Modelli e strategie

Obiettivi ambientali UE: la strada è tracciata, ma il passo è lento

Il Join Research Center traccia un bilancio dei progressi verso il Green Deal Europeo. In tante aree il raggiungimento degli obiettivi resta lontano
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Obiettivi ambientali UE: la strada è tracciata, ma il passo è lento

Delivering the EU Green Deal progress towards targets
è il titolo di un documento, pubblicato dal Join Research Center (JRC), che fornisce una valutazione completa dei progressi verso il Green Deal Europeo (EGD).

JRC è il servizio di scienza e conoscenza della Commissione europea, il cui scopo è fornire un supporto scientifico basato sull’evidenza al processo decisionale europeo.

Ambizione climatica cercasi: il report JRC sui progressi del Green Deal europeo

Il documento JRC :

  • copre 154 obiettivi quantificabili tratti da 44 documenti politici riguardanti settori chiave;
  • individua le aree tematiche che necessitano di un maggiore impegno per il raggiungimento degli obiettivi a breve termine e per contribuire alla neutralità climatica a lungo termine.
L’ambizione climatica probabilmente ha significati diversi per le diverse parti interessate. Ma forse c’è un nucleo comune: attenzione alle persone, azioni concrete e responsabilità. È a questo nucleo comune che dobbiamo puntare, soprattutto se vogliamo fare di più in favore dei più vulnerabili”, si legge sulle pagine del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Green Deal europeo sotto la lente: il gap tra ambizione e la realtà dei progressi

I numeri indicano che se da una parte sono stati compiuti molti sforzi, dall’altra questi non paiono sufficienti a raggiungere gli ambiziosi (o irrealistici?) obiettivi di neutralità climatica: a metà del 2024, “solo 32 dei 154 obiettivi risultano “in linea” con le previsioni, mentre 64 necessitano di un’accelerazione, poiché i progressi attuali non sono sufficienti a raggiungerli nei tempi previsti. Inoltre, 15 obiettivi risultano “fermi” o addirittura in regressione, mentre per 43 non sono disponibili dati aggiornati”, questo anche perché diverse politiche vincolanti sono state recentemente concordate e dovrebbero produrre risultati solo nei prossimi anni.

Stato di attuazione dei 154 obiettivi dell’European Green Deal
Stato degli obiettiviNumeroPercentuale
In linea3220,8%
Da accelerare6441,5%
Fermi/in regressione159,7%
Dati non disponibili4327,9%

Il sistema a semaforo e il progresso con il freno a mano

L’analisi condotta si basa su un sistema a semaforo per classificare il livello di progresso, includendo modelli settoriali esistenti e tendenze aggiornate. Tuttavia, il rapporto non valuta:

  • l’impatto ambientale, sociale o economico dei singoli obiettivi;
  • il peso relativo di ciascun obiettivo all’interno delle sette aree tematiche;
  • e gli scenari futuri complessi, che richiederebbero modelli previsionali avanzati.

Il rapporto individua le aree prioritarie in cui è necessario intensificare gli sforzi “per raggiungere gli obiettivi a breve termine e contribuire alla visione di lungo periodo di un’Europa sostenibile, equa, giusta e climaticamente neutra entro il 2050” fissando alla fine di ciascuna della 7 sezioni i “messaggi chiave” che sintetizzano cosa è necessario fare per ricalibrare la rotta verso gli obiettivi.

Ad esempio, per quanto riguarda l’ambizione climatica, il documento indica che l’obiettivo di riduzione delle emissioni nette di almeno il 55% rispetto al 1990, sancito nella Climate Law, rischia di non essere raggiunto. Per rispettare il target, infatti, la riduzione delle emissioni di gas serra deve accelerare rispetto ai decenni precedenti.

Settori come trasporti, edifici, agricoltura e rifiuti sono ancora lontani dal traguardo del 40% di riduzione entro il 2030. In particolare, il settore agricolo deve ridurre ulteriormente le emissioni di GHG non-CO₂ per raggiungere gli obiettivi dell’ESR (Effort Sharing Regulation).

LULUCF: il polmone europeo perde capacità

Il regolamento LULUCF (“Land Use, Land Use Change and Forestry”: Uso del Suolo, Cambiamenti di Uso del Suolo e Silvicoltura) prevede la rimozione di 310 MtCO₂ dall’atmosfera entro il 2030, ma la capacità di assorbimento del carbonio da parte delle foreste dell’UE si sta progressivamente allontanando da questo obiettivo.
Inoltre, i fenomeni naturali estremi, destinati ad aumentare con il cambiamento climatico, potrebbero compromettere le aree designate per l’assorbimento del carbonio.

I Paesi – questa è l’essenza dell’analisi – devono sviluppare strategie concrete per raggiungere gli obiettivi nazionali di rimozione netta nel settore LULUCF e affrontare le lacune nei settori dell’ESR. Il nuovo Sistema di Scambio di Emissioni dell’UE (EU ETS) fornirà ulteriori incentivi per il raggiungimento degli obiettivi dell’ESR.

