G20 Ambiente, fra accordi, annunci e parole (leggere, anzi leggerissime)
Sul sito del MiTE da qualche giorno è disponibile la sintesi del “Communiqué”, il documento nel quale sono riassunti i principali punti dell’accordo raggiunto dai venti potenti della Terra in materia di Ambiente. “Mai” – si legge testualmente – “in un Communiqué del G20 così tanti temi insieme: finanza sostenibile, marine litter, rete di esperti ambientali Unesco, network voluto dall’Italia, appello per la tutela e il ripristino dei suoli degradati, gestione sostenibile delle acque, impegnandosi a perseguire l’accesso equo all’acqua potabile”.
No one behind
La scienza nel processo decisionale
Le macro aree e gli outcomes documents
I temi caldi
Lo sfondo: l’economia circolare, la finanza verde e le parole (leggere, anzi leggerissime)
No one behind
L’obiettivo del G20 sull’ambiente è quello di rafforzare la visione condivisa e il partenariato, accelerando le transizioni verso l’energia pulita, al fine di affrontare il cambiamento climatico e raggiungere l’SDG 7 (“assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni”), al fine di costruire una società prospera, inclusiva, resiliente, sicura e sostenibile che non lasci indietro nessuno.
No one behind, per l’appunto.
Le premesse al “Communiqué” risentono, ovviamente, del clima pandemico nel quale stiamo ancora vivendo, e riconoscono (!) l’impatto economico prodotto dal Covid-19; sottolineano il fatto che esiste “l’opportunità di cooperare per trovare risposte congiunte alle sfide esistenti e trasformarle in opportunità per progredire meglio verso un clima inclusivo e sostenibile, prospero e un futuro positivo per la natura”.
È in questo contesto che – è il fulcro del comunicato – le transizioni energetiche pulite possono rivelarsi uno strumento fondamentale “per una crescita socio-economica inclusiva accelerata, creazione di posti di lavoro, innovazione tecnologica nell’ambito di una transizione giusta”.
La scienza nel processo decisionale
Il “secondo fulcro” è rappresentato da un’affermazione per certi versi banale, ma dal punto di vista politico significativa, considerati i presupposti. “Riconosciamo – dicono i rappresentanti al G20 – che la crisi COVID-19 ha riaffermato l’importanza dell’approccio basato sulla scienza nel processo decisionale. Sottolineiamo il serio avvertimento proveniente dalla comunità scientifica globale, che questo deve essere il decennio di azione per affrontare le sfide urgenti del cambiamento climatico e dei suoi legami con la perdita di biodiversità e la salute umana. Decidiamo quindi di lavorare insieme per garantire che i nostri impegni internazionali collettivi, così come le azioni nazionali, rimangano informati dalla migliore scienza disponibile”.
Le macro aree e gli outcomes documents
Il G20 Ambiente si è sviluppato lungo tre macro-aree.
La prima – la biodiversità – riguarda la protezione del capitale naturale e il ripristino degli ecosistemi. E, in estrema sintesi, prevede soluzioni basate sulla natura, sulla difesa e sul ripristino del suolo, sulla tutela delle risorse idriche, degli oceani e dei mari.
La seconda si fonda sull’uso efficiente delle risorse e sull’economia circolare, con un focus su tessile e moda sostenibile, città circolari, educazione e formazione.
Il terzo, infine, sulla finanza sostenibile, con un approfondimento sulle “specifiche esigenze di finanziamento per la protezione ed il ripristino degli ecosistemi come contributo ai lavori G20 sulla forma futura del sistema finanziario globale”.
Sul sito del G20 sono stati pubblicati gli “Outcome documents of the Climate and Energy Ministers’ Meeting». In questa sede vi proponiamo una prima sintesi dei principali accordi raggiunti. Con la promessa di sviscerarne i punti più significativi (e di approfondire i più importanti outcomes) nelle prossime settimane, di pari passo con l’evoluzione che, nel frattempo, ci si augura che il nostro Governo abbia intrapreso.
Gli Outcome documents of the Climate and Energy Ministers’ Meeting
|
I temi caldi
Biodiversità, suolo, acque e aspetti sociali: sono queste i quattro principali temi trattati.
Cominciamo dal capitolo sulla biodiversità.
Lodevole l’intento, forse un po’ generico il richiamo al “pieno utilizzo delle soluzioni basate sulla natura o degli approcci basati sull’ecosistema” per:
- affrontare la perdita di biodiversità, ripristinare i terreni degradati, aumentare la resilienza, prevenire, mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici, fornendo al contempo molteplici vantaggi nei settori economico, sociale e ambientale;
- un orizzonte di sviluppo durevole ed ecocompatibile in grado di garantire nel contempo l’inclusione sociale, la protezione e la salvaguardia dell’ambiente.
