Modelli e strategie

Peccioli, il luogo dove le sostenibilità hanno incontrato la bellezza

Il “Sistema Peccioli” dimostra che realizzare il principio PIMBY – Please In My Back Yard – può apportare notevoli benefici alle comunità che partecipano
Condividi
Peccioli, il luogo dove le sostenibilità hanno incontrato la bellezza

A Peccioli la sostenibilità non è un’etichetta, ma un modo di vivere e di costruire il futuro. In questo borgo della Valdera, una discarica è diventata il cuore di un sistema che unisce tecnologia, partecipazione e cultura: energia prodotta dai rifiuti, cittadini azionisti, opere pubbliche e progetti artistici che trasformano l’impianto in paesaggio.

Peccioli è oggi il luogo dove le sostenibilitàambientale, economica, sociale e culturale — hanno incontrato la bellezza, dimostrando che l’innovazione più autentica nasce dal legame tra comunità e territorio.

Peccioli, laboratorio di economia circolare e partecipazione

A Peccioli, piccolo borgo della Valdera, la gestione dei rifiuti è diventata nel tempo un modello di economia circolare e di coesione sociale.
Tutto comincia negli anni Novanta, quando l’amministrazione comunale decide di mettere in sicurezza la vecchia discarica e trasformarla in un impianto moderno, capace non solo di smaltire i rifiuti dei comuni limitrofi ma anche di produrre energia.

Da quell’intuizione nasce un sistema in cui pubblico e cittadini partecipano insieme: nel 1997 viene costituita una società (Belvedere S.p.A.), con il Comune e molti abitanti tra gli azionisti. L’impianto cresce, si amplia e si dota di tecnologie che permettono di captare il biogas, produrre energia elettrica, trattare la frazione organica e alimentare parte dei consumi locali, mentre l’eccedenza viene immessa in rete.

Ma i proventi non restano fermi: sono reinvestiti in opere pubbliche e servizi — anfiteatri, polo scolastico, passerelle panoramiche, spazi espositivi — che hanno cambiato la fisionomia del paese.

Nel 2004 nasce anche una Fondazione, con l’obiettivo di intrecciare cultura ed economia (con il progetto “immettere più cultura nell’economia”), trasformando l’esperienza della gestione dei rifiuti in un progetto più ampio di comunità.

Da comunità a sistema: la parabola di Peccioli

È così che:

  • la discarica di Peccioli è diventata un simbolo di rigenerazione, un luogo dove ambiente, partecipazione e bellezza convivono in un equilibrio raro, e dove l’energia prodotta non è soltanto elettrica, ma anche sociale;
La nostra aspirazione è quella di divenire esempio di come cultura, arte, politica e imprenditorialità possano creare legami sinergici per la valorizzazione di un territorio lontano dai grandi centri e flussi turistici, divenendo modello del buon vivere”.
  • il “Sistema Peccioli”, oltre ad aver portato a una gestione dei rifiuti sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, è riuscito anche in una cosa che sembrava impossibile: far apprezzare il Comune di Peccioli in provincia di Pisa ai turisti, grazie a una sinergia che ha coinvolto il campo dell’arte, della cultura e dell’intrattenimento.
Un famoso fumettista, artisti e maestri artigiani hanno abbellito il borgo partendo proprio dalla discarica, ed oggi i turisti arrivano per vedere le opere d’arte (come i giganti antropomorfi che sembrano sgorgare dalla terra, a simboleggiare il rifiuto che acquista nuova vita e rientra nel ciclo produttivo) e assistere a spettacoli ed eventi.

Il “modello PIMBY” e la filiera virtuosa che parte dal rifiuto per generare energia e ricchezza

Quello di Peccioli è un esempio concreto di come sia possibile trasformare un problema ambientale in un modello innovativo di sviluppo sostenibile, economia circolare e partecipazione cittadina: attraverso tecnologie avanzate, impianti integrati e partecipazione attiva dei cittadini, la società rappresenta una vera fabbrica di energia pulita nata dal rifiuto e guidata dalla logica “PIMBY – Please In My Back Yard: non solo tolleranza del problema, ma valorizzazione del territorio attraverso l’innovazione.

PIMBY e NIMBY a confronto
Il modello di Peccioli si ispira alla logica PIMBY – Please In My Back Yard, l’opposto del più noto NIMBY – Not In My Back Yard. Nel primo caso, la comunità accoglie un impianto ritenuto utile, partecipando alla sua gestione e condividendone i benefici. Nel secondo, prevale invece il rifiuto di qualsiasi infrastruttura potenzialmente impattante sul territorio.
Peccioli dimostra che, con trasparenza, innovazione e ritorni concreti per i cittadini, anche una discarica può diventare un motore di sviluppo locale.

Dal 1997 il sistema si è evoluto: nata per gestire e mettere in sicurezza una discarica non controllata nella frazione di Legoli, che raccoglieva rifiuti urbani da sei Comuni della zona, la società è cresciuta e si è migliorata, ed oggi ha dato vita ad un polo industriale e tecnologico avanzato per il trattamento dei rifiuti e la produzione di energia rinnovabile.

Dal rifiuto all’energia sostenibile: il modello energetico

I tipi di rifiuti trattati sono:

  • rifiuti urbani indifferenziati (cioè non separati alla fonte);
  • FORSU (la frazione organica dei rifiuti solidi urbani);
  • scarti residui della raccolta differenziata;
  • materiali metallici e organici da recupero.

Ma quali sono le fasi del processo di trasformazione dei rifiuti in energia sostenibile?

