Fino all’8 marzo 2020, data di inizio del lockdown, i segnali per il trasporto ferroviario erano positivi ovunque, con numeri in crescita dalle metro all’alta velocità. Ma con la pandemia, la riduzione degli spostamenti e le limitazioni al riempimento massimo per garantire il distanziamento, a pagare i disagi maggiori sono i pendolari delle linee peggiori d’Italia che si confermano senza miglioramenti. Lo rivela il
rapporto Pendolaria 2021, presentato il 15 febbraio da
Legambiente.
Nel
documento, l’associazione senza fini di lucro non si limita solo a fare il punto sulla situazione del
trasporto ferroviario ai tempi del Covid, ma spiega anche che il
Next Generation EU potrebbe rappresentare una svolta per un trasporto su ferro sostenibile, se le risorse europee disponibili fossero accompagnate da una chiara e puntuale visione di obiettivi, riforme e investimenti che da qui al 2030 guardino in primo luogo agli spostamenti nelle aree urbane e alla rete ferroviaria del Sud.
Cos’è Pendolaria
“Pendolaria – La libertà di muoversi in treno” è una storica
campagna di denuncia portata avanti da Legambiente. L’iniziativa è dedicata ai treni regionali e locali, al pendolarismo e alla mobilità urbana. È nata con l’obiettivo di contribuire a creare un trasporto ferroviario regionale e locale moderno e città meno inquinate e più vivibili.
Il
progetto punta a dare più spazio alle
richieste dei pendolari, ma anche alle
buone pratiche che emergono nei vari territori italiani. Inoltre, mette a confronto la situazione dell’Italia con quella degli altri Paesi europei, con l’intenzione che funga da stimolo per trovare soluzioni ai problemi quotidiani di studenti e lavoratori.
La fotografia dei trasporti
I
passeggeri sui treni AV di Trenitalia sono passati dai 6,5 milioni del 2008 ai
40 milioni del 2019, un aumento del 515%, legato al raddoppio della flotta dei convogli ad alta velocità. Nel 2019, circa 50 mila persone si spostavano ogni giorno su collegamenti nazionali sugli Intercity e 170mila sull’alta velocità tra le frecce di Trenitalia e Italo. Ma fuori dalle direttrici dell’alta velocità, il servizio in questi anni è peggiorato. Per gli Intercity, l’offerta in termini di treni x km nel 2019 è scesa del 16,7% rispetto al 2010, così come il numero dei viaggiatori, crollato del 45,9%.
I passeggeri sui treni regionali e metropolitani, invece, hanno registrato un
incremento del 7,4% tra il 2018 e il 2019 e superano i 6 milioni ogni giorno. Nello specifico, il numero di viaggi giornalieri sui treni regionali è aumentato di circa 19 mila unità nel 2019 (un +0,6% rispetto al 2018), toccando quota 2 milioni e 938 mila. Mentre nelle linee metropolitane si sono registrati 270 mila viaggi in più al giorno nel 2019 (+9,7% rispetto al 2018). Per un totale di oltre 3 milioni di spostamenti quotidiani nelle sette città in cui la metro è presente.
Negli ultimi due anni, in Italia
non è stato inaugurato nemmeno un chilometro di linee metropolitane. Mentre tra il 2010 e il 2018 sono stati realizzati appena 91,1 km di metropolitane e di 58,4 km di linee del tram. Contro 298 km di autostrade e 2.479 km di strade nazionali. Complessivamente, in Italia
su 19.353 km di linee ferroviarie è a binario unico il 56,3%. Trenitalia e gli altri concessionari hanno immesso sulla rete
757 nuovi convogli. Ealtri 704 sono programmati nei prossimi anni.
Differenze tra Nord e Sud
In controtendenza rispetto ai dati nazionali, in alcune Regioni si è assistito a un
calo importante del numero di spostamenti in treno: Campania (-44%), Molise (-11%), Abruzzo (-19%), Calabria (-25%) e Basilicata (-35%). Malgrado la riduzione del numero di passeggeri, si sono registrate situazioni di
sovraffollamento, una riduzione del servizio, disagio per i pendolari. E, negli ultimi mesi, assembramenti dovuti alla soppressione di corse e alla mancanza di controlli e impossibilità di mantenere il distanziamento per evitare i contagi.
Nelle regioni del
Sud si riscontra anche un
grande ritardo infrastrutturale. Al Meridione troviamo meno treni in circolazione e più lenti, nonché il maggior numero di linee a binario unico e non elettrificate.
Il ruolo del Recovery Plan
Legambiente chiede che al centro del
Recovery Plan vengano messe scelte di mobilità al 2030 capaci di
accelerare la decarbonizzazione e migliorare l’accessibilità. L’obiettivo fissato dall’Associazione è quello di incrementare il numero di viaggi al giorno su treni regionali e metropolitane. Passando dagli attuali 6 milioni a 10 milioni entro il decennio.
Inoltre, pone
tre obiettivi prioritari da porre al centro degli investimenti nei prossimi dieci anni
per rilanciare la mobilità sostenibile in Italia: recuperare i ritardi infrastrutturali nelle aree metropolitane; elettrificare le linee ferroviarie al Sud e potenziare le linee nazionali secondarie; e completare il rinnovo e il potenziamento del parco circolante.
E le
tre riforme prioritarie per accelerare la decarbonizzazione: il potenziamento dell’offerta di servizio, con il recupero dei tagli alle risorse per il servizio regionale e urbano; la revisione del contratto Intercity e il potenziamento dell’offerta di servizio al Sud; una riforma del Ministero dei Trasporti per accelerare la rivoluzione della mobilità sostenibile nelle città.