Siccità e desertificazione
La Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione e la siccità (UNCDD-COP16), tenutasi a Riad in Arabia Saudita il 2-13 dicembre 2024 è lo spunto per approfondire il tema della siccità, tra cambiamenti climatici, sfruttamento delle risorse idriche e dei suoli.
La Conferenza delle Parti ONU contro desertificazione e siccità
Cambiamenti climatici, sfruttamento eccessivo delle risorse idriche e consumo di suolo sono le tre concause che ne favoriscono l’avanzata. La siccità però non tiene conto dei confini e non lascia immune dai suoi impatti alcun Paese o Regione, indipendentemente dal livello di sviluppo. Per questo motivo bisogna agire in fretta ponendo freno al fenomeno in larga espansione, che genera impatti sociali come povertà e migrazione.
L’occasione per trattare della siccità e delle sue conseguenze viene offerta dalla Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione e la siccità (UNCDD-COP16) di Riad in Arabia Saudita (2-13 dicembre 2024). L’evento puntava a mobilitare governi, imprese e comunità di tutto il mondo per accelerare l’azione per il ripristino del territorio e la resilienza alla siccità, come pietra angolare della sicurezza alimentare, idrica ed energetica. Come ha dichiarato il Segretario esecutivo dell’UNCCD, Ibrahim Thiaw, “oggi stiamo perdendo terre fertili a un ritmo allarmante, mettendo a repentaglio la stabilità, la prosperità e la sostenibilità globale. La UNCCD-COP16 di Riad avrebbe dovuto segnare un punto di svolta nel modo in cui trattiamo la nostra risorsa più preziosa – la terra – e le modalità con cui affrontiamo insieme l’emergenza globale della siccità.
Tipologie e cause della siccità
Alle diverse tipologie di siccità corrispondono cause differenti. Si distingue tra:
– Siccità meteorologica o atmosferica: si verifica quando le precipitazioni (pioggia, neve, ecc.) sono molto scarse per un lungo periodo in un’area. La durata di un episodio può variare da alcuni mesi a un anno intero. Può essere associata anche ai cambiamenti climatici.
– Siccità edafica: essa è dovuta all’aridità del terreno che, secondo la UNCCD-COP16, interesserebbe i tre quarti delle terre emerse. Si verifica quando la quantità di acqua disponibile nel suolo diventa insufficiente a soddisfare le esigenze delle piante e degli organismi che dipendono da esse. La siccità edafica può essere causata dalla mancanza di precipitazioni, dall’elevata evaporazione dovuta alle temperature, dai forti venti, dalla scarsa ritenzione idrica nel terreno, dall’eccessivo utilizzo di acqua da parte delle piante o da una combinazione di questi fattori. Qui incidono sicuramente fattori pedologici ma anche le modalità di gestione del suolo, oltre al il clima.
– Siccità idrologica: si verifica quando i fiumi, i laghi, le falde acquifere e i serbatoi hanno livelli di riserva idrica troppo bassi per effetto di precipitazioni insufficienti a mantenere un quantitativo adeguato di acqua in questi sistemi, oppure quando la domanda idrica supera in modo significativo la quantità disponibile. La siccità idrologica è spesso la conseguenza di una prolungata siccità meteorologica, in cui le precipitazioni sono carenti per un lungo periodo. Ciò può portare a una riduzione della portata di fiumi e laghi, a un abbassamento dei livelli delle acque sotterranee ed a una riduzione della capacità di stoccaggio degli invasi idrici. Oltre ai fattori climatici, incidono notevolmente anche le modalità di gestione dell’acqua.
