Antincendio
Incendi a Los Angeles: analisi delle cause e impatto ambientale dal punto di vista dell’esperto antincendio
I wildfires in California possono rappresentare una lezione anche per l’Italia?
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Attorno alla città di Los Angeles, California, al momento della redazione del presente articolo è ancora in corso il grave incendio che è partito il 7 gennaio scorso dal quartiere Pacific Palisades, a nord-ovest della città. Alla data del 13 gennaio risultavano più di venti vittime, quasi venti dispersi, 150mila persone hanno perso la casa, una perdita economica superiore alla cifra incredibile di 250 miliardi di dollari, estesi blackout in alcune zone della città. La superficie dei tre territori interessati dal fuoco è superiore a 9.300 ettari a Palisades, quello di Eaton 5.700 ettari e quello di Hurst (quasi sotto controllo) 323 ettari. Abbiamo visto dai media delle immagini impressionanti degli incendi a Los Angeles e dintorni: un inferno reso ancor più difficile da gestire a causa dei forti venti che spirano nella zona e che non accennano ad attenuarsi.
Le operazioni di lotta agli incendi impegnano alcune migliaia di operatori (non solo vigili del fuoco ma anche altri soggetti, anche detenuti delle carceri), più di mille automezzi, decine di elicotteri e aerei.
Non vogliamo in questa sede né ricostruire giornalisticamente la vicenda né individuare le responsabilità. Ai fini di questo articolo è più utile invece azzardare dei ragionamenti che possano interessare più in generale la grande tematica della sicurezza antincendio.
Ecco di seguito di cosa parleremo:
A causa della pestilenza era difficoltoso reperire volontari che potessero contribuire alla lotta contro gli incendi delle abitazioni. Inoltre, si aggiunga il fatto che il sindaco non ordinò subito l’abbattimento delle costruzioni vicine a quelle incendiate, prassi invece normale all’epoca, al fine di realizzare delle “fasce di separazione”.
In quel caso, oltre alla combustibilità e alla scarsa umidità delle travi lignee del tetto, l’esito dell’incendio è da addebitarsi anche alla mancanza di alcune misure di protezione attiva, alla scarsa formazione degli addetti interni nell’interpretare i segnali di allarme emessi dal sistema di rivelazione incendi, dalla difficoltà di approvvigionamento idrico per spegnere il fuoco, dall’assenza di rete idranti interna e di colonne a secco, dalla presenza di materiali metallici (rame e lega di piombo) che fondendo diffondevano l’incendio e comportavano grandi rischi per chi cercava di accedere all’edificio per circoscrivere i danni e salvare la torre nord, per evitare il rischio di crollo dell’intera costruzione.
Per concludere l’articolo riprendiamo l’argomento iniziale, ovvero gli incendi esterni.
Oltre al tema dell’incendio di un oggetto esterno ma adiacente al perimetro di un fabbricato (veicolo, cassonetto, recinzione, deposito, eccetera) di cui già abbiamo parlato, è da qualche anno che a livello mondiale si studia il tema degli incendi di interfaccia, ovvero tra le aree rurali e quelle urbane. Tale tipo di incendio può avere origine sia in prossimità dell’insediamento urbano-rurale, sia come incendio boschivo che successivamente può interessare, per propagazione, le zone di interfaccia (art. 1 c.2 lett. b L.r. Piemonte 15/2018).
Negli incendi di interfaccia, in particolare, sono proprio i residenti ad avere una responsabilità molto grande: che un incendio si trasformi in un disastro o costituisca invece un evento limitato facilmente gestibile dipende da quanto essi stessi si sono preparati. La corretta gestione delle aree verdi intorno alle abitazioni, il modo in cui queste sono progettate e costruite dipende direttamente da chi vi abita. La certezza che durante l’emergenza esista un “Sistema” in grado di fronteggiare la situazione e che gli operatori sappiano esattamente cosa fare, aiuta moltissimo a ridurre l’inevitabile panico nella popolazione, ma questa situazione si raggiunge solo dopo un lungo e paziente lavoro di formazione ed educazione mirato e specifico: amministratori, studenti, proprietari di seconde case, residenti, agricoltori, imprenditori e chiunque possa essere interessato.
