Passano in Commissione UE cinque degli otto testi del pacchetto di riforme Fit for 55% che si pone l’obiettivo di contribuire alla decarbonizzazione dell’Ue entro il 2030. Risulta approvato dal Parlamento Europeo lo stop alla produzione di auto a benzina, GPL o diesel dal 2035. Potranno circolare i veicoli acquistati in precedenza, ma tutti i nuovi veicoli dovranno essere elettrici. L’approvazione sarà sottoposta a ulteriori trattative e al passaggio tra Commissione e Parlamento e rappresentanti degli Stati. In attesa di un approfondimento, vediamo i vari punti del pacchetto. Come attuare la decarbonizzazione in Ue?
Il Green Deal all’atto pratico…
…il “Fit for 55%”, the last chance
L’approccio economico globale: la transizione competitiva
La transizione equa
La transizione verde
Pronti per…cosa?
Il Green Deal all’atto pratico…
L’obiettivo principale del
Green Deal europeo è quello di rendere il Vecchio Continente
carbon-neutral entro il 2050, attraverso alcune azioni chiave come decarbonizzazione, efficienza e riconversione.
Questo significa che, già a partire dai prossimi anni, occorrerà ridurre gli attuali livelli di emissioni di gas a effetto serra, in modo progressivo e/ma veloce. Per valutare la realizzabilità di questo complicato cammino, occorre in primis notare che l’UE “ha innalzato la sua ambizione in materia di clima per il 2030, impegnandosi a
ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030”, come si legge nella
pagina di presentazione del Piano dell’UE per una transizione verde, “Pronti per il 55%”.
…il “Fit for 55%”, the last chance
È la netta posizione della Commissione Europea, la quale ha presentato, poche settimane fa, il
“Fit for 55%”, il Piano “Pronti per il 55%” per realizzare l’obiettivo climatico dell’UE per il 2030 lungo il cammino verso la neutralità climatica: “è un momento topico per la risposta mondiale alle emergenze che minacciano il clima e la biodiversità e la nostra è l’ultima generazione che può intervenire in tempo”.
Il pacchetto di proposte che lo scorso 14 luglio la Commissione UE ha presentato mira a far sì che l’UE sia “pronta per il 55 %” e a realizzare i
cambiamenti trasformativi necessari nella sfera economica, sociale e industriale; esso consta di varie proposte interconnesse, che insieme concretizzeranno le ambizioni europee, sintetizzate nella
Comunicazione, che fornisce “una panoramica delle proposte e delle loro interazioni e illustra le misure strategiche prescelte, oltre a spiegare come si è trovato un equilibrio globale tra equità, riduzione delle emissioni e competitività e a descrivere le sinergie tra le diverse politiche”.
| “Si tratta di una responsabilità collettiva e di un’opportunità che deve essere aperta a tutti: innovatori e investitori, imprese e città, consumatori, famiglie e singoli cittadini. Trarremo tutti giovamento dal maggiore spazio dato alla natura, dall’aria più pulita, da città più fresche e verdi, cittadini più sani, consumi energetici più contenuti e bollette più basse, nonché da nuovi posti di lavoro, tecnologie e opportunità industriali verranno condivisi da tutti. La sfida al centro della transizione verde dell’UE è capire come rendere tutti partecipi di tali benefici nel modo più rapido ed equo possibile, rafforzando al contempo la nostra competitività, creando posti di lavoro orientati al futuro e affrontando efficacemente i costi e le ripercussioni della transizione”. |
L’approccio economico globale di Fit for 55%: la transizione competitiva
I cambiamenti trasformativi necessari alla sfera economica sociale ed industriale richiedono un
approccio globale, per una trasformazione competitiva, equa e verde.
Partiamo dalla prima:
transizione competitiva vuol dire, nelle intenzioni della Commissione, nuove opportunità grazie a cambiamenti industriali e settoriali. Vuol dire che è necessaria una trasformazione sistemica dell’economia. Questo approccio trova riscontro nelle proposte del pacchetto che interessano i settori dell’industria, dei trasporti, dell’edilizia e dell’energia: “politiche complementari mirate a livello dell’UE e nazionale imprimeranno un’accelerazione ai cambiamenti comportamentali, all’innovazione tecnologica e alle relative applicazioni, nonché allo sviluppo di nuove infrastrutture”. Come?