Effetti ambientali e sociali
Gli effetti sono spesso sottili e complessi, all’interno di catene di eventi. In generale, la siccità mette a rischio la vita di molte specie, inclusi gli esseri umani. Provoca problemi molto rilevanti anche nei paesi più sviluppati, dove il problema è meno visibile a causa di una maggiore adattabilità per le risorse presenti. Tra difficoltà sociali e sanitarie, si stima che almeno 55 milioni di persone in tutto il mondo soffrano le sue conseguenze. Vediamo le principali:
1) Compromissione degli ecosistemi. L’umidità del suolo e la presenza di corsi d’acqua sono fondamentali per la maggior parte dei vegetali (e dunque delle coltivazioni), di molti animali e di altri organismi. La carenza idrica mette a rischio queste specie e quelle che dipendono da esse. Negli ecosistemi più fragili o in caso di siccità prolungata, la maggior parte delle specie può scomparire. È, inoltre, il preludio alla desertificazione del territorio qualora il fenomeno si ripeta nel tempo;
2) Tossicità. La riduzione dei volumi d’acqua promuove la concentrazione delle sostanze più tossiche, come i metalli pesanti. Inoltre, causa una maggiore dispersione di sabbia, che contamina ulteriormente l’acqua. Ciò compromette la salute degli organismi acquatici e di altri esseri viventi, inclusa la nostra specie;
3) Carestia. Le coltivazioni sono compromesse in quantità e qualità nutrizionale: alcune non sopravvivono, altre crescono meno, altre ancora sono maggiormente contaminate da funghi e altri parassiti che possono produrre sostanze tossiche per gli umani. Gli animali da allevamento risultano malnutriti e più predisposti a malattie, con rischio di decesso. I beni alimentari ancora disponibili aumentano di prezzo, mettendo a rischio la sopravvivenza delle persone più svantaggiate;
4) Limitato accesso all’acqua. Nei primi periodi, la siccità limita alcune attività ricreative o sportive (come le piscine). Nelle aree più fragili e con siccità prolungata, la minore disponibilità d’acqua può ridurre i quantitativi di acqua potabile e per uso sanitario, con un’aumentata incidenza di infezioni;
5) Problemi alle infrastrutture e alla produzione energetica. La siccità può comportare danni agli edifici e impedisce l’attività di centrali idroelettriche e termoelettriche;
6) Incendi. Si tratta di eventi che aumentano di frequenza per effetto della vegetazione secca che ne propaga la diffusione (non sono presenti barriere) e dell’elevato calore che caratterizza spesso le aree secche ed aride;
7) Inquinamento dell’aria, principalmente perché il suolo secco rilascia più polveri e sabbia;
8) Nomadismo e migrazioni. Sia gli animali che gli uomini si spostano alla ricerca di fonti d’acqua. Questo facilita il sovraffollamento e quindi la diffusione di alcune infezioni. Si calcola che, entro il 2030, 700 milioni di persone dovranno spostarsi a causa della siccità.
Siccità non solo nei Paesi in via di sviluppo ma anche in Italia
Secondo il Rapporto Onu “Global Drought Snapshot” presentato alla COP 28, la siccità aggravata dal riscaldamento globale è un’emergenza senza precedenti su scala planetaria, che porta a penuria di cibo e carestia. Mentre altri impatti climatici come le ondate di caldo, gli incendi e le inondazioni spesso occupano i titoli dei giornali, la siccità è per lo più un disastro silenzioso, come affermato dal documento, e gli enormi impatti della siccità indotta dall’essere umano stanno appena iniziando a manifestarsi. Pochi rischi, se non nessuno, causano più vittime della siccità, provocano maggiori perdite economiche e colpiscono più settori dell’economia. Questa devastazione silenziosa perpetua un ciclo di abbandono, lasciando le popolazioni colpite a sopportare il peso in isolamento. Si prevede che 120 milioni di persone patiranno una siccità estrema anche se le temperature globali saranno limitate a 1,5°C. Le attuali politiche sono sulla strada per raggiungere i 3°C di riscaldamento, il che significa siccità estrema per 170 milioni di persone. In Cina, nel corso di questo secolo, il 15-20% della popolazione dovrà affrontare siccità da moderate a gravi con frequenza aumentata. 1,2 milioni di persone nel corridoio secco centroamericano hanno bisogno di aiuti alimentari. Dopo cinque anni di siccità, ondate di caldo e piogge imprevedibili, la siccità nel bacino di La Plata in Brasile e Argentina nel 2022 è stata la peggiore degli ultimi 78 anni, riducendo la produzione agricola e colpendo i mercati globali. Il Rapporto citato rileva che coloro che hanno fatto di meno per causare la crisi climatica sono i più esposti: l’85% delle persone colpite dalla siccità vive in Paesi a basso o medio reddito.