- Gli incendi nel passato e l’incendio di Londra nel 1666
- L’incendio di Notre Dame de Paris nel 2019
- L’incendio alla Torre dei Moro a Milano
- Quali sono i fattori decisivi per un importante sviluppo dell’incendio?
- Quali possono essere i rischi da considerare?
- Quali differenze tra edilizia storica ed edilizia attuale?
- Il rischio incendio negli edifici storici
- Quali soluzioni per gli edifici storici?
- E quali soluzioni antincendio per gli edifici non storici?
- Concetti e soluzioni di prevenzione incendi
- Gli incendi esterni agli edifici
Gli incendi nel passato e il grande incendio di Londra nel 1666
Incendi boschivi con esito nefasto se ne possono citare molteplici, in particolare nell’area del mediterraneo e nel nostro fragile Paese. Se poi vogliamo estendere l’analisi anche agli incendi cittadini che presentano similitudini con quello di Los Angeles, come non ricordare quello che nel 1666 ha distrutto gran parte della città di Londra. Già nel 1212 accadde un incendio con esito analogo. L’incendio del 1666 ebbe anche una conseguenza positiva: la morte dei ratti fermò il propagarsi della peste, che all’epoca infestava la popolazione. In quel caso tutto iniziò da un piccolo focolaio nella casa di un fornaio ma, anche in quel caso in concomitanza di forte vento, fu impossibile da controllare da parte delle squadre antincendio cittadine e dalla stessa popolazione.
A causa della pestilenza era difficoltoso reperire volontari che potessero contribuire alla lotta contro gli incendi delle abitazioni. Inoltre, si aggiunga il fatto che il sindaco non ordinò subito l’abbattimento delle costruzioni vicine a quelle incendiate, prassi invece normale all’epoca, al fine di realizzare delle “fasce di separazione”.
L’incendio di Notre Dame de Paris nel 2019
Il 15 aprile 2019 un incendio originatosi da un ponteggio nel sottotetto dell’edificio ha velocemente interessato gran parte della copertura della cattedrale prima che qualcuno chiamasse i soccorsi ed i vigili del fuoco militari di Parigi (e quelli civili delle province vicine) potessero attuare un’azione di contenimento per salvare il monumento.
In quel caso, oltre alla combustibilità e alla scarsa umidità delle travi lignee del tetto, l’esito dell’incendio è da addebitarsi anche alla mancanza di alcune misure di protezione attiva, alla scarsa formazione degli addetti interni nell’interpretare i segnali di allarme emessi dal sistema di rivelazione incendi, dalla difficoltà di approvvigionamento idrico per spegnere il fuoco, dall’assenza di rete idranti interna e di colonne a secco, dalla presenza di materiali metallici (rame e lega di piombo) che fondendo diffondevano l’incendio e comportavano grandi rischi per chi cercava di accedere all’edificio per circoscrivere i danni e salvare la torre nord, per evitare il rischio di crollo dell’intera costruzione.
L’incendio alla Torre dei Moro a Milano
Se vogliamo saltare a eventi più recenti, ricordiamo anche l’incendio della torre dei Moro a Milano, il 29 agosto 2021. Anche se sulla causa non c’è ancora certezza ma si possono fare solo delle ipotesi basate sul lavoro degli investigatori del NIA, il forte vento ha amplificato le difficoltà nelle operazioni di spegnimento di un incendio che ha avuto anche altre importanti cause del suo veloce e disastroso sviluppo, come verrà appurato dal processo in corso.
Quali sono i fattori decisivi per un importante sviluppo dell’incendio?