Tutto ha inizio con il trattamento dei rifiuti indifferenziati, che arrivano all’impianto TMB (trattamento meccanico-biologico), dove sono prima triturati e poi separati in base alla dimensione. La parte più grossolana può andare direttamente in discarica, mentre quella più fine, ricca di sostanze organiche, viene trasferita in speciali biocelle dove, grazie all’azione naturale dei batteri, si avvia un processo di biostabilizzazione (in pratica, il materiale fermenta per circa tre settimane e alla fine si ottiene una massa stabile e asciutta, pronta per essere smaltita in sicurezza).

A questo punto entra in gioco la seconda fase: la produzione di biogas.
Infatti, mentre il materiale organico si decompone in discarica, si genera un gas naturale (il biogas), composto per circa la metà da metano, che viene captato da una rete di pozzi distribuiti su tutta l’area della discarica e convogliato verso motori di cogenerazione, che trasformano il biogas in energia elettrica e termica.
Una parte dell’energia è utilizzata direttamente dagli impianti, il resto è immesso nella rete nazionale.

La terza fase è strettamente legata alla seconda e riguarda la digestione anaerobica.
In questo caso, però, non si parla più di rifiuti indifferenziati, ma della FORSU, cioè la frazione organica raccolta in modo differenziato (come gli scarti di cucina), che viene trattata in un impianto specifico che trasforma i rifiuti organici in due prodotti preziosi:

  • biometano, utilizzabile come carburante o per la rete gas, e
  • fertilizzante agricolo.

La produzione energetica di Peccioli

Una parte dell’energia necessaria a far funzionare questo impianto viene proprio dal biogas della discarica, a dimostrazione di come tutti i processi siano tra loro collegati in un sistema davvero circolare.

Infine, accanto a questi impianti, la società ha investito anche nelle energie rinnovabili da fonti solari ed eoliche, realizzando due grandi impianti fotovoltaici, uno a Peccioli (“Un ettaro di cielo”) e uno a Terricciola (“Un progetto solare”), entrambi parzialmente finanziati dai cittadini attraverso obbligazioni.

L’energia prodotta da questi pannelli è interamente pulita e viene immessa nella rete. In questo modo, la produzione energetica si completa: non solo dalla degradazione dei rifiuti, ma anche dal sole e dal vento.

Ecco i numeri della produzione energetica (dati 2021-2024):

Tipo di energiaQuantità prodottaDestinazione
Energia elettrica rinnovabile15.047 MWh80,5% usata internamente, il resto immesso in rete
Energia termica rinnovabile15.037 MWh100% consumata internamente
Biogas8,5 mln Nm³/annoAlimentazione motori di cogenerazione

Dal rifiuto all’energia sostenibile: il modello di business

Il modello Peccioli si basa su 3 elementi:

  • gestione pubblica e partecipata (finanziamento condiviso, trasparenza e rendimento economico);
  • integrazione tra impianti e territorio (attraverso la sinergia tra trattamento dei rifiuti, produzione di energia e coinvolgimento della comunità ed i progetti culturali e artistici sul sito dell’impianto per renderlo parte integrante del paesaggio);
  • economia circolare (recupero di risorse da rifiuti e produzione di energia pulita, infine restituzione al territorio in forma di servizi, posti di lavoro, investimenti pubblici).

Un modello da studiare, non da copiare

Il modello Peccioli è oggi un riferimento per chiunque si occupi di gestione dei rifiuti e sviluppo locale.

La sua forza non sta solo nella tecnologia o nei risultati economici, ma in una cultura civica che affonda le radici lontano: quella della Valdera degli anni Cinquanta, dove Adriano Olivetti sperimentò l’idea di comunità come luogo di equilibrio tra produzione, cultura e qualità della vita.

In questo contesto, l’esperienza di Peccioli sembra raccoglierne idealmente l’eredità, traducendola nel linguaggio della sostenibilità contemporanea.
Eppure non è un modello replicabile ovunque, almeno non con le stesse modalità: ogni territorio ha la propria storia, i propri equilibri, le proprie paure.

Ciò che, invece, si può e si deve replicare è la consapevolezza che ne è alla base: la convinzione che i problemi ambientali non si risolvono con la fuga o con il rifiuto, ma con la partecipazione informata e con la capacità di trasformare i “no” in progetti condivisi.

Il principio PIMBY – Please In My Back Yard non è una formula miracolosa, ma un cambio di prospettiva: significa accettare che impianti e infrastrutture possono essere parte del paesaggio, se sono sicuri, trasparenti e utili alla collettività.

E significa anche – e soprattutto – superare quella sindrome del “no a tutto” che da anni blocca molte transizioni. No all’eolico perché altera il paesaggio, no al fotovoltaico perché consuma suolo, no al termovalorizzatore perché “inquina”, no al nucleare perché “fa paura”, no a… (l’elenco è molto, molto lungo. Troppo).

Peccioli dimostra che un’altra via è possibile: non negare, ma gestire.
Non opporsi, ma partecipare.
È questa la vera eredità del suo sistema — un invito a costruire, ciascuno nel proprio contesto, un equilibrio tra responsabilità, innovazione e fiducia reciproca.

Condividi

Potrebbero interessarti

Condominio

Dalla costituzione del condominio alla gestione delle tabelle millesimali, dalle delibere assembleari ai lavori edilizi e ai titoli abilitativi:...

Decreto Salva Casa

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 124 del 29 maggio 2024 il Decreto Legge 29 maggio 2024, n. 69 recante “Disposizioni urgenti in materia di...

Il MASE aggiorna i c.d. CAM strade

Andrea Castelli
Andrea Castelli - Avvocato
Marco Loche
Il MASE interviene in maniera specifica su alcune parti del precedente Provvedimento 5 agosto 2024, dato che è emersa la necessità di correggere...