Architettura

Écotone, il campus verde per l’entroterra di Antibes

Progettato da OXO Architectes, Jean Nouvel e Jean Foussat, sarà un centro per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale completamente verde e biomimetico nel paesaggio della Costa Azzurra
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Écotone, il campus verde per l’entroterra di Antibes
Una superficie di 40.000 mq su cui verranno realizzati 31.800 mq di spazi per coworking e uffici, 7.000 mq di alberghi e strutture di accoglienza, 1.200 mq di aree di servizio e ristorazione in un parco di 27.000 mq sulle colline alle spalle di Antibes: sono questi i numeri di Écotone Antibes, ambizioso progetto di campus verde del XXI secolo che nei prossimi anni sorgerà nell’area collinare 3 Moulins vicino al percorso del tracciato dell’autostrada A8. Dello stesso autore leggi anche: Ca’ delle Alzaie: da Stefano Boeri un nuovo Bosco Verticale

Un progetto tutto francese

L’intervento denominato Écotone Antibes è progettato da un gruppo transalpino composto da OXO Architectes di Manal Rachdi, dal premio Pritzker Ateliers Jean Nouvel e da Jean Foussat, vincitori di un concorso promosso dalla Compagnie de Phalsbourg, società immobiliare che nello stesso territorio sta da tempo lavorando alla realizzazione dell’area commerciale Open Sky. Secondo la definizione che ne dà Treccani, in ecologia un ecotono è la zona di transizione tra due o più comunità ecologiche diverse: e proprio questa è l’accezione voluta per un progetto che, una volta realizzato, sorgerà in prossimità di Sophia Antipolis, il parco scientifico e tecnologico più importante d’Europa, affondando le sue radici nel territorio, nel suo paesaggio e nelle essenze tipiche della mediterraneità di questa parte della costa meridionale della Francia. Così Écotone Antibes si costruisce in rilievo, proponendo una nuova collina abitata dagli ampi spazi aperti che, grazie alla collaborazione dell’architetto paesaggista Jean Mus, viene quasi completamente ricoperta di campi di lavanda e si punteggia di palme (unica eccezione non autoctona per ammissione degli stessi progettisti) in cui i nuovi volumi, organizzati su più livelli, si immergono mimetizzandosi completamente.

Il futuro del tecnopolo

Tre sono infatti le ambizioni del progetto Écotone Antibes di importanza e rilevanza nazionalee  che dovrebbe essere completato nei prossimi 5 anni:
  • diventare il riferimento futuro per l’evoluzione francese del modello di campus tecnologico,
  • creare un polo di eccellenza per aziende e start up attive nell’ambito dell’intelligenza artificiale all’interno di un complesso completamente biomimetico,
  • dare a Sophia Antipolis un nuovo e iconico punto di accesso, evolvendo di fatto un modello di sviluppo ben connotato, impostato cinquant’anni fa dal tecnopolo più grande del continente.

La storia di Sophia Antipolis

Sophia Antipolis si sviluppa a partire dagli anni settanta come Communauté d’agglomération, area condivisa e gestita da più comuni confinanti: Valbonne, che accoglie la maggior parte delle strutture e della superficie, Biot, Vallauris, Mougins e la stessa Antibes. L’idea di insediare un tecnopolo in quest’area della Francia nasce nel 1969 con l’obiettivo di alimentare i possibili incroci virtuosi tra attività di ricerca scientifica svolte da privati, università ed enti di natura diversa. In continuo sviluppo da allora, si suddivide oggi in due parti, il Business Pôle e Sophia Tech (campus inaugurato nel 2012 interamente dedicato all’ITC), estendendosi su un’area di 2.400 ettari, due terzi della quale destinata a verde. Ospita piccole e medie imprese, start up e centri di ricerca che danno lavoro a oltre 36.000 addetti e comprendono i nomi di aziende come Cisco Systems, Orange, Hewlett Packard, Nvidia, Intel, Symantec, Air France, American Express, Toyota, Samsung e Huawei. La filosofia progettuale di Sophia Antipolis si caratterizza fin dagli inizi da un approccio particolarmente attento al verde e alla realizzazione di un costruito armonioso con il contesto paesaggistico, veicolo di messaggi di sostenibilità e tutela dell’ambiente che nel 1976 diventano linee guida contenute dentro una Charte d’Aménagement promulgata dal Ministero dell’Ambiente: per lo sviluppo del parco tecnologico fissava, tra l’altro, il mantenimento della proporzione tra 1/3 di aree costruite e 2/3 di aree a parco che dovevano essere aperte anche all’esterno, spazi in cui è possibile trascorrere il tempo libero e praticare attività sportiva all’area aperta grazie alle dotazioni in servizi.

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