Ad esempio, continuando a far leva sugli “ottimi risultati conseguiti dal sistema per lo
scambio di quote di emissioni dell’UE (EU ETS)” – un meccanismo ritenuto dalla Commissione valido in termini ambientali ed economici – e puntando, attraverso obiettivi chiari e la condivisione degli sforzi, di cui all’omonimo regolamento, ad “intervenire a livello nazionale per affrontare la questione delle emissioni dell’edilizia, dei trasporti, dell’agricoltura, dei rifiuti e della piccola industria”.
| La proposta dovrebbe portare entro il 2030 a una riduzione del 40 % di tali emissioni rispetto al 2005. I principi per determinare lo sforzo relativo dei vari Stati membri restano immutati: si continuerà a tenere conto della loro diversa capacità d’intervento fissando obiettivi nazionali in base al PIL pro capite, con adeguamenti in considerazione delle circostanze nazionali e dell’efficienza sotto il profilo dei costi. |
La transizione equa
Oltre ad essere competitiva, la transizione verso la neutralità climatica può dimostrarsi un’opportunità unica per ridurre le disuguaglianze sistemiche, e dimostrarsi equa.
Equa e solidale, per affrontare – ad esempio – la povertà energetica e le difficoltà di mobilità dei più vulnerabili, per stimolare l’innovazione e la crescita economica e creare occupazione grazie alle entrate generate dagli strumenti di fissazione del prezzo del carbonio.
Equa e solidale, ma non solo: non si tratta, infatti, secondo la Commissione, “solo di una questione di equità e solidarietà, ma di una più ampia necessità sociale di affrontare le disuguaglianze che esistevano prima del Green Deal europeo e che peggiorerebbero senza un’azione risoluta contro i cambiamenti climatici e verso l’inquinamento zero”.
| Solidarietà è un principio fondante del Green Deal europeo, e si declina in vari modi: solidarietà tra generazioni, tra Stati membri, tra regioni, tra zone rurali e urbane e tra diverse componenti della società, solo per fare qualche esempio. |
La transizione verde
Nell’ottica globale, infine, la
transizione deve essere verde, offrire un gran numero di opportunità all’industria dell’UE, e d’esempio al resto del mondo in termini di sviluppo dei mercati per le tecnologie e i prodotti puliti e la creazione di posti di lavoro qualificati, sostenibili e locali nell’Unione (
leggi questo approfondimento critico sul programma).
Per gli investimenti che il settore industriale dell’UE è pronto a sostenere, tuttavia, occorre prevedibilità: un quadro normativo coerente, il libero accesso alle infrastrutture e il sostegno all’innovazione.
Inoltre, la Commissione sottolinea che “la transizione dell’industria verso la neutralità climatica all’orizzonte del 2030 e oltre dev’essere uno
sforzo collettivo e inclusivo, pianificato di concerto con gli ecosistemi industriali.
La strategia industriale aggiornata annunciava che sarebbero stati tracciati percorsi di transizione, in collaborazione con le parti sociali e gli altri portatori di interessi, per individuare il modo migliore di accelerare la duplice transizione e trarne vantaggio, tenendo conto della portata, della velocità e delle condizioni del processo in ciascun ecosistema”.
Pronti per…cosa?
Il pacchetto Pronti per il 55% include le diverse proposte legislative e iniziative politiche.
Innanzitutto una revisione di meccanismi già in essere:
- la rivisitazione dell’ETS (lo scambio di quote di emissione dell’UE) riguarderà il trasporto marittimo e quello aereo, oltre all’istituzione di un sistema di scambio di quote di emissione distinto per il trasporto stradale e l’edilizia;
- la revisione del regolamento sulla condivisione degli sforzi disciplinerà gli obiettivi di riduzione degli Stati membri nei settori non compresi nell’EU ETS;
- la revisione riguarderà anche:
A. i regolamenti LULUCF (relativi all’inclusione delle emissioni e degli assorbimenti di gas a effetto serra risultanti dall’uso del suolo, dal cambiamento di uso del suolo e dalla silvicoltura) e quello che stabilisce le norme sulle emissioni CO2 di autovetture e furgoni;
B. le direttive sulla promozione delle energie rinnovabili, sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, sulla tassazione dei prodotti energetici, sull’efficienza energetica.
Quindi, attraverso un nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, il
ReFuelEU Aviation per carburanti sostenibili per l’aviazione, il
FuelEU Maritime per uno spazio marittimo europeo sostenibile, un fondo sociale per il clima, una strategia forestale dell’UE e la creazione di un
Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM): una tassa CO2 sull’import, di cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti e elettricità,
nel caso gli stessi non siano prodotti con adeguati standard rispetto alle emissioni.
L’obiettivo è duplice: proteggere le industrie UE da una concorrenza sleale da produttori non europei che non siano soggetti a standard ambientali simili; evitare la delocalizzazione di certe produzioni verso nazioni con standard ambientali meno stringenti.
Articolo pubblicato il 27 agosto 2021 e aggiornato il 9 giugno 2022