Modelli e strategie
Piano Nazionale Ripresa e Resilienza: un punto di vista sull’attuale bozza
La bozza del PNRR non sembra aver fatto sua una visione strategica di futuro: un recente report del Ref ci aiuta a fare chiarezza, e propone alcune soluzioni in due settori “ideali” e strategici: rifiuti e acque.
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Obiettivi strategici di lungo termine per la ripresa economica. Del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) si parla poco. Ma è necessario analizzarne meglio i capisaldi e le modifiche possibili.
Lo shock simmetrico
Recovery fund?
Gli obiettivi del PNRR
Gli asset strategici
Il ruolo dell’ARERA
Il disegno strategico (che non si vede o che non c’è)
Lo shock simmetrico
La recessione originata dalla diffusione della pandemia di COVID-19 – uno shock simmetrico – ha colpito pesantemente le economie di tutti i Paesi europei, e del nostro in particolar modo. L’Europa non ha tardato a reagire, e ha predisposto un ingente piano di ripresa comunitario, il “Next Generation EU” (NGEU). Lo scopo è quello di rilanciare le economie attraverso investimenti che – come dice lo stesso nome – serviranno per le generazioni future. In Italia è stata predisposta una prima bozza del piano per la transizione ecologica: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, di cui si parla poco. Si sente parlare molto di più, infatti, di Recovery Fund.Recovery fund?
Tutti lo chiamano “Recovery Fund”, ma si tratta – per utilizzare le parole del Laboratorio Ref, nel presentare un suo recente studio “PNRR: la ripresa passa dall’acqua e dai rifiuti” – di “una denominazione che, oltre all’imprecisione, tradisce lo scopo dell’iniziativa europea che non è – per l’appunto – dare ascolto ad alcune esigenze di oggi, elargendo benefici (magari a pioggia…) ma creare migliori condizioni per i giovani di domani. Con investimenti, dunque, indirizzati alla costruzione di “società ed economie sempre più sostenibili, resilienti e digitali”. Un fiume di denaro: dei 672,5 miliardi di euro totali (360 di prestiti, i restanti a fondo perduto) l’Italia farà la “parte del Leone”. “Poco più” di 200 miliardi di euro da investire, finalmente, in riforme che finora sono state soltanto pronunciate. In attesa di vedere cosa, e come farà il nuovo governo Draghi, e quando e con quali tempistiche, vediamo com’è strutturato il PNRR. E quali potrebbero essere i punti sui quali fare leva, per riprenderci e costruire il nostro sistema di resilienza.Gli obiettivi del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza)
Il fiume di denari, tuttavia, com’è ovvio, non arriverà a prescindere. Per poter impiegare effettivamente le risorse rese disponibili in sede comunitaria, infatti, ogni Stato è chiamato a redigere un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Con l’indicazione di un pacchetto di progetti, investimenti pubblici e riforme coerenti con gli obiettivi. Il “come” sarà lasciato alle decisioni dei singoli Stati; tuttavia, la Commissione europea ha emanato alcune linee guida, contenenti non solo gli obiettivi che i PNRR dovranno raggiungere. Ma anche una “lista” di interventi che dovranno essere realizzati, in coerenza con i principi stabiliti dalla “Strategia annuale per la crescita sostenibile 2021”.Gli obiettivi in sintesi
Gli obiettivi:
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Gli obiettivi della Strategia per la crescita sostenibile 2021:
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Criteri di ammissibilità
Seguire i principi, ad ogni modo, non sarà sufficiente. I PNRR saranno sottoposti al vaglio di precisi criteri di ammissibilità, che includono “l’appartenenza ad un pacchetto coerente di riforme e investimenti, l’allineamento con le Raccomandazioni specifiche indirizzate a ciascun Paese e con il PNRR, la coerenza con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), un impatto positivo sulla crescita del PIL potenziale e dell’occupazione, la misurabilità degli impatti economici, ambientali e sociali. Oltre ad una chiara identificazione del soggetto attuatore e, in caso di integrazione di progetti esistenti, un miglioramento verificabile di questi”, come si precisa nello studio di Ref.Gli asset strategici
