Whistleblowing, dati in aumento nel quarto rapporto Anac
Crescono in maniera esponenziale le segnalazioni relative al whistleblowing, la denuncia compiuta da un lavoratore che si accorge di una frode, un rischio o una situazione di pericolo che possa arrecare danno all’azienda o all’ente per cui lavora, nonché a clienti, colleghi, cittadini, e qualunque altra categoria di soggetti. Nei giorni scorsi l’Anac ha presentato il quarto rapporto sull’argomento: nel 2018 l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha ricevuto 783 segnalazioni di whistleblowing (in media 65 al mese), più del doppio rispetto alle 364 del 2017. Nei primi sei mesi del 2019 ne sono giunte già 439 (73 al mese). In media, si tratta di oltre due segnalazioni di illeciti al giorno.
Il whistleblowing e l’Anac
La legge 179/2017 ha affidato all’Autorità nazionale anticorruzione il compito di verificare eventuali misure discriminatorie nei confronti degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro. In caso di ritorsioni, l’Anac può applicare al responsabile che ha adottato il provvedimento una sanzione amministrativa pecuniaria da 5 a 30 mila euro e da 10 a 50 mila euro in caso di mancata analisi delle segnalazioni ricevute.
Geografia e tipologia del whistleblower
Attualmente l’82% delle segnalazioni arrivano tramite un’apposita applicazione informatica protetta che l’Anac ha messo a disposizione sul suo sito. Di queste, nei primi sei mesi del 2019 ben il 51,7% arriva dal Sud e dalle Isole (nel 2018 il dato era fermo al 41,3%); il 26% dal Nord (nel 2018 erano il 32,1%); dal Centro le segnalazioni toccano quota 20,1% rispetto al 22,9% dell’anno precedente. In più della metà dei casi il whistleblower è un dipendente pubblico (55,3% delle segnalazioni), un lavoratore/collaboratore di una impresa fornitrice della Pubblica amministrazione (14,2%) o un dipendente di società controllate o partecipate 14%. I dirigenti sono poco più del 5%. Da rilevare come nel primo semestre 2019 siano già giunte 15 segnalazioni (4,2%) da militari e appartenenti alle Forze dell’ordine. In tutto il 2018 erano state 11.
Le segnalazioni più frequenti per il whistleblowing
Tra le tipologie di illeciti segnalati i più frequenti sono gli appalti illegittimi (22,6%). In calo i casi di corruzione, cattiva amministrazione ed abuso di potere (passati dal 24,1% del 2018 al 18,7% del 2019). A seguire, concorsi illegittimi (12,3%), cattiva gestione delle risorse pubbliche o vicende di danno erariale (11,5%) e i conflitti di interessi (9%). Oltre un terzo delle segnalazioni arriva da dipendenti di Regioni ed enti locali (38,3%). In aumento la voce “altre amministrazioni ed enti pubblici” (ministeri, enti previdenziali, autorità indipendenti, agenzie pubbliche, etc.), salite dal 17,6 al 27,7%.
L’aumento delle segnalazioni
Uno degli aspetti più interessanti è rappresentato dall’aumento delle segnalazioni che l’Anac, dopo averne riscontrato la fondatezza, ha inviato per approfondimenti di natura penale o contabile. Nel 2018 sono state inviate 20 segnalazioni alla Procura della Repubblica e 19 alla Corte dei Conti. Nei primi 6 mesi del 2019 gli invii alla Procura sono già stati 33 e quelli alla Corte dei Conti sono 29.
Tra le principali segnalazioni trasmesse dall’Anac:
- Pressioni per la riammissione di un concorrente legittimamente escluso da una gara;
- utilizzo illegittimo di permessi sindacali;
- nomina illegittima di un comandante del corpo di Polizia Municipale;
- sssunzioni senza procedura di selezione e in carenza di requisiti;
- favoritismi in favore di alcuni operatori del commercio ambulante;
- presunti concorsi truccati.
Le amministrazioni monitorate
La norma consente di effettuare segnalazioni di illeciti anche all’amministrazione di appartenenza. Tra le segnalazioni più significative nel 2018, ecco le 11 del Ministero dell’Economia, tra le quali ricordiamo l’abuso e/o omissione di atti d’ufficio; fermi amministrativi eseguiti illecitamente; irregolarità contabili. Dall’Agenzia delle Entrate sono arrivate 35 segnalazioni (di cui 30 anonime). Tra queste: falsa attestazione di presenza in ufficio (mancate timbrature, ritardi non sanzionati); assenze per malattie fittizie; accesso abusivo a sistemi informatici in dotazione; abuso d’ufficio. All’esito degli accertamenti, nel 58% dei casi sono stati rinvenuti elementi di riscontro.
L’assunzione di buone pratiche
Il whistleblowing può diventare anche un incentivo ad assumere buone pratiche, da parte delle amministrazioni locali, nelle procedure amministrative. Nel quarto rapporto dell’Anac si sottolineano i casi dei Comuni di Milano, dove è stato sollecitato un monitoraggio sui collaudi di opere pubbliche e sulla rilevazione delle presenze, e di Catania, con l’introduzione di controlli per verificare il pagamento delle imposte sulla pubblicità in occasione degli eventi sportivi. Nella Regione Basilicata sono state riviste le procedure relative alle pratiche di autorizzazione.
Whistleblowing e le principali criticità emerse
Non solo buone pratiche e atteggiamento favorevole verso il whistleblowing. L’Anac riferisce di una serie di criticità emerse in vari enti. Tra queste, l’Inps ha rilevato segnalazioni effettuate con l’intento di far apparire come misure ritorsive i procedimenti disciplinari già intrapresi o nell’imminenza di essere avviati. La Regione Friuli Venezia Giulia riferisce di segnalazioni basate su mere supposizioni, senza una reale conoscenza dei fatti denunciati. Inoltre “la segnalazione è vista ancora come l’atto del delatore e non come quello di chi desidera migliorare l’amministrazione pubblica”.

