Appalti pubblici: quando la corruzione passa anche dalle ristrutturazioni
Tra gli ultimi atti della presidenza dell’Anac pro tempore di Francesco Merloni c’è stata la presentazione alla Camera dei Deputati della relazione annuale sull’attività svolta da Autorità Nazionale Anticorruzione nel 2019. Il documento offre un quadro ampio delle attività svolte dall’Autorità, dei livelli di corruzione in Italia e delle misure intraprese per favorire il consolidarsi di una cultura della legalità. Un’attenzione particolare è stata dedicata poi allo stato degli appalti pubblici, con un focus specifico sulle conseguenze della pandemia sulle gare.
La corruzione in Italia: dati (ancora) preoccupanti
Citando i dati dell’ultimo Transparency International, “ai significativi progressi degli anni scorsi, si aggiunge l’ulteriore, seppur lieve, avanzamento dell’Italia nel 2019, salita da 52 a 53 punti. Ciò nonostante, – chiosa Merloni – siamo ancora a metà classifica, quindi ben lontani dagli standard che merita un paese avanzato come il nostro”.
Fatti corruttivi che si sono registrati persino nell’attuale fase emergenziale, a conferma di quanto il fenomeno continui ad essere una vera e propria ‘piaga sociale’.
Peraltro, il fenomeno corruttivo italiano si caratterizza per essere polverizzato e multiforme, coinvolgendo quasi tutte le aree territoriali del Paese.
Ma il dato che suscita maggior allarme è l’estrema economicità dell’atto corruttivo: “Il valore della tangente – spiega Merloni – è di frequente molto basso e assume sempre di più forme diverse dalla classica dazione di denaro, come l’assunzione di amici e parenti. Desta particolare allarme il fatto che la funzione pubblica sia venduta per molto poco, 2.000 o 3.000 euro, a volte anche per soli 50 o 100 euro. Tra le contropartite più singolari (riscontrate nel 21% dei casi esaminati), figurano ristrutturazioni edilizie, riparazioni, trasporto mobili, pasti, pernottamenti e buoni benzina. Pensate che in un caso segnalato quest’anno, in cambio di un’informazione riservata è stato persino offerto un abbacchio!”.
Conclude quindi Merloni sulla necessità di mantenere alta l’attenzione, soprattutto in un periodo di emergenza come quello attuale, in cui “le organizzazioni criminali ricorrono sempre più spesso a sistemi corruttivi per raggiungere i loro scopi, approfittando anche delle situazioni emergenziali come quella in corso, con effetti devastanti sul sistema economico e sulle imprese sane, già pesantemente colpite dalla crisi”.
Il ruolo del whistleblowing
Un utile strumento alla lotta alla corruzione è rappresentato dal whistleblowing. Si tratta di uno strumento peculiare, rivolto a soggetti (i dipendenti pubblici) in possesso di informazioni qualificate sugli eventuali illeciti commessi dalla P.A: dal 2015 sono aumentate esponenzialmente le segnalazioni e di conseguenza i fascicoli istruttori aperti (oltre 2.300).
Ulteriori notizie positive si ricavano dall’utilizzo e il sempre più ampio ricorso ad altre prassi e strumenti, quali “la vigilanza collaborativa, il precontenzioso, il potere di impugnativa degli atti di gara, i prezzi di riferimento e la gestione commissariale delle imprese”.
In sintesi, l’obiettivo – conclude Merloni – è quello di agire in maniera sempre più massiva sulla prevenzione “per creare nelle amministrazioni un clima nel quale sia sempre più difficile per i funzionari (tutti, politici e professionali) adottare condotte di tipo corruttivo”.
Il mercato degli appalti pubblici
La Relazione fornisce utili indicazioni per agevolare la ripresa economica, evidenziano ancora una volta la necessità di accelerare il processo di digitalizzazione delle gare, cui conseguirebbe una maggiore trasparenza dei procedimenti amministrativi, oltre ad una crescente tutela della concorrenza e una significativa diminuzione del contenzioso.
Viene, inoltre, fatto esplicito cenno alla necessità di ridurre notevolmente i tempi di verifica dei requisiti nei casi in cui l’aggiudicatario di un appalto sia già stato esaminato con esito positivo in una procedura di gara.
Strumento interessante è quello richiamato dall’ANAC già con il Comunicato del Presidente del 1° aprile 2020, nel quale l’Autorità manifestava la propria disponibilità ad incrementare l’attività di vigilanza collaborativa ex art. 213 del D.lgs. 50/2016 a favore delle stazioni appaltanti che ne facciano richiesta.
Tale strumento, è stato utilizzato in particolar modo con la Protezione Civile, in relazione ai provvedimenti connessi agli affidamenti funzionali alla gestione dell’emergenza sanitaria, che sono stati svolti in deroga, totale o parziale, alle disposizioni del Codice dei contratti.
Le procedure di somma urgenza e gli appalti pubblici
Grande risalto all’utilizzo delle procedure di somma urgenza previste dall’articolo 163 del Codice, utili all’approvvigionamento tempestivo di beni e servizi necessari in una data situazione emergenziale.
In tali tipi di procedure, l’Autorità riveste in un ruolo di primo piano, in quanto l’amministrazione procedente è tenuta a trasmettere all’ANAC la documentazione relativa all’acquisto al fine di consentire alla stessa di valutare, anche attraverso indagini di mercato, la congruità del prezzo di acquisto e di rendere il relativo parere entro il termine di sessanta giorni. In questo arco di tempo, è consentita la liquidazione del 50% dell’importo contrattuale mentre il restante 50%, può essere saldato a seguito di parere favorevole.
Attraverso tale meccanismo si coniuga pertanto l’esigenza di immediatezza nell’acquisizione dei beni e servizi con quella di una verifica “successiva” in ordine alla correttezza del prezzo concordato, con la possibilità di correggere eventuali distorsioni derivanti dallo “sfruttamento” della situazione di urgenza a base dell’aumento eccessivo dei prezzi non riconducibile a motivazioni di ordine strutturale.

