Il “Rapporto Colao”, presentato pochi giorni fa, non è il primo report presentato dal pool di esperti in materia economica e sociale, per ipotizzare strumenti per uscire dal pantano del post Covid-19.
Il primo rapporto del comitato istituito con DPCM del 10 aprile 2020 (“Ripartire in Sicurezza”) ha presentato il 24 aprile un insieme di raccomandazioni in merito alla metodologia da seguire e le condizioni da realizzare per decidere sulle riaperture produttive della “fase 2”, attraverso:
• un “modello” decisionale da seguire per valutare quali settori di attività economiche riaprire e
• specifiche raccomandazioni sui diversi aspetti di cui tenere conto nel processo decisionale.
La successiva valutazione
A distanza di un mese e mezzo da quel rapporto, il nuovo documento presentato dal Comitato ha riguardato, più nel dettaglio le raccomandazioni relative a iniziative atte a facilitare e a rafforzare la fase di rilancio post epidemia Covid-19, focalizzando l’attenzione soltanto su alcuni temi, in parte per mancanza di tempo, in parte perché i temi esclusi “riguardano aree già presidiate da altri comitati”.
L’obiettivo dell’insieme delle iniziative proposte dal Comitato è quello di accelerare lo sviluppo del Paese e di migliorare la sua sostenibilità economica, sociale e ambientale, in linea con l’Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e con gli obiettivi strategici definiti dall’Unione europea, ai quali saranno connessi anche i finanziamenti del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e numerosi strumenti finanziari straordinari, tra i quali il fondo “Next Generation EU” recentemente proposto dalla Commissione europea.
Il punto, e lo spunto, di partenza, è costituito dalla consapevolezza che la pandemia Covid-19 – e la conseguente sospensione delle attività economiche e sociali – stanno avendo conseguenze profondissime per tutte le nazioni colpite, che le graduali riaperture stanno riattivando imprese e processi sociali, ma anche che “il lockdown, le precauzioni necessarie per scongiurare una nuova ondata dell’epidemia e la comprensibile prudenza nei comportamenti individuali continueranno a determinare costi economici e sociali enormi ovunque nel mondo”.
Come fare?
L’Italia – certo – ha importanti punti di forza (fra le quali il Comitato annovera “creatività, dinamismo, imprenditorialità diffusa e orientata all’export e una capacità di attrazione unica al mondo”), ma la crisi ha messo in drammatica evidenza cinque fragilità del nostro Paese, che hanno anche contribuito alla bassa resilienza dell’economia italiana ai precedenti shock (2008-2009 e 2011-2012)”.
Le cinque fragilità italiane
Tassi di crescita economica e livelli di produttività da anni inferiori a quelli delle altre grandi nazioni europee
Un rapporto tra debito pubblico e Pil tra i più alti dell’area OCSE
La scarsa efficienza ed efficacia della macchina amministrativa pubblica
Una rilevante economia sommersa (12% del Pil) con una significativa evasione fiscale (oltre 110 miliardi di euro all’anno)
Un elevato livello di diseguaglianze di genere, sociali e territoriali, un basso tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro ed un numero molto elevato di giovani che non studiano e non lavorano.
Gli obiettivi del Rapporto Colao
Fatta questa premessa, e non senza aver evidenziato il lavoro svolto dal Governo nella gestione della “fase 1”, il rapporto snocciola gli obiettivi da raggiungere “per non sprecare la crisi”, Perché se è vero che “non sprecare una crisi” è diventato un luogo comune universale di ogni momento di difficoltà, trasformare i costi del rilancio in investimenti per il futuro è per gli italiani un obbligo di lealtà e un dovere innanzitutto nei confronti delle giovani generazioni”.
Per questo, prosegue il rapporto, l’obiettivo ultimo da perseguire nella fase di ripresa dopo il lockdown è quello di potenziare le infrastrutture economiche e sociali del Paese, e investire le risorse disponibili, oltre che nelle misure di sostegno immediato a persone e mondo produttivo, in azioni trasformative che rendano l’Italia più resiliente, reattiva, competitiva, sostenibile ed equa.