Economia circolare: bene, ma manca sempre (troppo) qualcosa

Per quanto riguarda l’economia circolare, sono stati identificati 37 obiettivi, di cui 35 quantificabili e 2 di “carattere aspirazionale”.Gli obiettivi vincolanti (13) riguardano i regolamenti:

  • sulle batterie (gli obiettivi si concentrano su raccolta, recupero dei materiali, efficienza del riciclo e contenuto riciclato);
  • sulle materie prime critiche (gli obiettivi includono diversificazione dei fornitori e aumento delle capacità di estrazione, lavorazione e riciclo nell’UE. Si sottolinea la necessità di un’accelerazione per rispettare i parametri del regolamento, soprattutto per potenziare la capacità di estrazione, lavorazione e riciclo di minerali strategici e per diversificare l’approvvigionamento).
Gli obiettivi vincolanti relativi al riciclo di batterie al piombo-acido e nichel-cadmio sembrano più realizzabili rispetto ad altri tipi di batterie. Tuttavia, la mancanza di metodi standardizzati di calcolo e dati aggiornati impedisce una stima affidabile dei progressi nella raccolta delle batterie.

La maggior parte degli obiettivi quantificabili (19) è contenuta in proposte legislative non ancora adottate, che riguardano riciclo e recupero di plastica e imballaggi, riduzione dello spreco alimentare e circolarità dei veicoli a fine vita.

Progressi Green Deal Europeo: il piano d’azione

Il Piano d’Azione per l’Economia Circolare del 2020 ha introdotto varie iniziative politiche per migliorare la circolarità e la sostenibilità ambientale dei prodotti, contrastare il greenwashing e aumentare la riparabilità. Tuttavia, sottolinea il report, la maggior parte degli obiettivi vincolanti riguarda ancora il riciclo e il recupero dei materiali, invece che la prevenzione dei rifiuti (ad esempio, riuso e riparazione), che potrebbero essere presi in considerazione nelle future revisioni legislative.
Il ritmo di progresso è sufficiente per raggiungere gli obiettivi di riciclo di legno, metalli ferrosi, alluminio, vetro, carta e cartone da imballaggio, ma servono comunque maggiori sforzi per rispettare i target relativi alla riduzione dei rifiuti da imballaggio e alimentari, nonché per il riciclo della plastica e l’aumento del contenuto riciclato negli imballaggi plastici.

Senza contare che:

  • potrebbero essere necessarie nuove misure politiche e nuovi obiettivi per ridurre la produzione di RAEE e rifiuti da costruzione e demolizione;
  • non è stato registrato alcun progresso significativo nella riduzione dell’impronta di consumo dell’UE, nel mantenimento del consumo di risorse entro i limiti planetari, nell’aumento del tasso di utilizzo di materiali circolari o nella riduzione della produzione di rifiuti, salvo la flessione osservata durante la pandemia;
  • la crescita economica non è ancora stata disaccoppiata dall’uso delle risorse.

Strada giusta, andamento lento

Il rapporto JRC ci offre una fotografia nitida e, a tratti, impietosa.
I segnali ci sono tutti: siamo partiti, ma il passo è lento. L’ambizione climatica resta alta, ma il tempo per le esitazioni è finito.

Non possiamo permetterci che gli obiettivi rimangano “intenzioni sostenibili” scritte su carta lucida: l’Europa, se vuole davvero guidare la transizione, deve dimostrarlo nei fatti (nei cantieri, nei bilanci, nei quartieri più fragili, nei processi industriali).

Ora la speranza è il Clean Industrial deal

Il report JRC è stato pubblicato a poche settimane dal debutto del Clean Industrial deal, il “patto” della nuova Commissione UE presentato il 26 febbraio, che costituisce il piano strategico dell’Unione Europea finalizzato a rafforzare la competitività industriale e a favorire la decarbonizzazione, in risposta all’incremento dei costi energetici e alla concorrenza globale.
Il programma prevede misure mirate per settori ad alta intensità energetica (acciaio, metalli, chimica) e per il comparto clean-tech, con particolare attenzione alla transizione verso l’economia circolare, alla sicurezza degli approvvigionamenti e alla riduzione della dipendenza da fornitori esterni.

Il patto sembra avere quella sana dose di pragmatismo che occorre per affrontare una transizione ecologica vacillante a causa della forte instabilità geopolitica, a cui molti Governi stanno reagendo con politiche mercantilistiche, isolazionistiche ed aumento degli stanziamenti per la spesa militare.

Per supportare la competitività industriale, oltre alle misure dirette, il Clean Industrial Deal prevede interventi strutturali per migliorare il contesto economico:

  • riduzione degli oneri amministrativi per le imprese;
  • pieno sfruttamento del Mercato Unico europeo per favorire l’innovazione e la crescita;
  • promozione di posti di lavoro di qualità e politiche per la tutela dell’occupazione;
  • miglior coordinamento tra politiche europee e nazionali per garantire una strategia coerente e integrata.
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