Sbloccare la cessione del credito e lo sconto in fattura per i bonus edilizi
Bonus edilizi, scatta l’allarme. Cantieri fermi, famiglie nel panico, imprese e condomîni a rischio di fallimento. Il caos prodotto dal blocco delle opzioni alternative alla detrazione fiscale per il Superbonus continua a sollevare preoccupazioni e allarmi. Una serie di associazioni di categorie produttive e professionali, tra cui Anima, Assotermica, Assoclima, Aqua Italia, Finco, Anfit, Unicmi, Assites, Federlegnoarredo, Assotende, Edilegnoarredo, Aires, Angaisa, ha sottoscritto un appello alle istituzioni per reintrodurre lo sconto in fattura e la cessione del credito per Ecobonus (50%-65%) e Bonus Casa (50%).
Bonus edilizi e il cambio delle regole
Secondo i sottoscrittori dell’appello, l’improvviso ed ennesimo cambio in corsa delle regole di applicazione del Superbonus ha travolto anche Ecobonus e Bonus Casa, il cui costo per lo Stato è molto inferiore rispetto a quello del Superbonus 110%. L’abolizione immediata delle due opzioni produrrà, per il solo 2023, un calo fra il 30% e il 40% degli interventi di riqualificazione energetica e di ristrutturazione edile e conseguentemente della tenuta occupazionale delle imprese coinvolte. Si moltiplicano in queste settimane le disdette o le sospensioni degli ordini in essere, destinati a cantieri non ancora avviati il 16 febbraio.
La seconda richiesta riguarda la non applicabilità del Decreto legge n. 11 del 16 febbraio 2023 per ordini, forniture e ingaggi già concordati in data antecedente alla sua entrata in vigore. Si tratta, infatti, di commesse spesso su misura per le quali le aziende si sono già esposte verso fornitori o addirittura avevano già avviata o conclusa la produzione e che ora si vedono bloccate.
Anche Uese Italia, una delle società che assiste le imprese per la richiesta della Soa, l’attestazione che permette alle aziende edili di partecipare ad appalti pubblici, lancia l’allarme: il blocco della cessione del credito maturato con il Superbonus 110% rischia di far fallire non solo per circa 50.000 imprese, ma anche i condomîni che, dopo aver approvato migliaia di delibere per l’esecuzione dei lavori teoricamente a costo zero, potrebbero essere chiamati a pagare cifre inaspettate. Diverse imprese edili si stanno rivolgendo ai proprietari di casa per ottenere il denaro necessario per completare l’opera iniziata. Una cifra che va dai 25mila ai 30mila euro, che spesso non può essere onorata, con la conseguenza che potrebbero essere milioni le case pignorate e quindi messe all’asta.
Giuseppe Izzo, Ceo di Uese Italia, spiega che “In questi giorni gli intermediari che si erano impegnati ad anticipare le spese per la ristrutturazione stanno inviando ai general contractors delle lettere in cui li invitano, senza alcun onere aggiuntivo, a sciogliere ogni tipo di legame. Con ricadute facilmente immaginabili”. Le lettere arrivano dopo che, da novembre scorso, si sono interrotti i pagamenti alle imprese, come nel caso Diemme General Building, costretta a fermare i lavori. Secondo l’architetto Giulia Latessa, direttore Generale della PV Services srl di Vicenza, partner tecnico di numerosi general contractors italiani, “La situazione attuale mette a serio rischio la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio edilizio italiano.”
La scadenza del 31 marzo
Intanto si avvicina la scadenza del 31 marzo, la data entro la quale inviare all’Agenzia delle Entrate la dichiarazione telematica di cessione dei crediti, un adempimento decisivo per chi non è riuscito ancora a cedere il credito fiscale derivante da un bonus edilizio maturato nel corso del 2022. In realtà, la prima scadenza è il 24 marzo, data entro cui va comunicata l‘asseverazione all’Enea relativa alle spese 2022 o alle rate residue del 2020 o del 2021, tappa necessaria per la poter poi inviare la dichiarazione dell’opzione di cessione e sconto in fattura all’Agenzia.
In sede politica e legislativa si lavora ancora a possibili soluzioni: consentire la comunicazione delle opzioni anche a chi non ha ancora un contratto sottoscritto, ma solo un impegno della banca ad avviare la procedura, ma soprattutto (come proposto da Abi e Ance) utilizzare gli F24 “esterni”, intermediati dalle banche, per sbloccare i circa 20 miliardi di crediti incagliati, ma su questo si registra la contrarietà del ministero dell’Economia. Per quanto riguarda gli interventi di edilizia libera, in particolare quelli su infissi, caldaie, pompe di calore, fotovoltaico, la data che consente di rientrare nel regime precedente il dl n. 11/2023, dovrebbe essere quella dell’effettuazione di un bonifico parlante; in assenza di un pagamento, servirà una doppia dichiarazione sostitutiva del committente e del fornitore. Si profila anche la proroga del Superbonus al 110% per le villette e le unità unifamiliari che abbiano già svolto, entro il 30 settembre scorso, il 30% dei lavori. Il termine potrebbe essere spostato dal 31 marzo al 30 giugno 2023.
Prossima puntata: la conversione del decreto legge n. 11 del 26 febbraio 2023, prevista entro marzo.