Già, perché anche se sono sei gli “asset strategici” del Piano (digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute), acqua e rifiuti sembrano essere i “candidati ideali” per la transizione verde. Non solo perché richiamati nelle raccomandazioni specifiche per Paese, pubblicate dal Consiglio Europeo nel maggio dell’anno scorso. Ma anche – e soprattutto – perché rappresentano il cuore della componente green, con benefici certi per le future generazioni, perché “sono eleggibili per interventi di partenariato pubblico-privato co-finanziati dalla componente di prestiti delle risorse di NGEU”. E, infine, perché possono contare su una regolazione economica consolidata.Il ruolo dell’ARERA
E qui entra in gioco l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, che dovrà avere un ruolo di regolatore nell’attuazione del Piano nei settori di competenza. Attraverso:- un suo maggiore coinvolgimento;
- la valorizzazione dell’expertise maturata dall’Autorità non solo in termini di selezione e verifica delle condizioni per l’eleggibilità dei progetti, ma anche di monitoraggio dei costi, di validazione dello stato di avanzamento dei lavori, di garanzia in merito all’entrata in esercizio delle opere ai fini del riconoscimento in tariffa degli oneri e del rimborso dei prestiti ottenuti.
Il disegno strategico (che non si vede o che non c’è)
Certo, se opportunamente delineato e adeguatamente applicato, il PNRR può essere davvero lo strumento per cogliere l’eccezionale finestra apertasi a livello europeo. Difficilmente ci sarà, a breve, per lo meno, un’altra occasione del genere, che dobbiamo essere pronti – e rapidi – nel cogliere. Gli avvenimenti delle ultime settimane, anche causati da una bozza decisamente migliorabile, più che perfettibile, denotano invece una certa incapacità di cogliere gli elementi positivi che pure derivano da una grave crisi, anche di sistema. Nel suo report, il Ref conclude amaramente che “tutto considerato, la bozza del PNRR non lascia emergere quel disegno strategico auspicato […] specialmente per il settore dei rifiuti, contenendo per lo più dei riferimenti poco incisivi a talune delle criticità in essere”. Un’impostazione – si precisa nel report – “dettata più che altro dall’esigenza di allocare trasversalmente, e con continue modifiche, le risorse, senza offrire – quanto meno allo stato attuale dei lavori – quella visione di rilancio che deve mettere al centro l’acqua e i rifiuti, in quanto candidati ideali a porre le basi per una ripresa duratura e resiliente dell’economia”.Le proposte di policy
Per questo, lo studio si conclude con una serie di “proposte di policy”, per entrambi i settori, per ognuna delle quali sono indicati, sia pure in abstract, alcune delle possibili modalità attuative.| Policy in materia di rifiuti: incentivi al riciclo; Green Public Procurement; fiscalità di favore per i prodotti da riciclo; contenuti minimi obbligatori di materiali da riciclo nei prodotti; End Of waste; “salto di qualità nell’apparato normativo di riferimento”; investimenti impiantistici per colmare il fabbisogno di trattamento esistente; incentivi al revamping e alla riconversione industriale; estensione capillare del sistema di tariffazione corrispettiva; ulteriore slancio per la produzione di biometano (avanzato) da rifiuti; spinta alla creazione di distretti industriali circolari; estensione dei regimi di responsabilità estesa del produttore. |
| Policy in materia di acque: effettiva riduzione dei tempi delle opere idriche; rafforzamento del piano nazionale di interventi nel settore idrico; il reale superamento delle procedure di infrazione comunitarie; sostegno alla digitalizzazione; risposta al Water Service Divide; spinta al completamento della governance e della gestione unica; creare le infrastrutture per risolvere il problema del trattamento dei fanghi da depurazione delle acque civili; meccanismo di efficientamento dei consumi finali di acqua-Certificati Blu. |
