Donne ingegnere, a che punto siamo in Italia? A fare il punto è l’ultimo rapporto del CNI
Basta dare un’occhiata ai numeri relativi all’occupazione femminile in Italia per capire, subito, quanta strada dobbiamo ancora fare quando si tratta di questione di genere. Troppe donne sono oggi ostacolate quando si tratta di carriera, perché forti sono le disparità di trattamento, soprattutto in termini salariali, tra lavoratori e lavoratrici.
A tal proposito, un’attenta analisi è stata fornita dal Consiglio Nazionale Ingegneri, con il report “Universo femminile nell’ingegneria italiana: una riflessione sulla questione di genere”, a cura del Dipartimento Centro Studi Fondazione CNI.
Lo studio e i dati riportati sulle donne che operano nel settore dell’ingegneria e sulle iscritte all’Albo professionale sono l’occasione non solo per descrivere una realtà femminile in divenire, ma anche per ricordare le molte contraddizioni sociali presenti nel nostro Paese (e non solo nel nostro), in cui la parità di trattamento e l’eguaglianza delle opportunità tra donne e uomini sono ancora lontane dall’essere pratica quotidiana.
Donne ingegnere, aumentano sempre di più le laureate
Come riportato dall’analisi CNI, negli ultimi anni si è assistito ad un incremento del numero delle ragazze che si sono iscritte ai corsi universitari di ingegneria e ad un aumento del numero delle laureate.
Nei primi anni 2000 la percentuale di donne laureate in ingegneria era pari al 16% dei laureati in tali discipline. Nel 2019 si è arrivati al 28,1%. Si tratta di una quota che si è mantenuta stabile negli ultimi 10 anni e che ha definitivamente posto fine al fenomeno che ancora negli anni ’80 del secolo scorso registrava la presenza di una minoranza assai ridotta di donne nei corsi di ingegneria. Peraltro va ricordato come negli ultimi anni, in alcuni corsi, come Ingegneria Edile-Architettura, la maggioranza di immatricolazioni riguardi le ragazze.
Va detto peraltro che l’acquisizione da parte delle donne di un titolo universitario in ingegneria vede in questo momento l’Italia in una posizione “avanzata” rispetto a ciò che si registra nei principali paesi industrializzati europei.
“Negli ultimi tre anni, la quota di laureate in ingegneria in Italia è di tre o quattro punti percentuali più elevata rispetto a quanto accade in Germania, Francia, Austria, Inghilterra e più in generale nella media UE”, si legge nel report. Un trend di crescita che si registra anche con l’iscrizione delle laureate in ingegneria all’Albo professionale. “Nel 2021 la quota femminile risulta pari al 16,1% del totale; nel 2010 era il 10,8% e nel 2015 era il 13,7%”, si legge nel report.
Donne ingegnere: quando il problema è il lavoro
Da un punto di vista professionale, quindi, i numeri sembrano confermare da parte delle studentesse un interesse sempre maggiore nei confronti di questo settore. Non mancano, quindi, le donne qualificate e pronte a lanciarsi nel mondo del lavoro, mancano le opportunità.
Il problema, infatti, rimane l’inclusione e l’equità a livello professionale: “È proprio nell’ambito lavorativo che permangono le principali distorsioni e disparità di trattamento tra uomini e donne”, sottolinea infatti il CNI.
Il tasso di disoccupazione femminile è sempre più elevato di quello maschile e il settore dell’ingegneria non fa certamente eccezione. Le donne, infatti, non solo sono più scoraggiate ad entrare nel mercato del lavoro, ma sono anche più propense ad uscire dal mercato del lavoro in situazioni di crisi e tensioni.
Effetti e conseguenze della pandemia
Nell’ultimo anno e mezzo, l’emergenza Covid ha letteralmente travolto e stravolto il mondo del lavoro. E il settore dell’ingegneria non è rimasto illeso. Come in tutti settori, però, per alcuni lavoratori gli effetti della crisi sono stati maggiori.
Concentrandoci sulle donne ingegnere, secondo alcune indagini nel periodo di lockdown di marzo-maggio 2020 una donna su quattro ha meditato l’abbandono del lavoro per poter accudire la famiglia, contro una media maschile di uno su cinque.
Impossibilità e ostacoli nel conciliare la vita lavorativa con quella privata, la mancanza di sostegno adeguato e le restrizioni hanno poi peggiorato la situazione. Come se non bastasse, a questo si sono aggiunti ulteriori elementi, meno evidenti, ma che hanno influito e nel disincentivare ad entrare nel mercato del lavoro o ad incentivare l’uscita. Si tratta della maggiore difficoltà delle donne ad accedere ad avanzamenti e miglioramenti di carriera a parità di qualifiche e competenze rispetto agli uomini.
Donne ingegnere: quando il “gender gap” diventa “pay gap”
Le differenze di trattamento salariale tra uomini e donne, ovvero il c.d. “gender pay gap”, è uno degli aspetti su cui va posta maggiore attenzione nelle analisi sulle questioni di genere.
Il divario di genere non è un problema che si limita solo alle poche possibilità di fare carriera e alle agevolazioni negate. Il gender gap, infatti, si traduce spesso in pay gap. Ovvero: alle donne non è riservato solo un diverso trattamento per via del genere ma anche, a parità di competenze, una paga minore.
“È sufficiente qui citare che, tra gli ingegneri iscritti ad Inarcassa, sulla base degli ultimi dati reddituali disponibili risalenti al 2019, le donne guadagnano mediamente il 45% in meno rispetto al reddito medio annuo di un uomo. Per gli architetti il gap salariale è più contenuto, ma a livelli egualmente eclatanti, pari al 35%”, si legge nel documento pubblicato dal Consiglio Nazionale Ingegneri.
La differenza di trattamento salariale esiste ovunque ed il nostro Paese non ne è esente. Ciò che va detto è che l’Italia non fa né peggio né meglio dei Paesi più industrializzati.
Serve un intervento politico
L’Italia registra uno dei tassi generali di gender-pay gap più bassi in Europa se confrontati a molti altri Paesi a noi vicini. Ma occorre sottolineare che, paradossalmente, più le lavoratrici ed i lavoratori sono qualificati, maggiore è il differenziale salariale tra uomini e donne (sempre a sfavore delle seconde naturalmente).
In questo contesto, e considerando anche possibili scenari futuri, il CNI ha voluto sottolineare quanto sia importante oggi promuovere strumenti di politica economica e di politica sociale che favoriscano e incentivino la parità di genere è dunque auspicabile, in quanto forte è l’impressione che il mercato da solo non sarà in grado di realizzare tale obiettivo.
Il confronto con le Istituzioni, ma soprattutto il loro intervento, diventa in questo senso fondamentale.
Il report “Universo femminile nell’ingegneria italiana: una riflessione sulla questione di genere” è disponibile in free download qui di seguito