Gli assi di rafforzamento
digitalizzazione ed innovazione di processi, prodotti e servizi, pubblici e privati, e di organizzazione della vita collettiva;
rivoluzione verde, per proteggere e migliorare il capitale naturale di cui è ricco il Paese, accrescere la qualità della vita di tutti e generare importanti ricadute economiche positive nel rispetto dei limiti ambientali;
parità di genere e inclusione, “per consentire alle donne, ai giovani, alle persone con disabilità, a chi appartiene a classi sociali e territori più svantaggiati e a tutte le minoranze di contribuire appieno allo sviluppo della vita economica e sociale, nel rispetto del principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione”.
“Sostenibilità ambientale e benessere economico non sono in contrapposizione, particolarmente per un territorio e per imprese come le nostre, anche nell’ottica dell’attrazione di lavoratori di alta professionalità e alla ricerca di un’elevata qualità della vita, nonché di flussi turistici ad alto valore aggiunto. In quest’ambito l’Italia ha un ritardo importante da colmare e le iniziative proposte sostengono l’accelerazione della necessaria trasformazione”.
Dopo aver sintetizzato nella seguente tabella la “prospettiva di sintesi” del rapporto, ci soffermeremo sui punti 20-41 del rapporto, relativi a “infrastrutture e ambiente”; in un prossimo contributo analizzeremo nel dettaglio le parti relative alla transizione energetica, all’economia circolare, alla gestione dei rifiuti e al dissesto idrogeologico. In attesa che le belle parole contenute nel rapporto possano tradursi in azioni concrete.
Prospettiva di sintesi
Il Comitato ha articolato le proprie raccomandazioni in sei aree di lavoro che riflettono la visione e la strategia sopra descritte:
imprese e lavoro;
infrastrutture e ambiente;
turismo, arte e cultura;
Pubblica Amministrazione;
istruzione, ricerca e competenze;
individui e famiglie.
La struttura del Rapporto Colao
Ognuno dei capitoli del rapporto è strutturato nel seguente modo:
la prima cosa che si nota è il “claim” (nella parte relativa alle infrastrutture e all’ambiente è “volano del rilancio”);
segue una specificazione degli obiettivi, differenti in funzione dei cluster presi in considerazione;
un abstract della vision specifica di ciascun cluster;
l’analisi del contesto;
le azioni specifiche
un “footer” nel quale si spiega quali sono le fonti di finanziamento e le tempistiche per ogni obiettivo da raggiungere.
I cluster
IV – Identificare chiaramente le infrastrutture di interesse strategico e creare un presidio di esecuzione che garantisca la rimozione di ostacoli alla loro realizzazione:
20/21. Realizzazione e unità di presidio infrastrutture strategiche
22. Codice degli Appalti
23. Semplificazione PA
24. Investimenti concessioni
V – Accelerare la realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazioni
25. Piano Fibra Nazionale
26. Cablaggio PA
27. Sviluppo Reti 5G
28. Sussidio Digital Divide
VI – Accelerare la realizzazione di infrastrutture energetiche ed idriche, e predisporre un piano di salvaguardia del patrimonio ambientale
29. Sblocco e accelerazione investimenti operatori del settore energetico
30. Efficienza e transizione energetica e Tecnologie energetiche innovative
31/32. Economia circolare d’impresa e Gestione rifiuti e acque reflue
33/34. Infrastrutture e bacini idrici
35. Verde e dissesto idrogeologico
VII – Finanziare la riconversione sostenibile delle infrastrutture di trasporti e logistica
36/37/38. Trasporto pubblico locale, Trasporto privato e Ciclabilità
39. Porti e ferrovie
VIII – Coinvolgere investimenti privati per finanziare infrastrutture sociali
40/41. Edilizia sociale e abitativa
Infrastrutture e Ambiente, volano del rilancio: quali sono le infrastrutture strategiche previste
Gli sviluppi infrastrutturali – sottolinea il “Comitato Colao” – devono privilegiare senza compromessi la sostenibilità ambientale, favorendo la transizione energetica e il “saldo zero” in termini di consumo del suolo, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo.
