di particelle fini (PM 2,5) nelle zone di respirazione (entro 0,2 m dal naso e dalla bocca) di ciascun partecipante;
  • ad ogni fermata dell’autobus sono state misurate anche le particelle ultrafini (UFP), la velocità del vento, la temperatura, l’umidità relativa e il numero di veicoli che passavano.
Alcuni dati: L’esposizione media al PM 2,5 dei non fumatori situati ad una distanza di 0,5 m variava da 15 a 153 microg/m3. A fronte dell’esposizione del fumatore di PM 2,5 pari a 192 microg / m3, si è assistito ad un forte effetto di prossimità: i non fumatori a distanze di 0,5, 1,0 e 1,5 m dal fumatore hanno ricevuto esposizioni personali PM2,5 medie rispettivamente di 59, 40 e 28 microg / m3. Le concentrazioni sono aumentate bruscamente quando la sigaretta è stata accesa, per diminuire progressivamente. Nel momento in cui nessuno fumava, le misurazioni hanno rilevato dei picchi occasionali dovuti al traffico, ma le concentrazioni di fondo PM2.5 erano estremamente basse.
Lo studio nel suo complesso ha dimostrato come sotto le pensiline degli autobus il fumo di una sola sigaretta aumentasse la concentrazione di particolato fine (il Pm 2,5) di un numero che oscilla dalle 16 alle 35 volte rispetto ai valori prodotti dalle auto e dai camion che transitavano sulla strada.

Le sigarette inquinano più dei veicoli

Alle stesse conclusioni sono pervenuti altri due studi condotti dal Prof. Boffi, pneumologo dell’Int (Istituto Nazionale Tumori) e da due suoi diversi staff. Nel primo (“Locomotiva versus bionde”) l’esperimento ha mostrato come le quantità di polveri sottili Pm10 prodotte da una locomotiva sono pari a quelle rilasciate da 5 sigarette.
“Mentre un locomotore produce circa 3.500 microgrammi/metro cubo di Pm10, una sigaretta ne produce 717 microgrammi/metro cubo nello stesso lasso di tempo”, spiegano i ricercatori”.
Il secondo, invece, pubblicato quattro anni or sono sull’ European Respiratory Journal, ha mostrato il variare di concentrazione di polveri sottili durante la giornata in due strade completamente diverse:
  • una strada pedonale, nella quale la sera il numero di fumatori è elevato (via Fiorichiari, nel cuore della movida di Brera) e
  • una strada ad alta percorrenza automobilistica (via Pontaccio).
Ebbene, le misurazioni hanno rilevato un inquinamento maggiore nell’isola pedonale. Dato che ha fatto affermare al medico che “dove non arrivano la sensibilizzazione e la cultura ben vengano i divieti, anche giornate prestabilite in cui non si può fumare all’aperto, proprio come avviene per i blocchi della circolazione” Il problema è dato dall’elevato grado inquinante della sigaretta: sono molte le polveri sottili liberate nell’aria: il fumo passivo può essere qualitativamente più dannoso del fumo attivo, in quanto le sostanze tossiche e cancerogene emesse sono più concentrate nell’aria.

La crociata del sindaco di Milano, sulla scia di quanto avviene nel mondo

Un po’ sulla base di questi dati, un po’ per l’elevato tasso di inquinamento atmosferico che, come ogni anno in quel periodo, caratterizza le grandi metropoli, e un po’ sulla scia di quanto affermato dal Comitato nazionale di bioetica, il sindaco di Milano ha detto di voler perseguire il “fumo zero” all’aperto entro il prossimo decennio.
Il Comitato nazionale di bioetica, lo scorso ottobre, aveva raccomandato al Governo e al Parlamento di estendere il divieto di fumare ai luoghi aperti (parchi, spiagge, stadi, campi sportivi): una mozione legata anche a un’altra fonte di inquinamento ambientale delle sigarette.
Del resto, in molti paesi ci sono norme che disciplinano il fumo all’aperto, più o meno rigorose a seconda delle latitudini:
  • in Svezia, per esempio, dal luglio del 2019 è vietato fumare anche in alcuni luoghi all’aperto (fermate dell’autobus, stazioni ferroviarie, parchi gioco e terrazze di bar e ristoranti), e nel prossimo lustro il divieto dovrebbe diventare totale, ad eccezione delle aree specificatamente dedicate;
  • a Parigi alcune decine di parchi pubblici sono stati dichiarati – e resi – “smoke free, (a New York il divieto esiste già da qualche anno), mentre
  • spiragli in tal senso arrivano da Barcellona.
Anche in Paesi dove finora fumare era considerato del tutto normale, sono entrate in vigore norme che vietano il fumo nei luoghi di lavoro, negli uffici pubblici, nei bar, nei ristoranti, alle fermate degli autobus e alle fermate dei taxi (Costarica). Per non parlare della California e dell’Australia, dove divieti più stringenti sono in vigore da molti anni: se nel Golden State è vietato fumare in spiaggia e nei campi sportivi (ma anche in strada se ci si trova a meno di 6 metri dall’ingresso di un ufficio pubblico), nella terra dei canguri – sia pure con differenze fra i diversi Stati – esiste un divieto quasi totale di fumo all’aperto.

I rifiuti da sigaretta e l’inquinamento alimentare

Ma la sigaretta nuoce gravemente all’ambiente anche da un altro punto di vista: quello dei rifiuti. Il danno ambientale rappresentato dai mozziconi di sigaretta, infatti, è forse addirittura più alto: il 90% dei filtri delle sigarette, infatti, è prodotto con acetato di cellulosa, che rilasciato nell’ambiente ha tempi di decomposizione molto lunghi Questo dato, unito ai numeri (in Italia, secondo gli ultimi dati, vengono gettati quasi duecento milioni di mozziconi, tutti i giorni, che si inseriscono nella catena alimentare, dal momento che vengono ingeriti dagli animali marini (insieme alle microplastiche). Così il cerchio si chiude, e oltre all’inquinamento dell’aria e a quello causato dai rifiuti (compreso quello “estetico”), le sigarette provocano anche un inquinamento alimentare. C’è da sperare che, terminata l’emergenza Coronavirus, non ci si dimentichi di portare avanti scelte coraggiose. Ma che potrebbero contribuire a dare una svolta nel senso delle sostenibilità.
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