Modelli e strategie
Strategia nazionale di sviluppo sostenibile: il benessere va oltre il “PIL”
Strutturata in 5 aree di intevento, la Strategia lancia una visione di sviluppo sostenibile quale interrelazione tra dinamiche economiche, crescita sociale e qualità ambientale
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Il 2 ottobre 2017 il Consiglio dei Ministri ha approvato la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (SNSvS): il testo è stato varato dopo un processo di consultazione con associazioni, enti locali e mondo della ricerca. Si tratta, si legge nel comunicato, di un provvedimento “che rappresenta lo strumento strategico per dare attuazione agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite”. Nel documento vengono individuate cinque aree di intervento: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace, Partnership.
Agenda 2030: il Programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità
Dal 1992, anno in cui a Rio de Janeiro si è tenuta la United Nations Conference on Environment and Development, numerose sono state le iniziative internazionali finalizzate alla diffusione del concetto di sviluppo sostenibile.
L’ultima in ordine di tempo è Agenda 2030, un Programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritto nel settembre 2015 dai Governi di 193 Paesi membri dell’ONU. La caratterizzano 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – contenuti in un Programma d’azione articolato in 169 obiettivi, declinati tenendo in considerazione i tre pilastri dello sviluppo sostenibile, ossia economia, ambiente ed aspetti sociali.
L’adozione della nuova Agenda 2030 e degli obiettivi connessi ha posto l’Unione europea e quindi l’Italia, di fronte a molteplici sfide:
Il percorso di Agenda 2030 nel nostro paese
Un passo importante per l’attuazione di Agenda 2030 nel nostro paese è stata la Legge di bilancio 2017, emanata nel 2016 e, nel corso del 2017, l’impegno congiunto di amministrazioni centrali, Regioni, società civile, mondo della ricerca per la definizione della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile. Tale documento, insieme alla Legge di bilancio 2017, rappresenta il percorso per “includere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile nei propri programmi a breve-medio-lungo termine”.
La Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, si basa su un approccio multidimensionale per superare le disuguaglianze economiche, ambientali e sociali e perseguire così uno sviluppo sostenibile, equilibrato ed inclusivo. Tale approccio implica l’utilizzo di un’ampia gamma di strumenti, comprese le politiche di bilancio e le riforme strutturali.
Già nel prossimo quinquennio, come si legge nel documento,
L’adozione della nuova Agenda 2030 e degli obiettivi connessi ha posto l’Unione europea e quindi l’Italia, di fronte a molteplici sfide:
- includere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile nei propri programmi a breve-medio-lungo termine, integrando competenze e punti di vista differenti per disegnare politiche adeguate per il loro raggiungimento;
- definire sul piano concettuale un nuovo modello di sviluppo che vada “oltre il PIL”, cioè che eviti di basarsi unicamente su una crescita quantitativa;
- essere credibili a livello internazionale, così da poter promuovere i propri valori in tutto il mondo e sostenere il cambiamento globale, con pratiche concrete che migliorino la qualità della vita delle persone.
“La Strategia nazionale per lo Sviluppo Sostenibile approvata in Consiglio dei Ministri è il documento attorno al quale edificare l’Italia dei prossimi decenni: non un libro dei sogni, ma l’indirizzo preciso fornito da istituzioni e società civile per raggiungere gli obiettivi dell’Onu e onorare l’Accordo di Parigi sul Clima”.Strategia per lo sviluppo sostenibile: le “5 P” Il piano prende le mosse dall’aggiornamento della precedente “Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia 2002-2010″, ma ne amplia il raggio d’azione, integrando gli obiettivi contenuti nella Agenda 2030 delle Nazioni Unite. In particolare si autodefinisce come
“lo strumento principale per la creazione di un nuovo modello economico circolare, a basse emissioni di CO2, resiliente ai cambiamenti climatici e agli altri cambiamenti globali”.Per orientare nella giusta direzione gli sforzi di questa transizione economica-ambientale, la Strategia di sviluppo sostenibile definisce 5 aree di intervento – Persone, Pianeta, Prosperità, Pace, Partnership – ciscuna impostata sua un sistema di scelte strategiche declinate in obiettivi nazionali.
“Le cinque ‘P’ su cui è strutturata questa Strategia e rispetto alle quali ora verranno individuati target e conseguenti azioni di monitoraggio richiamano alla profonda interrelazione tra dinamiche economiche, crescita sociale e qualità ambientale. Il documento fissa tra i pilastri dello sviluppo futuro la centralità della persona con il contrasto a povertà ed esclusione, come anche la salute del Pianeta che passa dalla tutela delle risorse naturali, a partire dal territorio e dall’acqua”, precisa Galletti.
| Oltre il PIL, le “5 P” | |
| Persone | Azzerare la povertà e ridurre l’esclusione sociale eliminando i divari territoriali; Garantire le condizioni per lo sviluppo del potenziale umano; Promuovere la salute e il benessere. |
| Pianeta | Arrestare la perdita di biodiversità; Garantire una gestione sostenibile delle risorse naturali; Creare comunità e territori resilienti, custodire i paesaggi |
| Prosperità | Finanziare e promuovere ricerca e innovazione; Garantire piena occupazione e formazione di qualità; Affermare modelli sostenibili di produzione e consumo; Decarbonizzare l’economia. |
| Pace | Promuovere una società non violenta e inclusiva; Eliminare ogni forma di discriminazione; Assicurare la legalità e la giustizia. |
| Partnership | Governance, diritti e lotta alle disuguaglianze; Migrazione e Sviluppo; Salute; Istruzione; Agricoltura sostenibile e sicurezza alimentare; Ambiente, cambiamenti climatici ed energia per lo sviluppo; La salvaguardia del patrimonio culturale e naturale; Il settore privato. |
“l’obiettivo primario sarà quello di migliorare le condizioni di benessere socio-economico che caratterizzano il nostro Paese: ridurre povertà, disuguaglianze, discriminazione e disoccupazione (soprattutto femminile e giovanile); assicurare la sostenibilità ambientale; ricreare la fiducia nelle istituzioni; rafforzare le opportunità di crescita professionale, studio, formazione; restituire competitività alle imprese attraverso una quarta rivoluzione industriale basata su tecnologie innovative e sostenibili. Il presente documento propone in modo sintetico una visione per un nuovo modello economico circolare, a basse emissioni di CO2, resiliente ai cambiamenti climatici e agli altri cambiamenti globali causa di crisi locali come, ad esempio, la perdita di biodiversità, la modificazione dei cicli biogeochimici fondamentali (carbonio, azoto, fosforo) e i cambiamenti nell’utilizzo del suolo”.Le prossime fasi Dopo l’approvazione in CdM, seguirà ora una seconda fase, coordinata dalla Presidenza del Consiglio, per quantificare i target, individuando metodi condivisi per il loro monitoraggio e per la valutazione del contributo delle politiche attuali e future al loro raggiungimento. Per valutare i progressi e gli sforzi compiuti nelle direzioni individuate,
“il Governo si impegna ad assicurare annualmente una rendicontazione e un monitoraggio delle azioni intraprese e dei risultati ottenuti in attuazione della Strategia, attraverso un definito e rappresentativo set di indicatori che andrà armonizzato con gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES)”.
