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Bonus edilizi, i numeri dell’emergenza crediti: servono subito 5 miliardi

In pratica risultano a rischio fallimento 25.000 pmi, in crisi il meccanismo della cessione dei crediti
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Bonus edilizi, i numeri dell’emergenza crediti: servono subito 5 miliardi

Continua il balletto di cifre sull’emergenza bonus edilizi, mentre crescono l’incertezza e la preoccupazione dei professionisti e delle imprese per i 15 miliardi di euro di crediti fiscali bloccati, con conseguente fermo di circa 90.000 cantieri, rischio fallimento per 25.000 piccole e medie aziende, e perdita di 130.000 posti di lavoro.

L’emergenza è dovuta, come noto, dallo squilibrio tra capienza fiscale delle banche e degli intermediari, che ha raggiunto i limite di 81 miliardi di euro, e gli investimenti (con relativa detrazione fiscale) nei bonus per l’edilizia, che hanno toccato quota 110 miliardi di euro, molto più dei 72 miliardi di euro preventivati.

In pratica, risultano a rischio fallimento 25.000 pmi. In questo articolo riportiamo le stime di Unimpresa e del Mef sullo scostamento del valore dei bonus edilizi dalle previsioni iniziali, che ha messo in crisi il meccanismo della cessione dei crediti e le critiche del Cni sulla mancata proroga del termine del Superbonus per le villette.

L’emergenza bonus edilizi e gli scostamenti dalle previsioni

Tali cifre sono contenute in un dossier del Centro studi di Unimpresa, che stima il valore del solo superbonus in 61 miliardi di euro, con uno scostamento del 70% (25 miliardi di euro) in più rispetto alle previsioni; gli altri bonus edilizi hanno creato un giro d’affari di 49 miliardi, 13 miliardi in più (+36%) rispetto ai 36 miliardi stimati. Quanto ai lavori, i condomîni interessati da interventi di ristrutturazione edilizia sostenuti dallo Stato sono 48.087, con un importo medio di 598.000 euro; gli edifici unifamiliari sono 208.622, con un importo medio di 113.000 euro; gli immobili indipendenti sono 102.725, con un importo medio di 97.000 euro.

Secondo il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, “servono immediatamente 5 miliardi di euro per evitare il fallimento di migliaia di imprese”; una possibile soluzione può venire dall’intervento degli enti regionali che, attraverso le loro società finanziarie, possono acquistare dalle banche i crediti fiscali che il settore bancario non può più gestire a motivo del raggiungimento dei limiti stabiliti dalle norme tributarie.

Cifre sull’entità dei bonus edilizi sono state fornite anche dal direttore del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia e Finanze (Mef), Giovanni Spalletta, nel corso di un’audizione svolta lo scorso 2 febbraio in Commissione finanze al Senato. Il direttore ha confermato che “La stima del Superbonus e degli altri bonus edilizi è stata quindi aumentata a circa 110 miliardi di euro con uno scostamento complessivo di 37,75 miliardi di euro rispetto alle previsioni iniziali sull’intero orizzonte temporale; in particolare, le previsioni nei tendenziali di bilancio relative al Superbonus 110% si attestano a 61,2 miliardi e quelle del bonus facciate a 19 miliardi. Per gli anni 2023-2026, i maggiori oneri hanno determinato un peggioramento della previsione delle imposte dirette per importi compresi tra gli 8 e i 10 miliardi di euro in ciascun anno, e la stima degli oneri per il Superbonus 110% potrebbe subire un ulteriore incremento, considerando gli ultimi dati pubblicati da ENEA a tutto dicembre 2022.”

Il mercato dei crediti è fuori controllo

Per far fronte a questa situazione, i recenti provvedimenti del Governo hanno previsto una graduale riduzione e convergenza su livelli meno eccezionali delle aliquote del beneficio e una minore facilità con cui poteva essere effettuata la cessione dei crediti, che, secondo Spalletta, “è stata foriera di numerosi tentativi di frode, consistenti nell’artificiosa creazione di crediti di imposta inesistenti per svariati miliardi di euro, che venivano monetizzati presso istituti di credito o altri intermediari finanziari. È così emerso un “mercato” dei crediti non regolamentato e nel quale il collegamento con i lavori che hanno originato i crediti fiscali, sulla base dei quali era giustificato il riconoscimento di una agevolazione, è in molti casi divenuto labile o del tutto assente. Sulla base dell’aggiornamento al 31 dicembre 2022 risulta che sono state effettuate cessioni per il Superbonus 110% e per gli altri bonus edilizi per 58,4 miliardi di euro dei quali 6,6 sono già stati utilizzati in compensazione.”

Il direttore del Mef individua nella “mancanza di presìdi adeguati” la crescita della circolazione non regolamentata dei crediti d’imposta, che ha reso complesso per gli intermediari finanziari valutare, nell’esercizio della diligenza professionale, la liceità dell’operazione di cessione, con il rischio di prendere parte involontariamente a condotte fraudolente. Per questo motivo, molti intermediari hanno agito proattivamente richiedendo ai cedenti informazioni sulla base di dettagliate checklist o ricorrendo anche a società di revisione esterne.”

La limitazione del numero delle cessioni ha fatto emergere il problema del cessionario che può trovarsi nella situazione di non avere sufficienti debiti tributari o previdenziali da compensare con il credito di imposta acquistato e, contemporaneamente, a non poter più cedere il credito medesimo, perdendo, in tal modo, definitivamente una parte o una quota del credito stesso.

Il divieto di cessione parziale dei crediti è una delle cause dell’emergenza bonus edilizi

Per quanto concerne il divieto di cessione parziale dei crediti, attualmente applicabile alle cessioni successive alla prima, il direttore Mef ha riportato il parere  dell’Agenzia delle Entrate secondo cui “il divieto di cessione parziale si intende riferito all’importo delle singole rate annuali in cui è stato suddiviso il credito ceduto da ciascun soggetto titolare della detrazione. Pertanto, le cessioni successive potranno avere ad oggetto (per l’intero importo) anche solo una o alcune delle rate di cui è composto il credito; le altre rate (sempre per l’intero importo) potranno essere cedute anche in momenti successivi, ovvero utilizzate in compensazione tramite modello F24 (in tale ultima eventualità, anche in modo frazionato). Invece, le singole rate non potranno essere oggetto di cessione parziale o in più soluzioni.”

La mancata proroga del Superbonus per le villette

Anche la mancata proroga della scadenza del Superbonus per le villette agita le acque e contribuisce a questo stato di emergenza dei bonus edilizi. Stralciata la disposizione che avrebbe dovuto essere inserita nel decreto cd. Milleproroghe, rimane il 31 marzo il termine per le villette con l’aliquota del 110% fruibile tramite detrazione in dichiarazione dei redditi, sconto in fattura oppure cessione del credito, ma solo se alla data del 30 settembre 2022 sono stati fatti lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo (compresi quelli che non rientrano tra i lavori agevolati).

Sulla mancata proroga, il Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, Domenico Perrini, esprime il suo disaccordo, in quanto “spostare la scadenza a giugno non comporta alcun tipo di spesa supplementare per lo Stato, dal momento che comunque non sarebbero accettate nuove pratiche. La misura serve esclusivamente a garantire maggiore serenità nella chiusura delle pratiche già attive, considerando i gravi ritardi che continuiamo a registrare nella fornitura dei materiali e nelle procedure di allaccio e finalizzazione degli impianti fotovoltaici. In una fase in cui su imprese e cittadini grava ancora la complessa questione della cessione del credito, non c’è alcun motivo per intraprendere iniziative che rischiamo di rendere loro la vita ancora più difficile”.

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