Fatte queste premesse, il Comitato sintetizza gli obiettivi e le azioni da intraprendere per tutte e 22 le aree, suddivise nei 5 cluster di cui alla tabella precedente.
Per quanto riguarda il Piano straordinario di rilancio delle infrastrutture (cluster n. IV, aree 20-24), il Comitato evidenzia come gli investimenti infrastrutturali soffrano di lentezze e resistenze burocratiche che non permettono la tempestiva realizzazione delle opere, frenando la crescita del Paese.
Dopo aver ricordato il “modello virtuoso” di quanto si dovrebbe fare sempre, e non solo eccezionalmente (“Ponte di Genova”), il rapporto specifica il cluster, affermando che:
occorre realizzare infrastrutture strategiche. In estrema sintesi, occorre regolare con un regime ad hoc l’implementazione delle infrastrutture “di interesse strategico”, identificate come le reti di telecomunicazioni, le infrastrutture energetiche e per la salvaguardia dell’ambiente e per la messa in sicurezza del territorio, e le infrastrutture di trasporto/logistica, attraverso leggi/protocolli nazionali di realizzazione non opponibili da enti locali;
bisogna presidiare tali infrastrutture, attraverso la pianificazione di una rapida esecuzione, un’unità di presidio ministeriale responsabile della rapida esecuzione degli investimenti previsti, dotata dei poteri necessari per monitorare lo stato di avanzamento dei procedimenti e delle opere, sbloccare i lavori laddove necessario, e sostenere e massimizzare l’accesso e l’effettivo utilizzo dei fondi europei;
serve la semplificazione dell’applicazione del codice degli appalti ai progetti di natura infrastrutturale e la sburocratizzazione dei processi con la PA, “formalizzando tramite ricevuta telematica la formazione del silenzio-assenso e vietando la richiesta di documenti specifici (da parte della PA) laddove l’autocertificazione è accettabile”;
è necessario negoziare un’estensione delle concessioni equilibrata e condizionata ad un piano di investimenti espliciti e vincolanti (ad es. nei settori autostrade, gas, geotermico e idroelettrico), coerenti con le macro-direttive del Green Deal europeo.
Le infrastrutture per le telecomunicazioni nel Rapporto Colao
Nel secondo cluster (n. V, aree 25-28) vengono evidenziati i limiti della connettività a banda ultra-larga in Italia, “assai più limitata che in altri paesi, con grandi differenze tra le diverse aree geografiche in termini di penetrazione e qualità”, per cui “è necessario un intervento sistematico per ridurre il divario digitale e rendere il Paese totalmente e universalmente connesso, permettendo così l’ampia diffusione tra aziende e privati delle tecnologie innovative (ad es. sanità digitale e telemedicina, istruzione in e-learning, acquisti e-commerce, pagamenti contactless, etc.)”.
Quindi, il Comitato analizza le singole aree:
piano fibra nazionale;
cablaggio della P.A.;
sviluppo di reti 5G;
sussidio “Digital Divide”, ovvero la concessione di “voucher per sostenere l’accesso alla banda larga delle fasce meno abbienti della popolazione, focalizzato sulla migliore tecnologia disponibile localmente e differenziato tra fibra e altre tecnologie”.
L’energia, le risorse idriche e la salvaguardia del patrimonio ambientale
Le infrastrutture energetiche e idriche e la salvaguardia del patrimonio ambientale, oggetto del terzo cluster (n. VI, aree 29-35) – quello che analizzeremo nel dettaglio in un prossimo contributo – costituiscono “la spina dorsale per lo sviluppo del Paese ed è dunque prioritario intervenire per difenderne efficienza ed efficacia”, così come è urgente “accompagnare il Paese nella transizione energetica da fonti fossili a fonti rinnovabili”, in modo da raggiungere gli ambiziosi target fissati a livello nazionale e internazionale.