Sebbene quelli sopra citati siano eventi di tipo diverso con differenti cause e modalità di sviluppo , possiamo tentare di analizzare quali sono i fattori che possono trasformare un piccolo e innocente focolaio in un incendio talmente esteso che non è più controllabile. Se l’incendio viene gestito, controllato e contenuto fin dalle fasi iniziali, si evitano le conseguenze drammatiche che abbiamo raccontato. In analogia ad un incendio boschivo che si estende per diversi ettari, anche un incendio che coinvolge, per esempio, un edificio alto per tutto il suo sviluppo, è difficilmente controllabile, pur con le migliori tecnologie antincendio. In quest’ultimo caso la strategia è quella di progettare l’edificio (in particolare il suo involucro) in modo tale da impedire o rallentare la fuoriuscita dell’incendio originatosi all’interno, in quanto se il fuoco coinvolge i materiali combustibili all’esterno (facciate, coperture, balconi, porticati…), si può estendere in tutte le direzioni, addirittura verso il basso se il materiale incendiato fonde o viene trasportato ancora in fiamme o incandescente dal vento.Quali possono essere i rischi incendio da considerare?
Estendendo il ragionamento possiamo individuare i seguenti rischi da considerare in una consapevole valutazione del rischio di incendio:- Presenza di oggetti combustibili in adiacenza agli edifici (vetture, cassonetti, recinzioni, depositi impropri, fonti specifiche di rischio, vegetazione ad alto fusto, ….);
- Assenza di distanze di separazione tra ambiti soggetti a rischio di incendio (ricordiamo le fasce di separazione previste dalla strategia antincendio di Londra nel 1666 e le zone con vegetazione bassa consigliate nel caso degli incendi boschivi);
- Utilizzo di materiali facilmente combustibili nelle nuove costruzioni (per esempio rivestimento di facciata, materiali isolanti, frangisole, ecc…) e nelle costruzioni antiche (strutture lignee molto secche, cannicciati, paglia, tessuti e altri materiali analoghi);
- Assenza di sistemi per la rivelazione tempestiva dell’incendio;
- Ridotta preparazione degli operatori delegati alla lotta antincendio;
- Impianti non realizzati a regola d’arte e/o non correttamente progettati;
- Mancanza di disponibilità di agenti estinguenti adeguati (rete idranti, estintori, ecc…);
- Mancanza di separazioni antincendio interne, utili a circoscrivere l’incendio per un lasso di tempo predefinito o loro realizzazione non a regola d’arte;
- Presenza di forometrie e passaggi impiantistici privi di protezione o sigillatura;
- Utilizzo o abuso di elettrodomestici e altri dispositivi alimentati elettricamente;
- Presenza di lavorazioni in corso (per esempio nel caso di un cantiere di ristrutturazione).
Dal punto di vista antincendio quali differenze ci sono tra edilizia storica ed edilizia attuale?
Dalle foto circolate nei media relativamente agli incendi a Los Angeles abbiamo potuto notare alcuni edifici o elementi costruttivi che svettano quasi intatti circondati dalla devastazione più totale: camini in muratura o interi fabbricati realizzati in cemento armato e/o muratura. La maggior parte degli edifici bruciati pare fossero stati realizzati con una tecnologia tipica del luogo, ovvero elementi portanti, tetto e partizioni interne in legno; a tali edifici il fuoco non ha lasciato scampo.Perché negli USA costruiscono con il legno?
