Professione

Compensi CTU: la Corte Costituzionale boccia la riduzione progressiva delle vacazioni

La Corte Costituzionale annulla la riduzione dei compensi per i consulenti tecnici d’ufficio dopo la prima vacazione, garantendo l’equo compenso e una retribuzione adeguata
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Compensi CTU: la Corte Costituzionale boccia la riduzione progressiva delle vacazioni

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 16 del 2025, ha dichiarato illegittima una norma della legge 319/1980 che riduceva il compenso dei consulenti tecnici d’ufficio (CTU) dopo la prima vacazione. Secondo la Corte, questo sistema di calcolo penalizzava ingiustamente i professionisti, violando il diritto a un equo processo e a una retribuzione adeguata.

Ricordiamo che “vacazione” rappresenta l’unità di misura utilizzata per quantificare l’impegno del Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) ed è pari a due ore di attività professionale. Ai fini della determinazione del compenso, la normativa stabilisce un importo di 14,68 euro per la prima vacazione, mentre per le successive il compenso si riduce a 8,15 euro ciascuna.

La rimessione alla Corte Costituzionale

La prima sezione penale del Tribunale di Firenze, ha rimesso alla Corte Costituzionale, la valutazione della legittimità dell’articolo 4, secondo comma, della legge n. 319 del 1980, per presunta violazione degli articoli 3 e 111 della Costituzione, nella parte in cui, con riguardo alla determinazione dei compensi spettanti ai periti, ai consulenti tecnici, agli interpreti e ai traduttori, per le operazioni eseguite a richiesta dell’autorità giudiziaria successive alla prima, la disposizione censurata prevede un onorario inferiore.

Secondo la valutazione del rimettente, la netta differenza contenuta nella normativa censurata tra il compenso, già inadeguato, previsto per la prima vacazione (pari a 14,68 euro) e quello, del tutto irrisorio, fissato per le vacazioni successive (8,15 euro), determinerebbe un complesso normativo assolutamente irragionevole, tale da sacrificare, contemporaneamente, sia il diritto all’adeguata remunerazione del professionista, sia la garanzia, per i privati, a vedersi assicurato un equo processo, non essendo, a detti fini, assolutamente parametrata e giusta la misura del compenso garantito all’ausiliare del giudicante, con prevedibili ricadute negative sulla qualità minima della prestazione offerta dal professionista, certamente non adeguatamente motivato, per effetto di un compenso tanto ridotto.

Compenso consulenti tecnici d’ufficio e principi dell’ordinamento

La Corte Costituzionale, con la sentenza in commento, la numero 16/2025, condivide sostanzialmente l’approccio, giuridico ed ermeneutico alla questione, evidenziato dal Tribunale di Firenze, e già enunciato dalla stessa Consulta in altre, precedenti pronunce, pure richiamate (sentenza n. 178 del 2017; sentenza n. 166 del 2022), in quanto la disposizione censurata (l’articolo 4, comma 2, della legge numero 319/1980) appare manifestamente in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione.

La decurtazione degli onorari per le vacazioni successive alla prima, infatti, ad avviso della Corte Costituzionale, appare tale “da sacrificare oltremodo, alle esigenze pubblicistiche del processo e alla necessità di ridurne i costi, l’entità dei compensi spettanti al perito, consulente tecnico, interprete e traduttore”.

Lo scarto significativo tra la prima vacazione e le successive, rende ingiustificata e non congrua con i principi dell’ordinamento, la sproporzione, di fatto, esistente (ed accentuata vieppiù dalla norma) tra l’entità del compenso da riconoscersi all’ausiliare e il valore della sua prestazione professionale.

Tale irragionevole disallineamento, inoltre, sconfina, per la Consulta, nella manifesta irragionevolezza del dettato normativo, che è quindi da espungere dall’ordinamento costituzionale, anche se valutato rispetto al pur legittimo scopo perseguito di contenimento dei costi del processo, in quanto mortifica ingiustamente l’esigenza primaria di ottenere, dall’ausiliare del giudice, una prestazione qualitativamente adeguata rispetto all’importanza del compito conferito, che, indubbiamente, appare di pubblico interesse, e, dunque, meritevole, di adeguata tutela.

Le reazioni delle associazioni professionali

L’Associazione Italiana Periti ed Esperti (AIPE) ha accolto con favore la decisione, dichiarando: “Finalmente si pone rimedio a una stortura normativa che per anni ha penalizzato i professionisti del settore. Il principio sancito dalla Corte è chiaro: il lavoro intellettuale va remunerato equamente, senza discriminazioni tra le diverse fasi dell’attività peritale“.

Anche E-Valuations, l’Istituto di Estimo e Valutazioni, ha espresso apprezzamento per la sentenza. Il presidente dell’istituto ha commentato: “Questa sentenza rappresenta un passo decisivo verso la giusta valorizzazione del ruolo dei CTU. Da troppo tempo, la liquidazione dei compensi ha subito riduzioni irragionevoli, scoraggiando i professionisti dal prestare la propria opera per la giustizia. Auspichiamo che il legislatore intervenga per garantire maggiore trasparenza e criteri più equi nella determinazione delle tariffe peritali,” conclude il comunicato.

L’Ordine degli Architetti di Roma critica duramente l’attuale sistema di compensazione delle vacazioni per i consulenti tecnici d’ufficio (CTU), definendolo anacronistico. “L’importo fermo a 14,68 euro è del tutto inadeguato”, sottolinea l’Ordine, evidenziando l’incoerenza tra le elevate competenze richieste ai professionisti e la retribuzione oraria effettiva, che si riduce a soli 7,34 euro all’ora.

Secondo gli architetti romani, il dibattito sulla differenziazione tra prima e seconda vacazione è fuorviante, poiché distoglie l’attenzione dal problema principale: la necessità di un aggiornamento generale dei compensi. “La qualità di una prestazione professionale non può essere valutata esclusivamente in base al tempo impiegato, ma deve tenere conto della formazione e dell’esperienza maturata nel corso degli anni”.

Il compenso dei consulenti tecnici d’ufficio per gli ingegneri

Infine, anche il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), accoglie con favore la sentenza della Corte Costituzionale, considerandola un riconoscimento dell’urgenza di riformare il sistema retributivo dei consulenti tecnici. Il presidente Angelo Domenico Perrini sottolinea come da troppo tempo la professionalità tecnica sia penalizzata da compensi inadeguati e sproporzionati. “È il momento di agire per rafforzare il ruolo degli ingegneri nel processo e migliorare l’efficienza del sistema giudiziario”, afferma.

Anche Carla Cappiello, consigliera delegata all’ingegneria forense, definisce la decisione un “punto di svolta. L’inerzia nell’aggiornamento delle tariffe ha minato la qualità delle prestazioni tecniche, rendendo urgente una revisione strutturale precisa, evidenziando il rischio per la competitività del settore.

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