Purtroppo però la siccità ha colpito e sta colpendo anche il nostro Paese ed è connessa allo stato di severità idrica. L’ISPRA riporta lo stato di severità idrica a scala nazionale, ottenuto sulla base delle risultanze delle riunioni degli Osservatori distrettuali permanenti per gli utilizzi idrici e degli aggiornamenti comunicati dalle Autorità di Bacino Distrettuale. L’Italia è stata a tal fine distinta in più distretti. Quelli che raggruppano il settentrione e la Toscana, non presentano allo stato attuale problemi. Si parla di una situazione di normalità. Quelli delle altre regioni peninsulari e la Sardegna sono caratterizzati da una severità media, con una tendenza all’altra per quelle meridionali. Notevoli criticità sono rilevate per la Sicilia dove è riportata una severità alta. Dagli elementi riportati per l’Italia, che fotografano la situazione al 13 dicembre 2024, non si deve restare tranquilli e bisogna provvedere con interventi ed attività che contrastino repentinamente la situazione in essere.
Cosa è emerso dalla Conferenza di Riad? Le “non soluzioni”
La siccità e la desertificazione si combattono sicuramente con la lotta ai cambiamenti climatici, ma richiedono altresì azioni specifiche. Fondamentale è, come si legge in una nota della Presidenza della Conferenza di Riad terminata in questi giorni (UNCCD-COP16), avviare un percorso che promuova “la capacità di riportare in vita la terra e di invertirne il degrado, restaurandola”. Per raggiungere il risultato è necessario avviare azioni concertate che riguardino il clima, la biodiversità ed il degrado del territorio. Non si può, infatti, fermare la crisi climatica oggi, la perdita di biodiversità domani ed il degrado del territorio dopodomani. Tutte le azioni devono essere tra loro sinergiche e contemporanee. Alla Conferenza si dovranno trovare soluzioni per risolvere i seguenti problemi:
– accelerare il ripristino dei terreni degradati da qui al 2030;
– rafforzare la preparazione, la risposta e la resilienza alla siccità;
– garantire che il territorio continui a fornire soluzioni per il clima e la biodiversità;
– aumentare la resilienza alle crescenti tempeste di sabbia e polvere;
– aumentare la produzione alimentare rispettosa della natura;
– rafforzare i diritti fondiari delle donne per promuovere il ripristino dei terreni;
– promuovere l’impegno dei giovani, compresi posti di lavoro dignitosi sul territorio per loro.
Purtroppo, anche questo incontro internazionale, come quello della COP 29 di Baku, non ha sortito grandi effetti su questi temi, molto ambiziosi. Alla UNCCD-COP16 di Riad, i Paesi africani hanno tentato di far approvare un accordo che stabilisse obblighi vincolanti per tutti i Paesi in tema di contrasto della siccità, dall’aumentare il livello di preparazione al mettere a punto piani di risposta. I paesi occidentali, invece, volevano un quadro meno stringente, che desse indicazioni chiare e promuovesse un approccio coordinato a livello globale ma non di natura vincolante. Nonostante i tentativi dell’ultimo minuto, i negoziati non sono arrivati a un testo di compromesso.
I quasi 200 Paesi membri dell’UNCCD hanno compiuto “progressi significativi nel gettare le basi per un futuro regime per la siccità globale”, recita una nota stampa dell’ONU. I negoziati riprenderanno però l’anno prossimo alla UNCCD-COP17 in Mongolia, dove i Paesi “intendono completare” l’accordo. Si tratta anche in questo caso di un rinvio del problema.
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