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Gli investimenti green certificati grazie ai nuovi indici di riferimento

I nuovi indici di riferimento sono fondamentali nella determinazione del prezzo nelle operazioni transfrontaliere, agevolando così l'efficienza e l'efficacia del mercato unico in una vasta gamma di strumenti finanziari e servizi
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Gli investimenti green certificati grazie ai nuovi indici di riferimento
Nonostante la crisi economica, l’economia verde è cresciuta negli ultimi anni, ha attirato importanti investimenti green ed ha creato nuova occupazione. Analizziamo provvedimenti e temi che aiutano a far chiarezza sul loro utilizzo. Gli indici di riferimento per investimenti green: maggiore uniformità e trasparenza Le conseguenze: il regolamento UE 2016/1011 Cosa sono gli indici di riferimento e perché sono così importanti La lotta al greenwashing

Gli indici di riferimento per investimenti green: maggiore uniformità e trasparenza

In un contesto in cui la stagnazione economica (in alcuni casi si deve parlare non solo di stagnazione ma di recessione) è generalizzata, particolare importanza assumono la green e la circular economy, settori in grado di trainare l’economia e di produrre nuovi posti di lavoro. In quest’ottica, si inserisce il regolamento n. 2089 che, alla fine dello scorso anno, ha creato due nuovi tipi di indici di riferimento al fine di dare maggiori informazioni sull’impronta di carbonio di un portafoglio di investimento.
Il regolamento 2019/2089 del Parlamento e del Consiglio europeo del 27 novembre 2019 si pone l’obiettivo di aggiornare il regolamento UE 2016/1011 per quanto riguarda gli indici di riferimento UE e le comunicazioni relative alla sostenibilità per gli indici di riferimento.
Lo scopo del regolamento è quello di evitare che le divergenze negli approcci degli Stati membri nella definizione degli indici di riferimento possano ostacolare il corretto funzionamento del mercato. In mancanza di una tale norma chiarificatrice, il rischio è che tutti gli indici di riferimento vengano indistintamente promossi come indici di riferimento di basse emissioni di carbonio. Viene ribadito che è necessario agire velocemente per portare la cultura del settore finanziario verso la sostenibilità, rendendo gli investimenti in nuove infrastrutture sostenibili nel lungo periodo. Dal momento che un numero crescente di investitori persegue strategie di investimento a basse emissioni di carbonio e usa appositi indici di riferimento per misurare la performance di un portafoglio di investimento, l’introduzione degli indici di riferimento UE contribuisce ad una maggiore trasparenza.

I prodromi: l’accordo di Parigi

Ormai un lustro fa, con l’accordo di Parigi del 2015, 195 Paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale. L’obiettivo di tale accordo è quello di adottare buone pratiche al fine di evitare cambiamenti climatici pericolosi e di contenere l’innalzamento del riscaldamento globale al di sotto dei 2° C. I punti sui quali l’accordo si focalizza sono:
  • contenimento dell’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo a lungo termine;
  • riduzione dell’aumento a 1,5°C, dato che ciò abbasserebbe in misura significativa i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici;
  • raggiungimento del livello massimo delle emissioni globali al più presto possibile, pur riconoscendo che per i paesi in via di sviluppo occorrerà più tempo;
  • riduzione rapida delle emissioni in conformità con le soluzioni scientifiche più avanzate disponibili in seguito al raggiungimento del livello massimo.
Con l’elezione di Joe Biden a nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, gli Usa dovrebbero rientrare a breve negli accordi di Parigi dopo l’uscita sancita dal predecessore Donald Trump. Ciò restituirà nuovo vigore agli accordi stessi poiché torna a sottoscriverli un player di importanza globale.

