Le medie imprese italiane primeggiano in Europa

L’Italia è ai vertici europei per produttività, fatturato ed occupazione, anche se le preoccupazioni maggiori arrivano dal caro energia, troppo penalizzante, dalla concorrenza low cost e dal complicato contesto geopolitico attuale. Le medie imprese sono una risorsa importante per il Paese, ben 3.650 aziende che in Italia generano il 17% del fatturato dell’industria manifatturiera, il 16% del valore aggiunto e il 14% sia delle esportazioni sia dell’occupazione complessiva.
È questa la fotografia che emerge dal XXIV Rapporto sulle medie imprese industriali italiane e dal Report “Scenario competitivo, ESG e innovazione strategica per la creazione di valore nelle medie imprese industriali italiane” realizzati dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere, presentati nei giorni scorsi a Genova.
Il ruolo delle medie imprese in Italia
Le medie imprese italiane vincono il confronto con le concorrenti tedesche e francesi performando meglio su fatturato e occupazione, seconde solo alle spagnole. Sul fronte della produttività non hanno invece rivali. I dati dicono che in dieci anni, tra il 2014 ed il 2023, il settore ha registrato un aumento del 31,3% della produttività del lavoro, del 54,9% delle vendite e del 24,2% dell’occupazione.
Per il 2025, le medie imprese prevedono di chiudere ancora in positivo con incrementi del 2,2% del fatturato totale e del 2,8% dell’export rispetto al 2024. Tra i fattori negativi, la concorrenza low-cost – che interessa il 70% circa delle imprese -, il contesto geopolitico instabile e il caro energia.
A frenare l’ulteriore sviluppo, due nodi irrisolti: la pressione fiscale eccessiva e il mismatch occupazionale, vale a dire il disallineamento tra domanda e offerta. Si tratta di due criticità che potrebbero pesare sulla competitività.
Fattori di rischio
Altro elemento di preoccupazione, il potenziale effetto dei dazi introdotti o minacciati dagli USA che sarebbe rilevante per il 30% circa delle medie imprese. I rapporti offrono anche un’interessante analisi comparata tra medie e medio-grandi imprese. La principale preoccupazione riguarda la concorrenza di prezzo: a lanciare l’allarme è il 69,9% delle prime e il 61,9% delle seconde.
Il ribasso dei listini dei competitors è un rischio concreto di tenuta sul mercato. Al contrario la competizione sulla qualità dei prodotti sembra generare meno timori, coinvolgendo solo il 13,6% delle Mid-Cap e il 17% delle medio-grandi. Ciò è dovuto anche alla specializzazione delle prime in produzioni di nicchia a maggior valore aggiunto che le preservano maggiormente da tale rischio. A pesare sul clima di incertezza è anche l’instabilità geopolitica, indicata come secondo fattore critico dal 51,8% delle medie imprese e dal 56,5% delle medio-grandi.
Mancanza di competenze
C’è voglia di crescere. Il 69,6% delle medie imprese intende espandersi verso nuovi mercati oltreconfine. Una propensione leggermente inferiore si registra tra le medio-grandi (63,2%), già fortemente internazionalizzate. Il 55% delle Mid-Cap ha in programma un potenziamento della tecnologia, mentre il 52,8% punta sullo sviluppo di nuovi prodotti e servizi.
Cresce anche l’attenzione alla sostenibilità: il 29,1% prevede un’accelerazione degli investimenti green. L’incremento occupazionale nel decennio 2014-2023 ha portato a impiegare quasi 540 mila risorse. Permangono alcune fragilità, come la presenza femminile (il 25% degli occupati) e degli Under 30 (18,3%).
A pesare è anche il mismatch tra domanda e offerta di competenze. La carenza sul mercato del lavoro di skill adeguate (soprattutto tecnico-specifiche) colpisce 8 medie imprese su 10. Per far fronte a questa criticità, il 40,4% di esse è pronto a correre ai ripari investendo nella formazione.
Il futuro delle medie imprese in Italia: sostenibilità ed investimenti green
L’aumento dei costi energetici porta le medie imprese a programmare investimenti in impianti di energia rinnovabile quale principale strategia per contrastare l’impennata della bolletta elettrica. Il 67,3% delle imprese è impegnato nella riduzione dell’uso di fonti fossili e nella transizione verso le rinnovabili, mentre il 62% adotta pratiche virtuose nella gestione dei rifiuti e nel riciclo.
Le ricerche rimarcano il ruolo strategico dell’Unione Europea in tale ambito. La politica energetica comunitaria rappresenta per il 48,6% delle medie imprese un’opportunità per migliorare l’efficienza energetica. Tuttavia, rimangono alcuni nodi da risolvere: per più di un terzo di esse l’adesione ai programmi UE sul green comporta un appesantimento burocratico e un aggravio dei costi. Anche per questo il 33% delle medie imprese dichiara di poter subire un impatto molto o abbastanza elevato dal rischio di transizione legato alla perdita di competitività.