Professione

Gli architetti sono sempre più specializzati (e più poveri)

L’Osservatorio Cnappc-Cresme registra una situazione difficile per la categoria
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Gli architetti sono sempre più specializzati (e più poveri)

La V edizione dell’Osservatorio sulla professione di Architetto, promosso dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc) in collaborazione con il Cresme, descrive la condizione professionale degli oltre 154mila architetti italiani segnata ancora dalla crisi e orientata verso una maggiore specializzazione, sia in attività tradizionali come redazione capitolati, perizie estimative, catasto, collaudi e sicurezza nei luoghi di lavoro, sia in quelle più innovative come certificazione di classi energetiche, Gis (Geographic Information System), studi e progettazioni di fattibilità, project financing, facility management. Il rapporto Cnappc Cresme è disponibile in forma integrale a questo link. Di seguito, ne mettiamo in risalto gli aspetti più rilevanti.

Modelli organizzativi
I modelli organizzativi degli studi professionali si stanno evolvendo verso una maggiore interdisciplinarità e aggregazione, facendo leva sul coworking, la condivisione degli ambienti di lavoro e dei costi fissi di gestione. La forma di promozione maggiormente utilizzata è lo sviluppo del sito web e di un brand riconoscibile, mentre la diffusione di market-place nel settore della progettazione e di altri servizi on-line basati sul sistema del feedback, non è percepita come un’opportunità, ma al contrario è considerata inutile se non addirittura dannosa, in quanto in grado di aumentare la concorrenza, ridurre i compensi e svilire le prestazioni intellettuali riducendole a mero prodotto commerciale.

Mercato e reddito
Nel 2015, gli architetti italiani hanno avuto a disposizione appena 104mila euro a testa di mercato potenziale, il secondo valore più basso tra tutti i paesi europei (superiore soltanto a quanto misurato per la Grecia). Il mercato della progettazione si è ulteriormente ridotto a 16 miliardi nel 2015 (-0,8% a valori reali rispetto al 2014). Tra 2015 e 2006, la dimensione del mercato è crollata del -45% (13 miliardi di euro in meno). Conseguentemente, il reddito annuo medio è sceso sotto i 17mila euro (-41% tra il 2008 e il 2015), mentre la percentuale di architetti con un reddito annuo superiore a 30 mila euro è scesa dal 21% al 16,6%.

Solvibilità
Nel 2015 la percentuale di architetti che indica di vantare crediti residui nei confronti della clientela privata è il 67%, (+6% rispetto al 2014). Sono invece quasi un terzo gli architetti che attendono pagamenti da parte del settore pubblico (dimensione media pari all’11% del fatturato annuo), ma i giorni necessari per ottenere un pagamento da parte della Pubblica Amministrazione si riducono da 200 a 141. 115 sono, invece, i giorni medi di attesa per i pagamenti delle imprese e 84 giorni per i pagamenti delle famiglie.

Gender-wage gap
Le donne rappresentano oggi quasi il 42% degli architetti italiani (circa 64 mila), e sono la maggioranza dei nuovi immatricolati. Il cosiddetto gender-wage gap (differenza percentuale tra reddito maschile e femminile) rimane ancora elevato: nel 2015, il reddito medio annuo degli uomini è stato superiore del 57% a quello delle donne.

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