Le conseguenze: il regolamento UE 2016/1011

Il regolamento UE 2016/1011, emanato sull’onda di quanto stabilito nell’accordo di Parigi, al fine di rafforzare la risposta ai cambiamenti climatici anche per ciò che concerne la componente finanziaria, ha dettato norme sugli indici usati come indici di riferimento negli strumenti finanziari e nei contratti finanziari, o per misurare la performance di fondi di investimento. L’obiettivo è quello di rendere i flussi finanziari coerenti con un percorso orientato verso uno sviluppo a basse emissioni di gas ad effetto serra e resiliente ai cambiamenti climatici. A tal fine, il regolamento:
  • introduce un regime di autorizzazione e vigilanza degli amministratori dei parametri di riferimento, con la relativa previsione di requisiti organizzativi, operativi e di governance per gli amministratori;
  • definisce requisiti specifici per le altre entità vigilate che contribuiscono al calcolo dei parametri di riferimento o che ne fanno uso nell’ambito di strumenti finanziari, contratti finanziari e fondi di investimento;
  • avvia ulteriori misure di rafforzamento dell’oggettività, integrità ed accuratezza dei parametri di riferimento e specifici presidi di trasparenza.
In seguito all’introduzione di tale regolamento, sul mercato sono comparse diverse categorie di indici di basse emissioni di carbonio. Mentre alcuni mirano a ridurre l’impronta di carbonio di un portafoglio di investimenti standard, altri puntano a selezionare solo i componenti che contribuiscono al raggiungimento dell’obiettivo dei 2° C in ottica dell’adeguamento a quanto previsto dall’Accordo di Parigi.

Cosa sono gli indici di riferimento e perché sono così importanti

Indice di riferimento (benchmark): un indice in riferimento al quale viene determinato l’importo da corrispondere per uno strumento finanziario o per un contratto finanziario, o il valore di uno strumento finanziario, oppure un indice usato per misurare la performance di un fondo di investimento allo scopo di monitorare il rendimento di tale indice ovvero di definire l’allocazione delle attività di un portafoglio o di calcolare le commissioni legate alla performance.
Gli indici di riferimento sono parametri espressi in valori comparabili che hanno l’obiettivo di tutelare ed informare correttamente gli investitori sulla qualità green dei portafogli di investimento a basse emissioni di carbonio. E sono fondamentali nella determinazione del prezzo nelle operazioni transfrontaliere, agevolando così l’efficienza e l’efficacia del mercato unico in una vasta gamma di strumenti finanziari e servizi.

Due indici

Se nel regolamento del 2016 si forniva una “semplice” definizione di indice di riferimento, il nuovo regolamento UE, al fine di fare chiarezza in modo inequivocabile, distingue due indici:
  • indici di riferimento UE di transizione climatica. Tecnicamente “un indice di riferimento etichettato come indice di riferimento UE di transizione climatica”, deve soddisfare due requisiti: le sue attività sottostanti sono selezionate, ponderate o escluse in modo che il portafoglio cui l’indice si riferisce segua una traiettoria di decarbonizzazione; è costruito in conformità delle norme minime stabilite negli atti delegati;
  • indici di riferimento UE allineati con l’accordo di Parigi, che puntano a selezionare solo gli elementi che contribuiscono al raggiungimento dell’obiettivo dei 2° C stabilito nell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. In questo caso, le attività sottostanti sono selezionate, ponderate o escluse in modo che le emissioni del portafoglio cui l’indice si riferisce siano allineate agli obiettivi dell’accordo di Parigi; gli indici sono costruiti in conformità delle norme minime stabilite negli atti delegati e le attività collegate alle sue attività sottostanti non danneggiano significativamente altri obiettivi ambientali sociali e di governance (environmental, social and governance – «ESG»).
L’acronimo ESG fa riferimento a tre ambiti di sensibilità sociale:
  • enviromental
  • social
  • governance
Questi tre fattori vengono già utilizzati nel settore finanziario per giudicare la sostenibilità degli investimenti.

La lotta al greenwashing

La definizione di indici chiari e diversificati serve anche a contenere il dilagante fenomeno del greenwashing che cresce di pari passo con la crescita del fatturato delle imprese green. La misura di quanto è green un investimento serve in altri termini a garantire i consumatori sul fatto che la tal impresa che si professa ecocompatibile e sostenibile lo sia davvero, che gli investimenti messi in atto abbiano impatti misurabili sulla riduzione diretta delle emissioni inquinanti, oppure nell’approntare misure concrete di compensazione.
Il greenwashing è una forma di pubblicità ingannevole che le aziende utilizzano con il solo scopo di trarre un beneficio economico, senza fare realmente nulla di concreto nei confronti della tutela ambientale.
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