Modelli e strategie

Project Management, un board di direzione per il Pnrr al Mite

Avviati anche i lavori del Cite, che insieme alla direzione Project Management è uno dei tasselli della riorganizzazione del Ministero dell'Ambiente
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Project Management, un board di direzione per il Pnrr al Mite

Una direzione Project Management. Utile per avere una centrale unica di azione che dovrà lavorare di comune accordo con l’unità di governance del Pnrr. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è al lavoro sulle questioni organizzative del ministero dell’Ambiente che ha cambiato nome e deve anche cambiare ordine di priorità e modalità di azione, visto anche l’insediamento del CITE.

Il ministro ha annunciato la creazione della direzione Project Management in audizione alle Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera. L’idea di base è sempre la stessa, ottimizzare i tempi e i passaggi documentali.
“Per non doverci dividere fra tante direzioni – ha spiegato Cingolani – abbiamo predisposto al Mite un gruppo di project management con dieci persone, mentre le stazioni appaltanti delle opere del Recovery saranno le cinque società che dipendono dal ministero, tra le quali Enea, Ispra e Gse”.

Non solo project management: insediato il CITE

Venerdì 28 maggio 2021 si è anche insediato il CITE, il Comitato interministeriale per la transizione ecologica. La Presidenza del Consiglio dei ministri ha assicurato il supporto tecnico e organizzativo al CITE tramite il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (DIPE). Il CITE, istituito dall’articolo 4 del decreto-legge 1° marzo 2021, n. 22, ha il compito di assicurare il coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica e la relativa programmazione, approvando il Piano per la transizione ecologica, monitorandolo e documentandone i progressi. Possono partecipare anche altri ministri in funzione delle materie oggetto di trattazione. L’avvio del CITE “permette di approvare il piano generale ed entro il 30 giugno la proposta di costruzione del ministero della Transizione ecologica con le sue nuove competenze”.

Oltre le sigle il lavoro sul Pnrr

Cingolani ha osservato, durante l’audizione in commissione alla Camera, che il Pnrr è “l’acceleratore che ci fa decollare nella giusta traiettoria, ma dopo ci saranno altri venticinque anni in cui la macchina dovrà essere in grado di essere pilotata. E senza budget perché sarà finito”. E poiché il target primario è la decarbonizzazione, “il Pnrr deve accelerare il taglio delle emissioni, che ora è troppo lento. Dobbiamo arrivare al 70-72% di elettricità da rinnovabili al 2030. Se ritardiamo lì, ritardiamo il raggiungimento dell’obiettivo di decarbonizzazione che ci ha dato la Ue (-55% di emissioni al 2020 rispetto al 1990 e zero emissioni nette al 2050)”.

Il ruolo delle energie rinnovabili

Grazie all’energia verde, come ha notato il ministro, si possono trattare “i settori ‘hard to abate’ usando l’elettricità per le alte temperature richieste, possiamo installare 10 mila colonnine di ricarica per i mezzi elettrici e per le infrastrutture dell’idrogeno. In linea con quanto previsto dai piani di altri paesi Ue a cominciare dalla Francia”.

L’elettricità da rinnovabili è indispensabile anche perché, “come da mappa europea, per l’Italia non è previsto CCS ma un forte incremento delle rinnovabili per accelerare sull’elettricità verde”. L’obiettivo è di 70 Gigawatt al 2030: “Significa 8 Gigawatt all’anno. E qui siamo in ritardo, negli ultimi anni raggiungiamo solo 0,8, un decimo in meno. E quindi dobbiamo aumentare di dieci volte l’installazione di sistemi complessi, con repowering, eolico, fotovoltaico”.
Cingolani ha ricordato che il decreto Fer 2 sulle rinnovabili sarà pronto per l’estate e che entro il 30 settembre ci sarà il Pitesai, ovvero il Piano per la transizione energetica delle aree idonee relativo agli idrocarburi.  Infine, si sta aggiornando, “ed è urgentissimo”, il Pniec, cioè il Piano nazionale integrato energia e clima.

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