Ingegneria

ROTH2O: una rotonda smart per prevenire gli allagamenti

La proposta vincitrice alla prima edizione di Climathon-Roma, si ispira agli impluvium romani e raccoglie l’acqua all’interno di un invaso sotterraneo, stoccandola per diversi utilizzi potenziali
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ROTH2O: una rotonda smart per prevenire gli allagamenti
La proposta per una nuova tipologia di rotatorie che potrebbero rendere più resilienti le strade di Roma in caso di piogge abbondanti, ormai sempre più frequenti, è la proposta che si è imposta al termine della prima edizione capitolina di Climathon, 24 ore di workshop organizzata a livello locale da Roma Capitale in collaborazione con ENEA per sensibilizzare sui cambiamenti climatici e sui loro sempre più evidenti effetti e proporre, attraverso il coinvolgimento diretto di cittadini, istituzioni, università e centri di ricerca, idee e possibili soluzioni per rendere più resilienti territori che, per colpa dell’uomo, si dimostrano ogni anno più fragili, vittime di un clima che risente sempre più dell’effetto serra e di cambiamenti che sembrano impossibili da arrestare.

Cos’è ROTH2O

Promossa da Roma Capitale insieme a ENEA, Climathon-Roma ha visto imporsi ROTH2O, modello di rotatoria stradale antiallagamento e resiliente che potrebbe essere un aiuto alla resistenza delle vie di comunicazione in caso di allagamento o nubifragio. Elaborata da un gruppo tutto femminile composto da Silvia Cocuccioni, Giulia Cervelli, Agnese Metitieri, Fabiana Miele e Serena Piselli, si basa su un’idea piuttosto semplice (e per alcuni troppo ingenua): mantenendo inalterato l’aspetto esterno di un incrocio a rotatoria, agisce nel sottosuolo, dove posiziona una vasca a fondo piatto destinata alla raccolta dell’acqua in eccesso che, collocata al centro della rotatoria, dalla superficie viene qui indirizzata grazie a opportune pendenze stradali.

L’ispirazione storico-architettonica

ROTH2O è ispirata agli impluvium romani che, posizionati negli atri delle abitazioni, raccoglievano l’acqua piovana poi stoccata nei serbatoi ad essi collegati, ha la stessa funzione: l’acqua immagazzinata dalle vasche alla base di ROTH2O potrebbe infatti essere recuperata per diversi utilizzi dipendenti dalla posizione dentro (o fuori) la citta, dall’alimentazione delle reti antincendio, all’irrigazione delle aree verdi, alla pulizia delle strade o alla ricarica delle falde acquifere.

Le modalità realizzative di ROTH2O

Le spese per la realizzazione di questa nuova tipologia di rotatoria denominata ROTH2O innalzerebbero i costi medi di realizzazione di un solo 10%, considerando dimensioni minime di rotatorie di 13 m di diametro e invasi di 7 m che potrebbero immagazzinare fino a 70 mc di acqua. Questa è la stima che il gruppo vincitore ha fissato grazie al supporto che ENEA sta dando allo sviluppo dell’idea e alla definizione del progetto nelle sue parti componenti. Se finalizzata (sembra che aziende private siano già interessate a essere coinvolte nel progetto), potrebbe essere una possibilità concretamente interessante per le amministrazioni pubbliche, principali responsabili della realizzazione (e soprattutto della manutenzione) di strade e incroci sempre più alla ricerca di risorse oggi pressoché inesistenti.

Da Torino a Venezia, altri spunti dalla maratona Climathon

Svoltasi in contemporanea in 100 città del mondo, di cui 19 italiane (oltre Roma aderiscono al movimento Ancona, Bologna, Cagliari, Carpi, Castenaso, Cesena, Ferrara, Formia, Lecce, Matera, Pesaro, Ravenna, Rimini, Rovereto, Salerno, Sassari, Torino e Venezia), Climathon nasce nel 2010 dall’EIT, l’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia, ed è una manifestazione che oggi dà risposte di resilienza e sostenibilità a domande locali. Ogni città declina sui propri territori e necessità il motto “trasformare la vulnerabilità in opportunità” attraverso un hackathon di 24 ore in cui gruppi di partecipanti sviluppano proposte e idee in risposta a un tema preciso.

Le soluzioni di ingegneria resiliente

ROTH2O, proposta vincitrice della maratona romana, nata per cercare di rispondere a un’esigenza locale che può essere adottata dappertutto, non è quindi l’unica avanzata in Italia. Andando più a nord, ad esempio, Venezia, arrivata alla sua terza edizione di Climathon, risponde alla domanda relativa al riuso e al riciclo dei rifiuti con la proposta LigthBlu Venice, che mira a ridurre l’impatto della plastica monouso prodotta dal turismo attraverso un mix di incentivi economici e tecnologia, tra cui la distribuzione di borracce monouso in ingresso in città. Torino, arrivata anch’essa a una terza edizione che chiedeva risposte a fenomeni come le bombe d’acqua e gli eventi atmosferici anomali, con ArTree propone invece la localizzazione di serbatoi diffusi per la raccolta di acqua piovana che, sotto forma di “alberi” fatti di bambù e gomma riciclati, sono posizionati nelle piazze dove servono anche come elementi mitigatori dell’effetto “isola di calore”. Le soluzioni proposte, sebbene moderatamente criticate da voci professionali (osservatori da un punto di vista forse troppo “tecnico”), hanno avuto tuttavia il pregio di avere portato idee e confronti sul cambiamento climatico e i suoi effetti.
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