Modelli e strategie

PNRR, critiche e proposte dai professionisti tecnici (e non solo)

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non soddisfa nessuno. Da Confprofessioni ad Ance, ecco le proposte per migliorarlo
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PNRR, critiche e proposte dai professionisti tecnici (e non solo)

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) non convince. A dirlo a gran voce sono i professionisti tecnici da un lato e i costruttori e gli ambientalisti dall’altro. Sono diverse infatti le critiche che nelle scorse settimane sono state lanciate a quello che dovrebbe essere un piano di rilancio alla luce delle conseguenze economiche e sociali della pandemia da Covid-19. E che, così come è stato abbozzato finora, rischia di non raggiungere l’obiettivo.

PNRR, Confprofessioni: manca una strategia di sviluppo per i professionisti

Un maggiore sostegno alle libere professioni, meno sussidi e finanziamenti a pioggia, ma più investimenti in infrastrutture. Oltre all’istituzione di un tavolo permanente di consultazione con le parti sociali per il coordinamento e la gestione dei progetti. Queste le richieste di Confprofessioni per il PNRR. A ribadirlo è il Presidente Gaetano Stella che, intervenendo in audizione presso la Commissione Lavoro pubblico e privato, ha sottolineato come nella proposta del Piano manchi “una strategia di sviluppo del settore professionale”.

“Le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea rappresentano un vero e proprio crocevia per il nostro Paese” – ha aggiunto Stella. “Per questo è necessario che la governance dei progetti sia all’altezza, con una gestione dotata di poteri a carattere commissariale che eviti ritardi nell’esecuzione dei progetti. E con il coinvolgimento di professionisti esperti nella gestione dei fondi europei. Anche considerato che il nostro Paese utilizza in media il 30% delle risorse UE, contro una media del 40% negli altri Stati membri.”

Secondo Confprofessioni il contributo dei liberi professionisti è infatti essenziale per la governance del PNRR. Ma finora il dialogo tra istituzioni e parti sociali è stato intermittente e stupisce l’assenza di una strategia di sviluppo delle libere professioni. Dal sostegno alle aggregazioni per competere sul mercato all’equo compenso fino al welfare. Nel Piano nazionale mancano iniziative di sostegno allo sviluppo della dimensione imprenditoriale degli studi professionali. Come pure il loro coinvolgimento diretto sugli assi portanti del PNRR: digitalizzazione, giustizia, ambiente e salute. “Nell’attuale bozza del PNRR le esigenze espresse dal mondo professionale sono del tutto trascurate, così come è avvenuto nella massima parte dei decreti emergenziali adottati durante la pandemia, conclude Stella. “Sta ora alle forze politiche ripensare il PNRR passando da politiche assistenziali a una strategia di lungo periodo che premi le competenze professionali e gli investimenti in infrastrutture.”

Ance: nuove regole e modelli decisionali per l’attuazione del Piano

A più di sei mesi dall’Accordo raggiunto in Europa, la proposta di Piano elaborata dal Governo non appare in grado di delineare un progetto strutturale e organico di trasformazione e di rilancio del Paese. Questo il punto di vista di Ance espresso nel corso dell’audizione informale, in videoconferenza, presso le Commissioni riunite Bilancio e Ambiente della Camera dei Deputati.

Il Presidente Buia ha sottolineato come nel PNRR manchino un metodo di lavoro  e i passaggi necessari per arrivare a quelle riforme strutturali che l’Europa ci chiede e che il nostro Paese aspetta da decenni.

In questa sfida, il settore delle costruzioni può e deve svolgere un ruolo centrale per la realizzazione del Piano. E non a caso è protagonista materiale di gran parte delle linee di intervento individuate, per il raggiungimento degli obiettivi fissati in termini di sostenibilità, di coesione sociale e di rilancio dell’economia e gli vengono destinate circa la metà delle risorse complessive previste.

Ma, secondo Buia, con le regole e il modello decisionale attualmente in vigore, meno del 50% del Piano potrà essere realizzato. Se non si interviene subito cambiando radicalmente il sistema, si rischia ancora una volta di non riuscire a utilizzare i finanziamenti.

Tre linee di intervento

Al riguardo, l’Ance ha indicato tre linee di intervento:

  • Metodo di Governance. Occorre un radicale ripensamento del sistema decisionale. Con responsabilità chiare, catena decisionale ben definita, tempi contingentati e eliminazione di sovrapposizioni e doppi passaggi.
  • Procedure snelle e un quadro  di risorse disponibili e immediatamente spendibili. Per poter realizzare un grande “Piano Italia” di investimenti territoriali, veloce nell’attuazione e orientato alla sostenibilità ambientale e sociale, occorre ricondurre ad un’unica procedura i molteplici programmi di spesa previsti nel Piano e destinati agli enti locali. Per quanto riguarda gli interventi di livello nazionale, bisogna mettere fine alla giungla dei programmi e delle procedure ministeriali e alla babele dei pareri e veti incrociati delle Amministrazioni statali nell’attivazione delle risorse. E rendere subito disponibili le risorse stanziate. Il Codice degli appalti, come dimostrano il frequente ricorso alle figure commissariali e le continue deroghe, ha fallito il suo compito. E sarebbe ora di voltare pagina. Occorre adottare un sistema di regole snello, chiaro ed efficace, con un nuovo Regolamento espressamente dedicato ai lavori pubblici. Un Regolamento distinto da quello per i servizi e le forniture.
  • Programmi prioritari. La prima priorità riguarda un grande piano di rigenerazione urbana per ripensare e adattare le nostre città alle nuove esigenze sociali, economiche e tecnologiche. La seconda fa riferimento a un vero piano di messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture. Mentre la terza è relativa alla proroga del superbonus 110%, l’ultima alla digitalizzazione. A queste priorità, si aggiungono due priorità di intervento sistemico su Riforma Pa e Giustizia.

 FISE Assoambiente e Unicircular: interventi privi di visione

Il PNRR non soddisfa neanche gli ambientalisti.

“Il PNRR proposto si limita, almeno allo stato attuale, all’elencazione di una serie di interventi estemporanei, non coordinati e privi di un chiaro disegno di stimolo, accompagnamento e supporto alla transizione verso modelli di produzione e distribuzione circolari”.  Lo hanno detto i Presidenti delle associazioni delle aziende del riciclo e smaltimento rifiuti Chicco Testa (FISE Assoambiente) e Paolo Barberi (FISE Unicircular), nel corso di un’audizione alla Commissione Ambiente della Camera.

“L’attuale impostazione – hanno aggiunto – sembra più dettata dall’esigenza di allocare trasversalmente le risorse, piuttosto che offrire una visione strategica che metta al centro i rifiuti e l’economia circolare”. Le Associazioni sottolineano “l’urgenza di procedere finalmente alla tante volte annunciata semplificazione, sburocratizzazione e digitalizzazione delle attività amministrative che riguardano il settore dei rifiuti e dell’economia circolare”. Tra le proposte avanzate ci sono:
  • Iva ridotta ai prodotti fatti con materiali riciclati o preparati per il riutilizzo
  • credito d’imposta a chi acquista materie prime riciclate
  • agevolazioni fiscali a chi investe in sistemi di qualificazione ambientale
  • estensione del bonus ristrutturazioni a chi utilizza materiali riciclati
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