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PNRR e investimenti green: maglia nera per l’Italia

Il Piano Italiano è fra i meno verdi dell'Ue. Soltanto il 13% degli investimenti sono all'altezza della transizione ecologica
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PNRR e investimenti green: maglia nera per l’Italia
Maglia nera per il Recovery Plan italiano. Il PNRR su cui ha lavorato il Governo di Mario Draghi è tra quelli con la più bassa percentuale di fondi destinata agli interventi green. Lo confermano i numeri del dossier della Camera dei deputati, analizzati da Il Fatto Quotidiano: l’Italia ha destinato – ufficialmente – solo il 37,5 per cento dei 191,5 miliardi di euro messi a disposizione dall’Ue con il Next generation Eu, anche se le analisi bocciano molti degli interventi in programma. Facendo scendere notevolmente il numero delle misure considerate positive per l’ambiente.

Recovery Plan, il vincolo “green” per ricevere i fondi

I ministri delle finanze Ue hanno confermato i piani di investimento di 12 Stati membri, tra cui quelli di Italia, Spagna e Francia. Aprendo la strada alla prima tranche di finanziamenti europei destinati a rilanciare la ripresa economica dopo la crisi scatenata dall’emergenza Covid nel mondo. Tra i vincoli di accesso ai fondi, c’è anche una clausola “green”, che prevede che almeno il 37% degli investimenti venga riservato a interventi volti ad agevolare la transizione ecologica. Mentre resta esclusa dal finanziamento ogni misura che potrebbe arrecare danno all’ambiente o essere avversa agli obiettivi verdi dell’Unione Europea. Tenendo conto di queste disposizioni è stato stilato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) italiano. Che – come i dati della Camera riportano – ha disposto l’impiego del 37,5% delle risorse Ue a progetti verdi e in linea con il Green deal europeo.

PNRR e investimenti green: il Piano italiano è il meno verde dell’Ue

PNRR e investimenti green, come se la passa l’Italia? Confrontando i numeri del Recovery Plan italiano con quelli di altri Paesi europei, sul piano green – purtroppo – l’Italia non ne esce vincente. Se con il Pnrr il Governo italiano è pronto a impiegare solo il 37,5% dei fondi europei a disposizione, confrontando le percentuali con gli altri Stati Membri, è chiaro come la svolta green sia molto più evidente e sentita (anche in termine di impegno economico) in altre parti d’Europa rispetto all’Italia. Per esempio:
  • il Lussemburgo, ha stanziato il 60 per cento dei fondi a questo scopo;
  • l’Austria e la Danimarca hanno previsto il 59 per cento per i progetti green;
  • la Francia il 46 per cento, Germania e Slovenia il 42%.

Pochi gli investimenti green “positivi”: maglia nera per l’Italia

La situazione peggiora se si tiene conto dell’analisi svolta dal Green Recovery Tracker, un’iniziativa gestita dal centro di ricerca tedesco specializzato in tematiche ambientali, il Wuppertal Institute, e da E3G – Third Generation Environmentalism che si occupa di cambiamenti climatici. Il Green Recovery Tracker, nello specifico, ha valutato il contributo dei piani nazionali di rilancio degli Stati membri dell’Ue verso la transizione verde, basandosi su un’analisi quantitativa e qualitativa condotta in collaborazione con esperti in materia. In concreto, non si è soffermato tanto sull’entità dell’investimento. Ma ha analizzato i vari interventi distinguendo tra interventi “positivi” o “molto positivi” per l’ambiente e interventi “negativi” o “molto negativi”. Ebbene, ciò che è emerso dall’analisi del Pnrr italiano è che solo il 13% degli investimenti ha passato l’esame ed è stato considerato valido.

PNRR e investimenti green: manca un sostegno adeguati per i pilastri essenziali della transizione energetica

“Nel complesso, le misure di risanamento dell’Italia non sono all’altezza del potenziale di transizione verde dei fondi di risanamento disponibili”, si legge nel report. In particolare, si sottolinea “la mancanza di un sostegno adeguato per i pilastri cruciali della transizione energetica, l’espansione della produzione di energia rinnovabile e l’uso diretto dell’elettricità, nonché le infrastrutture locali per la mobilità sostenibile”. In conclusione, gli analisti spiegano: “Sebbene il piano preveda investimenti in misure rilevanti per la transizione verde, vi è un significativo squilibrio nell’allocazione dei fondi tra settori e attività. È probabile che molti degli investimenti verdi nel piano determinino solo uno spostamento incrementale verso un’economia climaticamente neutra. E sembrano piuttosto insignificanti rispetto alle esigenze di una transizione a livello economico verso la neutralità climatica”.
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