L’ultracapacitore di Signorelli: una batteria infinita
Un ricercatore italiano, Riccardo Signorelli, 32 anni, si trova da otto anni al Mit di Boston. E’ lì che è riuscito ad elaborare il suo ultracapacitore, dotato di densità di potenza eccezionale, grazie ai nanotubi che lo compongono. Dalle 15 alle 20 volte più potente di quelli in commercio e 20/40 volte più potente di una batteria tradizionale, questo oggetto piccolo quanto una pila stilo può considerarsi pronto per l’uso industriale, può caricarsi e scaricarsi all’infinito, è basato su un principio fisico e non chimico, infatti. Ad esempio, anche se non immediatamente, potrebbe essere usato nelle auto elettriche e gestire le variazioni improvvise di potenza, come gli stop-and-go. L’ultracapacitore è uno step importante nel percorso che potrebbe portare all’eliminazione dei carburanti fossili, visto che le batterie già esistenti non sono così durevoli e affidabili, oltre ad essere estremamente costose.
La ricerca, che ha portato all’importante risultato, è stata resa possibile dal grant di 5,5 milioni di dollari ricevuto dal governo americano nel 2009, somma prevista dal Recovery and Reinvestment Act, varato dall’amministrazione Obama per far uscire l’America dalla recessione e sviluppare l’innovazione in settori cruciali dell’economia. Uno di questi è appunto l’energia alternativa, che ha attirato l’attenzione di numerosi investitori privati, che hanno supportato la ricerca di Signorelli e Joel Schindall.
Il dispositivo che è stato messo a punto supera il problema della durabilità della batteria a costi contenuti e senza complicare troppo i circuiti: “questa componente non è un elemento di complicazione, ma di semplificazione del sistema”, afferma il ricercatore italiano. Prima di arrivare all’industria automobilistica, però, dove i collaudi e le regole sono lunghi e rigorosi, l’ultracapacitore sarà testato per usi industriali.
C.C.