Energia e sostenibilità ambientale sono particolarmente rilevanti dal punto di vista economico, dal momento che presentano l’opportunità più grande in termini di valore di investimenti sbloccabili nel breve termine, hanno un impatto significativo sul Pil grazie all’effetto moltiplicatore e richiedono un impiego limitato di fondi dal bilancio statale grazie alla presenza di investitori privati pronti a impiegare risorse.
Le iniziative proposte nel “rapporto Colao” riguardano:
lo sblocco e l’accelerazione degli investimenti nel settore energetico che, tradotto in termini pratici, significa sbloccare le autorizzazioni per i significativi investimenti privati già approvati (finanziati e a budget) dagli operatori dei settori energetico e idrico (individuare i progetti chiave che necessitano di un’accelerazione degli investimenti; ridurre i relativi tempi autorizzativi; effettuare interventi specifici di tipo normativo/regolatorio per determinati sotto-settori);
l’efficienza e la transazione energetica, oltre all’utilizzo delle tecnologie energetiche innovative (occorre definire un piano a lungo termine di decarbonizzazione ed esplicito obiettivo di carbon neutrality; istituire un percorso privilegiato per gli interventi di transizione energetica; incentivare l’efficienza energetica, la transizione energetica e le nuove tecnologie emergenti a supporto della transizione energetica);
l’economia circolare, con particolare riguardo alla conversione dei rifiuti sotto tutte le forme “wasteto” (-material, -energy, -fuel, -hydrogen, -chemical), alla semplificazione e alla revisione delle normative esistenti al fine di rendere efficace la gestione dell’End of Waste, al recupero e al riutilizzo delle plastiche);
le risorse idriche e i bacini idrici (finanziamenti per manutenzione ordinaria e straordinaria);
il dissesto idrogeologico e “il verde” (occorre definire un piano di investimento finalizzato ad aumentare e preservare le aree verdi, il territorio e gli ecosistemi nazionali e contrastare il consumo di suolo e il conseguente dissesto idrogeologico).
La logistica e i trasporti nel Rapporto Colao
Infrastrutture per i trasporti e logistica rappresentano il quarto cluster n. VII (aree 36-39), che si suddivide in:
infrastrutture per i trasporti e logistica, che accorciano le distanze per lo spostamento delle persone e delle merci, rendendo le aziende italiane più competitive;
il trasporto pubblico locale e privato (incentivi, soprattutto per l’elettrico);
porti e ferrovie (si ipotizza un piano intermodale “su scala nazionale per la logistica merci, con focus sull’ammodernamento dei porti e sull’espansione della rete ferroviaria per il trasporto merci”, oltre alla rivalutazione del posizionamento strategico dell’Italia (con particolare attenzione al Sud) nei flussi merci europei/del Mediterraneo.
Le infrastrutture sociali nel Rapporto Colao
L’ultimo, ma non meno importante, cluster (n. VIII, aree 40-41) è quello delle infrastrutture sociali, ovvero edilizia abitativa e sociale, dal momento che “la crisi in atto ha messo in ulteriore evidenza l’inadeguatezza delle infrastrutture sociali, sia abitative che relative ai servizi socio-sanitari, oggi spesso qualitativamente carenti. È dunque necessario che le infrastrutture sociali rientrino nel più ampio piano di rilancio infrastrutturale, anche attraverso modalità di investimento pubblico-privato”.
Per l’edilizia abitativa il rapporto sottolinea l’importanza di sostenere un “piano di investimenti finalizzato a potenziare un’offerta abitativa economicamente accessibile, socialmente funzionale ed ecosostenibile, attraverso la messa a disposizione di immobili e spazi pubblici inutilizzati da sviluppare con fondi pubblico-privati da offrire sul mercato a prezzi calmierati”.
Per l’edilizia sociale, infine, occorrerà investire “nell’ammodernamento dell’edilizia sociale, con particolare attenzione alle infrastrutture scolastiche e socio-sanitarie, anche ricorrendo all’emissione di social impact bond come forma di finanziamento misto pubblico-privato”, ad esempio con i fondi ex Voluntary Disclosure….
Pubblicato sul sito web del MASE, il Sesto Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia, redatto dal Comitato per il Capitale Naturale (CCN)...