Destinazione smart learning: le Università dopo il covid-19
Viaggio in tre puntate, suddiviso per aree geografiche del nostro Paese, per capire come i Politecnici e gli Atenei italiani stanno preparando la ripresa per il mese di settembre. L’obiettivo è tornare in aula ma lo smart learning da sperimentazione latente a necessità improrogabile durante i mesi di lockdown, sembra essere diventata la parola chiave per garantire la continuità dell’insegnamento. Da Milano a Torino passando per Bologna e altri atenei più piccoli, ecco le scelte dei Rettori per affrontare il post Covid.
Il 2 luglio a Milano, nella sede dell’Università Statale, il Ministro Gaetano Manfredi ha incontrato i rettori delle università lombarde e il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana per affrontare il tema di come tornare negli atenei nel prossimo anno accademico. A settembre si tornerà in aula, con mascherine e altri dispositivi di protezione, percorsi separati in entrata e in uscita e anche accessi diversificati ai servizi, come toilette e mense. Il ministro ha anche garantito che nella conversione in legge del dl Rilancio “ci saranno molti strumenti per il diritto allo studio, tra cui allargare la no tax area a 20 mila euro di Isee”. Ma il ritorno alla normalità sarà graduale, con un occhio attento all’evoluzione della pandemia.
Smart learning e pandemia
L’avvento del lockdown non ha colto del tutto impreparate le Università, che con misure e strumenti diversi, avevano già intrapreso la via dello smart learning, grazie anche alla solidarietà digitale. Molte aziende, infatti, hanno messo a disposizione gratuitamente piattaforme e software per permettere all’istruzione di non fermarsi. Indubbiamente gli strumenti messi in campo hanno permesso di evitare un blocco totale dell’attività ed hanno rappresentato la spinta verso la digitalizzazione dei processi amministrativi, ma l’obiettivo finale è il ritorno alle attività in presenza.
Azioni e investimenti delle Università
Oggi la sfida è garantire una riapertura in sicurezza. Per questo l’Università Bicocca di Milano ha varato un piano straordinario covid da 8,5 milioni di euro che comprende: connessione gratuita per 34mila studenti, bonus pc per le matricole iscritte al prossimo anno accademico, ulteriori stanziamenti per garantire l’accesso in sicurezza agli spazi, potenziamento delle infrastrutture digitali per l’offerta didattica a distanza e incremento della dematerializzazione dei processi amministrativi.
Anche il Politecnico di Torino, si prepara alla ripartenza vediamo quali sono le iniziative messe in campo. Innanzitutto è stata creata una commissione paritetica tra rappresentati degli studenti e il comitato dell’Ateneo, al centro della discussione sempre la sicurezza “la percentuale di smart working è ancora alto ma l’obiettivo è ritornare a coltivare la socialità della comunità universitaria” afferma il rettore del Politecnico Guido Saracco. Per l’a.a. 2020/2021 la didattica online permarrà, e per ridurre al massimo le differenze tra chi è in presenza e chi è in remoto, sarà garantita un’interattività grazie a nuove dotazioni informatiche delle aule.
Alcuni docenti si potranno orientare nella definizione delle così dette flip classroom, per spendere il tempo in aula nella discussione e confronto e non per il trasferimento di informazioni. Per spingere al massimo la DAD (didattica a distanza) sarà stanziato oltre 1 milione di euro per i server e saranno assunti 6 nuovi programmatori. Infine gli Open Day si stanno svolgendo in modalità completamente virtuale e anche l’Erasmus non potrà ripartire fino al secondo semestre.
L’Università Alma Mater di Bologna fa i conti con l’adeguamento delle aule, sarà necessario adattare oltre 1000 aule alla didattica mista. “Dal prossimo semestre – spiega il rettore Francesco Ubertini – pensiamo di avere studenti nelle aule, compatibilmente con le misure di sicurezza, e in remoto. Una didattica mista che richiederà l’aggiornamento tecnologico di tutte le aule”. Il bilancio della fase 1 e 2 è notevole. Tra marzo e aprile di quest’anno si sono laureati in 6.077 contro i 5.900 dello stesso periodo nel 2019, e si contano oltre 26.000 esami svolti.
Per affrontare la fase 3 saranno necessari 3 milioni di euro ed è attiva un’interlocuzione con la Regione per garantire il 100% delle borse di studio anche per l’anno prossimo. Sul fronte delle tasse universitarie, l’Alma Mater di Bologna già da tre anni ha fissato la sua ‘no tax area’ a 23.000 euro, rivendica Ubertini, mentre a livello nazionale la soglia di reddito è 13.000 euro, l’auspicio è poter fare anche di più con l’aiuto del ministero.
Gli atenei più piccoli: i casi di Trento, Padova e Genova
L’Università di Trento ha stanziato 5 milioni per il sostegno agli studenti universitari per ricominciare l’anno in sicurezza. L’obiettivo è di sostenere chi è stato più colpito dalle conseguenze economiche del Covid, l’Opera universitaria ha attivato la possibilità, prevista da una normativa statale del 2016, di utilizzare per le richieste di borse di studio un modello Isee che fotografi l’attualità, ovvero i redditi effettivi degli ultimi mesi e non, come abitualmente accade, quelli dell’anno precedente. Inoltre si ragiona sulla definizione dello studente fuori sede, come annunciato dal Ministro dell’Università al Festival dell’Economia, e sulla possibilità di agevolare gli affitti per coloro che, per frequentare le lezioni in presenza, si dovranno spostare fuori sede, questo con l’ausilio dell’ente Regionale.
L’Università di Padova ha creato una app “OrariUnipd” per tracciare gli spostamenti e effettuare dei sondaggi sulle preferenze degli iscritti. Tre sono le modalità di erogazione della didattica proposte: in presenza (lezioni fisicamente in aula), “blended” (parte in aula e parte online), duale (contemporaneamente online e in presenza).
Entro il mese di luglio, sarà sottoposto agli studenti un sondaggio nel quale si chiederà di scegliere quale delle tre modalità si intende frequentare. L’amministrazione potrà così verificare le preferenze degli studenti e loro potranno sapere in anticipo le possibilità offerte dal corso di studi a cui appartengono. Saranno inoltre tracciati gli spostamenti all’interno dell’ateneo. Tutto questo grazie allo stanziamento di 2 milioni da parte del fondo ministeriale dedicato al potenziamento delle infrastrutture tecnologiche per la digitalizzazione della didattica e dei servizi agli studenti. Tale investimento servirà, tra le altre cose, a dotare tutti gli iscritti di connessione ed adattare le aule alla didattica blended.
A Genova riaprono le biblioteche, rispondendo all’esigenza degli studenti di spazi fuori casa per studiare¸ l’Università di Genova ha aperto alcune sale studio in varie zone della città e open air learning sulla terrazza di via Balbi 4, nel pieno rispetto delle norme di contenimento del contagio. Se la situazione sanitaria regionale continuerà sul trend positivo di questo periodo, la previsione dell’Ateneo è quella di riaprire tutte le biblioteche nel mese di settembre, per il nuovo anno accademico.
In conclusione le università del nord dimostrano approcci unitari nell’ottica di condivisione delle prossime azioni con gli studenti e di una inclusività che non lasci nessuno indietro, il tutto nel massimo rispetto delle normative sulla sicurezza a tutela di studenti, docenti e ricercatori. L’anno accademico 2020/2021 sarà in continuo divenire e gli atenei non si faranno trovare impreparati.