Ma perché negli USA costruiscono con il legno? Per vari motivi, per l’assenza di tassazione sulla casa (al contrario degli edifici in cemento armato e muratura), perché è un materiale facilmente reperibile sul posto, perché per gli americani la casa non è destinata a durare per sempre. Gli americani sono un “popolo mobile”, amano spostarsi in continuazione, e amano costruirsi e smontare la casa da soli. Molti americani la domenica si costruiscono la veranda, aggiungono un locale, ampliano il garage.Sarebbe potuto accadere in Italia? Probabilmente no, perché c’è una cultura edilizia differente
La tecnologia costruttiva, ed in generale la cultura edilizia, in Italia è differente. Gli edifici in muratura ed in cemento armato, nativamente resistono all’incendio meglio del legno, che brucia, sebbene non velocemente e si autoprotegge con la carbonizzazione della sua superficie esposta, ma comunque brucia, soprattutto se con bassa percentuale di umidità. Due fabbricati adiacenti, in Italia, sono solitamente separati da una parete in muratura, pertanto è molto probabile che al momento dell’avvio delle operazioni dei VVF l’incendio sia ancora circoscritto all’ambito inizialmente interessato. Dobbiamo però evidenziare un fattore importante che può influire comunque sullo sviluppo e la propagazione dell’incendio all’intero edificio e a quelli vicini: le chiusure d’ambito, ovvero le facciate, coperture, balconi, logge, porticati, insomma l’involucro esterno.I rischi degli ultimi trend della progettazione di involucri esterni
Mentre in passato le facciate erano tradizionalmente in muratura e prive di significative quantità di materiali combustibili, negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un progressivo incremento di energia potenziale (potere calorifico) presente sull’involucro: nuovi strati combustibili, strati isolanti e coibenti, rivestimenti, strati di finitura e di protezione dalle intemperie, fino alle facciate vegetate. Il potere calorifico è l’energia che si può ricavare convertendo completamente una massa unitaria di un vettore energetico (per esempio un elemento solido combustibile) in condizioni standard.Il rischio incendio negli edifici storici
Gli edifici storici presentano dei rischi specifici a causa di:- la tecnologia costruttiva dell’epoca: strutture portanti lignee (sottotetti in particolare ma anche orizzontamenti intermedi), elementi secondari facilmente combustibili (cannicciati, tessuti di rivestimento, paglia, corteccia o lana per isolamento, eccetera);
- vincoli artistici che limitano le possibilità di intervento per installare misure mitigative e protettive;
- presenza di cantieri di restauro e relative lavorazioni a rischio (si ricordi l’incendio della cappella della Sindone a Torino nell’aprile 1997 o la già citata Notre Dame nel 2019);
- difficoltà di approvvigionamento idrico (rete idranti interna e rete idranti comunale solitamente assente nei centri storici delle città);
- difficoltà di raggiungimento e accostamento da parte degli automezzi antincendio;
- difficoltà di accesso ai piani da parte dei soccorritori;
- impossibilità di sostituire i serramenti interni storici con nuovi serramenti tagliafuoco;
- difficoltà nell’installazione di nuovi impianti di protezione attiva (rivelazione incendi, allarme, spegnimento, diffusione sonora…).
Quali soluzioni antincendio per gli edifici storici? Venezia come apripista per il nuovo CPI
Si ritiene utile anche evidenziare come, anche a causa di numerosi incendi che nei decenni passati coinvolsero alcuni edifici storici della città di Venezia, sia aumentata nel nostro Paese la sensibilità sul tema della protezione antincendio degli edifici storici e della necessità di disporre di una rete idranti comunale a servizio delle operazioni dei VVF. Anche da questi incendi è scaturita l’azione che ha condotto il CNVVF ad emanare il DM 3/8/2015, che reca il cosiddetto Codice di prevenzione incendi. Sebbene tutto sia sempre migliorabile, la normativa italiana si fa forte, infatti, della recente pubblicazione del cosiddetto Codice di prevenzione incendi, che ha il merito di:- Aver sottolineato l’importanza della valutazione dei rischi, specifica e a cura del progettista antincendio, stto la sua esclusiva responsabilità;
- Aver introdotto un approccio pragmatico e olistico alla sicurezza antincendio, ovvero tutte le scelte del professionista antincendio vanno considerate nel loro insieme in quanto le misure antincendio devono operare in sinergia e non solo con un approccio prescrittivo- tabellare.