Come si implementeranno le soluzioni basate sulla natura ci verrà forse illustrato nei documenti di sintesi dei lavori che dovrebbero tenersi in un workshop su “Nature-based Solutions (NBS) e Ecosystem-based Approaches (EBAs) per condividere esperienze, casi studio, storie di successo, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sul potenziale dei due approcci per affrontare le questioni del clima, della natura e del degrado del suolo e del territorio e indagare potenzialità, benefici e impatti”; i due approcci di cui si parla sono quelli dei rapporti IPBES e IPCC, i cui risultati i “grandi del mondo hanno anche riconosciuto per la prima volta”…
Il suolo
Il suolo è oggetto di un (accorato) appello, nel quale si invitano i Paesi a “promuovere azioni di recupero delle aree degradate in linea con il Target 15.3 dell’Agenda 2030, rinforzando le iniziative già avviate fino a raggiungere tendenzialmente il recupero di almeno i 50% delle aree già degradate”, non senza aver sottolineato “l’importanza della buona salute del suolo ai fini dell’ottenimento dei servizi epistemici collegati alle condizioni di vita e al contenimento dei rischi e richiesta l’inserimento di tali azioni nei piani per il post-COVID”.
Oltre all’appello, in questa “macro area” ricomprenderei anche il Network mondiale di esperti UNESCO. Ideato e lanciato dal nostro Paese, il network “servirà per avviare uno strumento di capacity building mondiale per aiutare enti gestori di aree protette e territori di eccellenza e ad elevato valore naturalistico riconosciuti dall’UNESCO in ogni regione continentale attraverso azioni di conservazione, salvaguardia, gestione, formazione ed educazione”.
L’acqua
In merito all’acqua – il più frequente casus belli del futuro – il G20 prevede, nell’ordine:
- “l’accesso all’acqua potabile e alle strutture igienico-sanitarie;
- la gestione integrata delle risorse idriche a scala di bacino e soprattutto transfrontaliera;
- la tutela, la conservazione, l’uso sostenibile ed efficiente delle acque anche promuovendo il ricorso alle Nature Based Solutions (NBS), Ecosystem Based Approaches (EBAs) e alle infrastrutture verdi e sostenibili”,
oltre alla promozione di approcci integrati per la gestione e uso sostenibile delle risorse idriche e per la tutela degli ecosistemi associati, di collaborazioni e cooperazioni per la gestione sostenibile a scala di bacino, “adottando ove possibile NBS ed EBAs e condividendo tecnologie”.
Per l’acqua non potabile (oceani e mari) tutti gli impegni presi convergono verso la sostenibilità delle politiche marittime.
Il tema sociale, infine, prevede un maggior coinvolgimento dei giovani “nei processi
decisionali legati alle questioni ambientali”.
Il Communiqué riconosce la fondamentale importanza dell’educazione nel garantire che le nuove generazioni:
- siano sufficientemente sensibilizzate rispetto alla tutela dell’ambiente e
- possano sviluppare quelle competenze fondamentali per prendere parte ed accelerare la transizione verso un’economia circolare e verde.
Lo sfondo: l’economia circolare, la finanza verde e le parole (leggere, anzi leggerissime)
Sullo sfondo, per quello che dovrebbe essere il “collante” dei temi caldi, cui si è fatto un rapido cenno, l’economia circolare e la finanza verde. Ci si sarebbe aspettati di sentire (vedere nero su bianco) impegni cogenti, o meglio ancora azioni in grado di tradurre quelle parole in fatti. E invece…
“Adottata la visione per l’economia circolare per rafforzare la cooperazione multilaterale nell’innovazione circolare, si punta a ridurre l’impronta ambientale e a raddoppiare la circolarità dei materiali con un obiettivo volontario da raggiungere entro il 2030. Questo rappresenta un contributo reale per raggiungere SDG 12- Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo”.
Stop.
“Rafforzare gli investimenti nelle attività del capitale naturale, promuovere sinergie tra i flussi finanziari destinati al clima, alla biodiversità e agli ecosistemi e allineare gli investimenti verso lo sviluppo e la crescita sostenibili. In particolare, attraverso il lavoro su una roadmap pluriennale sulla finanza sostenibile portato avanti dal Sustainable Finance Working Group del G20”.
Stop.
Per poter parlare di sostenibilità raggiunte, e non solo agognate, occorrono fatti. Non bastano più parole leggere. Anzi leggerissime. “Parole senza mistero, allegre ma non troppo”.


