Efficienza energetica

L’aumento dei prezzi non frena i consumi: ma chi inquina di più?

Secondo l'Analisi trimestrale ENEA sul sistema energetico italiano il 2021 è stato l’anno del grande rimbalzo dei consumi energetici nonostante l’aumento dei prezzi di elettricità e gas
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L’aumento dei prezzi non frena i consumi: ma chi inquina di più?
Di energia e consumi si parla tanto ultimamente soprattutto per via del conflitto in Ucraina (e il conseguente aumento dei prezzi delle materie prime). Con Putin che minaccia di sospendere le forniture, per l’Italia – fortemente dipendente dal gas russo – l’approvvigionamento delle risorse è diventata una questione di primo ordine. Ma di quanta energia abbiamo veramente bisogno? Quanta ne consumiamo? E quanto inquiniamo?

Rallentano i consumi di energia nel 2022

Come emerge dall’Analisi trimestrale ENEA sul sistema energetico italiano, il 2021 è stato l’anno del grande rimbalzo dei consumi energetici, con una crescita dell’8% rispetto al 2020, nonostante l’aumento senza precedenti dei prezzi di elettricità e gas. Per l’intero 2021 si è registrato anche un aumento delle emissioni di CO2 (+8,5%), con il recupero del 70% di quelle “perse” nel 2020 per la pandemia, nonché un forte peggioramento (-27%) dell’indice ISPRED, elaborato dall’Agenzia per misurare la transizione energetica sulla base dell’andamento di prezzi, emissioni di CO2 e sicurezza degli approvvigionamenti. Come se non bastasse, la quota di fonti rinnovabili si è attestata al di sotto del 19% dei consumi finali, in diminuzione di oltre un punto percentuale rispetto ai massimi raggiunti nel 2020. Abbiamo consumato tanto, speso tanto, ma non in maniera consapevole o sostenibile.

Consumo consapevole e fonti green: c’è ancora tanta strada da fare

In termini di fonti primarie, secondo l’Analisi Enea, il 40% dell’aumento dei consumi 2021 è imputabile al petrolio, oltre il 30% al gas naturale, quasi il 20% alle importazioni di elettricità e il resto ai combustibili solidi. Si tratta di tutte fonti altamente inquinabili, con cui le produzioni di energia rinnovabile e/o green non reggono nemmeno il paragone. Quello che preoccupa maggiormente, tuttavia, è il trend in crescita. La domanda di petrolio, pur restando ancora decisamente inferiore ai livelli pre-Covid, è cresciuta per esempio del 10%, con un recupero di circa il 50% della contrazione registrata nel 2020. Un forte incremento c’è stato anche per i consumi di gas (+7% sul 2020), che non solo superano i livelli 2019 (+2,4%) ma si collocano sul valore massimo degli ultimi dieci anni. Inoltre, negli ultimi anni in Italia c’è stata una ripresa delle importazioni nette di elettricità (+30%) e un significativo aumento dei consumi di carbone (+10%), soprattutto nel termoelettrico, anche se comunque inferiori ai livelli pre-Covid (-15%).

L’aumento dei prezzi non frena i consumi

L’aumento dei prezzi non ha certo fermato i consumi, come abbiamo visto. A livello di costi, riporta l’Enea, a fine 2021 (nell’ultimo trimestre) si è registrato un balzo senza precedenti. Questi aumenti, come accade nel commercio, si sono poi progressivamente traslati sui consumatori finali che, nonostante gli interventi del Governo, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina hanno dovuto fare i conti con un rialzo dei prezzi che ha messo in difficoltà molti settori. Le esigenze di molti, però, sono rimaste le stesse e, mentre le fonti di approvvigionamento scarseggiavano, l’Italia ha deciso di riaprire le centrali a carbone. Nonostante la promessa di investimenti nel rinnovabile e l’annuncio di nuovi progetti green nel piano di transizione ecologica del PNRR (che comunque richiedono del tempo), per far fronte alla crisi l’Esecutivo ha deciso di ricorrere ad una delle fonti di produzione di energia più inquinanti al mondo. Una decisione che arriva quando già abbiamo registrato un aumento di fonti inquinanti ed emissioni CO2 del 8,5%, solo nell’ultimo anno.

Chi inquina di più?

Stando al report Enea, le maggiori emissioni di CO2 sono imputabile in primo luogo ai trasporti, per una quota di oltre il 50%, a seguire il civile (20%), la generazione elettrica (15%) e l’industria (8%). “Nonostante il calo dell’ISPRED sia legato al peggioramento di tutti e tre i parametri di riferimento (sicurezza, prezzi ed emissioni di CO2) la componente decarbonizzazione ha avuto l’impatto negativo più consistente (-45%)”, specifica inoltre in una nota l’Ente. “Nel 2021 è nuovamente raddoppiato il deficit commerciale italiano nel comparto delle tecnologie low-carbon, come già avvenuto nel 2020”. Oltre l’analisi dei dati preoccupanti, però, qualche buona notizia: nel settore dei veicoli elettrici sembra delinearsi una possibile tendenza positiva, perché le esportazioni sono passate da circa 270 a 780 milioni di euro, con un saldo netto solo di poco negativo, mentre l’Analisi trimestrale ha analizzato anche l’andamento della spesa pubblica in ricerca energetica tra il 2016 e la prima fase della crisi pandemica del 2020, con una crescita del 10% in Italia, circa un quarto di quella tedesca.

Aumento dei prezzi: necessario spostarsi verso l’energia pulita

C’è da augurarsi solo, visti gli ultimi sviluppi geopolitici, che gli investimenti si spostino sempre di più verso l’energia verde, con l’obiettivo di assicurare maggiore diversificazione nell’approvvigionamento ma anche più consumo consapevole.
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