- la RTV.10: Musei, gallerie, esposizioni, mostre, biblioteche e archivi in edifici tutelati, con la possibilità di studiare “soluzioni alternative” rispetto a quelle standard di tipo prescrittivo;
- la RTV.12: Altre attività in edifici tutelati, con specifiche regole sui sottotetti e la richiesta di predisporre il “Piano di limitazione dei danni”.
E quali soluzioni antincendio per gli edifici non storici?
Come già scritto sopra, l’attuale e progressivo incremento di materiali combustibili in facciata ha condotto anche alla pubblicazione di una regola tecnica antincendio dedicata alle chiusure d’ambito:- 13: Chiusure d’ambito degli edifici civili.
Concetti e soluzioni di prevenzione incendi
Da questa disamina possono discendere alcuni concetti fondamentali per una corretta prevenzione incendi che abbia l’obiettivo di circoscrivere l’incendio (la salvezza delle persone esula dagli scopi del presente articolo, pur essendo l’obiettivo primario della prevenzione incendi):- Utilizzare materiali poco combustibili;
- Prevedere le modalità di propagazione dell’incendio (anche in facciata o per cedimento di elementi costruttivi o per gocciolamento incandescente);
- Suddividere l’edificio in più ambiti per mezzo di barriere antincendio (partizioni resistenti all’incendio);
- Rispettare la regola dell’arte nella costruzione (per esempio sigillare bene le forometrie e considerare i giunti di facciata, i giunti strutturali, l’attacco solaio-facciata e quello serramento-facciata);
- Attenzione particolare ai sottottetti, che possono costituire sia luogo di origine dell’incendio che via privilegiata di propagazione dello stesso;
- Considerare l’installazione di un sistema per l’allertamento tempestivo in caso di incendio, in modo da allertare velocemente i VVF;
- Prevedere misure specifiche per le aree a rischio particolare (vedi la regola tecnica RTV.1 per maggiori dettagli);
- Integrare, laddove possibile, le misure antincendio passive con quelle attive ed automatiche, atte al controllo dell’incendio fino all’arrivo dei VVF (impianti sprinkler e altre tipologie di estinguente adatto anche ai beni da preservare);
- Assicurare la disponibilità di presidi per un primo intervento sull’incendio (estintori, naspi, eccetera);
- Assicurare l’alimentazione idrica per i VVF (rete idranti, colonne a secco per agevolare l’intervento ai livelli distanti dal piano di accesso esterno).
Gli incendi di interfaccia ovvero all’esterno degli edifici
Per concludere l’articolo riprendiamo l’argomento iniziale, ovvero gli incendi esterni.
Oltre al tema dell’incendio di un oggetto esterno ma adiacente al perimetro di un fabbricato (veicolo, cassonetto, recinzione, deposito, eccetera) di cui già abbiamo parlato, è da qualche anno che a livello mondiale si studia il tema degli incendi di interfaccia, ovvero tra le aree rurali e quelle urbane. Tale tipo di incendio può avere origine sia in prossimità dell’insediamento urbano-rurale, sia come incendio boschivo che successivamente può interessare, per propagazione, le zone di interfaccia (art. 1 c.2 lett. b L.r. Piemonte 15/2018).
Negli incendi di interfaccia, in particolare, sono proprio i residenti ad avere una responsabilità molto grande: che un incendio si trasformi in un disastro o costituisca invece un evento limitato facilmente gestibile dipende da quanto essi stessi si sono preparati. La corretta gestione delle aree verdi intorno alle abitazioni, il modo in cui queste sono progettate e costruite dipende direttamente da chi vi abita. La certezza che durante l’emergenza esista un “Sistema” in grado di fronteggiare la situazione e che gli operatori sappiano esattamente cosa fare, aiuta moltissimo a ridurre l’inevitabile panico nella popolazione, ma questa situazione si raggiunge solo dopo un lungo e paziente lavoro di formazione ed educazione mirato e specifico: amministratori, studenti, proprietari di seconde case, residenti, agricoltori, imprenditori e chiunque possa essere interessato.

