Modelli e strategie

Le funzioni del Mobility manager, nuova figura essenziale per aziende 4.0

Come si deve impostare la sinergia tra le aziende e i Mobility manager e il Comune di riferimento?
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Le funzioni del Mobility manager, nuova figura essenziale per aziende 4.0

La crisi generata dal Coronavirus nel 2020 ha finalmente portato alla ribalta un tema fondamentale per il nostro futuro: la sostenibilità, nelle sue tre fondamentali accezioni (ambientale, sociale ed economica). In effetti, crisi è sinonimo di nuove possibilità. Unire green e digitale è diventato il mantra di questi mesi: si tratta dell’unico cambiamento in grado di garantire quella svolta che da troppi anni attendiamo. Una trasformazione, quella digitale, che ha mandato in pensione – e continuerà a farlo – alcune vecchie professioni, ma che nello stesso tempo ne sta creando di nuove, iper-specializzate e dotate della necessaria flessibilità, indispensabile per lavorare in contesti multidisciplinari. Ma se è assodato ormai che dall’unione di green e digitale sono nate e nasceranno nuove professioni, non bisogna fare l’errore di credere che green saranno soltanto le nuove professioni nate da questo connubio: è il punto di vista che deve cambiare, e dovrà coinvolgere tutti, anche e forse soprattutto le vecchie professioni, che dovranno rimodularsi in chiave green, e continuare a svolgere i servizi, o a creare prodotti, in un’altra ottica, guardando alle molteplici sostenibilità. In tale contesto, si delineano le funzioni del Mobility manager.

La “consulenza logistica”: il Mobility management

Una di queste professioni descritte sopra è quella del Mobility manager, formalmente nata alla fine del secolo scorso, ma mai veramente decollata: il DM 27 marzo 1998 conteneva principî nobili quanto sterili, e ha sostanzialmente lasciato al buon cuore degli obbligati il raggiungimento pro quota di una sostenibilità percepita come importante, ma di fatto lasciata sola a sé stessa.

Secondo il World Business Council for Sustainable Development la mobilità sostenibile è la capacità di soddisfare i bisogni della società di muoversi liberamente, di accedere, di comunicare, di commerciare e stabilire relazioni senza sacrificare altri valori umani ed ecologici essenziali oggi e in Futuro. Il Mobility management è un approccio ai bisogni della mobilità fondamentalmente orientato alla gestione della domanda, che:

  • sviluppa ed implementa strategie volte ad assicurare il trasporto delle persone e delle merci in modo efficiente, con riguardo a scopi sociali, ambientali e di risparmio energetico
  • “comporta nuove partnership e un set di strumenti di supporto e incoraggiamento al cambio di abitudini verso mezzi sostenibili di trasporto” (ISPRA).

Il Mobility manager era stato reso obbligatorio dal decreto 27 marzo 1998, per tutte le imprese ed enti pubblici con più di 300 dipendenti, operanti in una medesima unità produttiva, o con più di 800 addetti, operanti in più sedi locali di uno stesso comune con almeno 150.000 abitanti.

Tuttavia, il provvedimento aveva due importanti lacune:

  • non solo non ha descritto chiaramente le modalità di implementazione,
  • ma non ha neanche previsto alcun tipo di sanzione per chi non avesse ottemperato a tale obbligo.

A ventitré anni di distanza, in piena “transizione ecologica”, il nuovo decreto – DM 4 agosto 2021 intende “consentire la riduzione strutturale e permanente dell’impatto ambientale derivante dal traffico veicolare privato nelle aree urbane e metropolitane, promuovendo la realizzazione di interventi di organizzazione e gestione della domanda di mobilità delle persone che consentano la riduzione dell’uso del veicolo privato individuale a motore negli spostamenti sistematici casa-lavoro e favoriscano il decongestionamento del traffico veicolare”.

Il Mobility manager 4.0

Il Decreto Interministeriale n. 179/2021 ha rappresentato – come si legge nell’introduzione delle “Linee guida per la redazione e l’implementazione dei Piani degli Spostamenti Casa-Lavoro” del 3 agosto 2021 – l’occasione per una prima e organica disciplina della tematica relativa alla mobilità dei dipendenti delle unità organizzative aziendali più complesse e delle figure di riferimento per le iniziative di mobilità sostenibile”, grazie alla valorizzazione della “necessaria collaborazione e sinergia tra le realtà aziendali e quindi i rispettivi Mobility manager e il Comune di riferimento, attraverso il previsto raccordo delle singole iniziative e proposte da parte del Mobility manager d’area”.

A seguito dell’entrata in vigore della nuova normativa, e in combinato disposto con quanto stabilito, quasi sei anni fa, dalle disposizioni per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali, oggi si parla di Mobility Manager in tre differenti accezioni: il Mobility manager aziendale, quello d’area e quello scolastico.

Mobility manager aziendale

È la figura specializzata nel governo della domanda di mobilità e nella promozione della mobilità sostenibile nell’ambito degli spostamenti casa-lavoro del personale dipendente, con funzioni di “supporto professionale continuativo alle attività di decisione, pianificazione, programmazione, gestione e promozione di soluzioni ottimali di mobilità sostenibile”.

Mobility manager d’area

È la figura specializzata nel supporto al Comune territorialmente competente, presso il quale è nominato, nella definizione e implementazione di politiche di mobilità sostenibile, nonché nello svolgimento di attività di raccordo tra i mobility manager aziendali, con funzioni di “raccordo tra i mobility manager aziendali con compiti di supporto ai Comuni stessi nella definizione e implementazione di politiche di mobilità sostenibile”.

Mobility manager scolastico

Il terzo, introdotto dalla legge n. 221/2015 (art. 5, comma 6), è il manager della mobilità che ha il compito di “organizzare e coordinare gli spostamenti casa-scuola-casa del personale scolastico e degli alunni; mantenere i collegamenti con le strutture comunali e le aziende di trasporto; coordinarsi con gli altri istituti scolastici presenti nel medesimo comune; verificare soluzioni, con il supporto delle aziende che gestiscono i servizi di trasporto locale, su gomma e su ferro, per il miglioramento dei servizi e l’integrazione degli stessi; garantire l’intermodalità e l’interscambio; favorire l’utilizzo della bicicletta e di servizi di noleggio di veicoli elettrici o a basso impatto ambientale; segnalare all’ufficio scolastico regionale eventuali problemi legati al trasporto degli alunni con disabilità”.

Funzioni del Mobility manager: il PSCL, i compiti, i requisiti e le premialità

Ferme restando le competenze del Mobility manager scolastico – così iniziano le disposizioni operative della nuova disciplina – le imprese e specifiche pubbliche amministrazioni:

  • con singole unità locali con più di 100 dipendenti,
  • ubicate in un capoluogo di Regione, in una Città metropolitana, in un capoluogo di Provincia ovvero in un Comune con popolazione superiore a 50.000 abitanti

sono tenute ad adottare, entro il 31 dicembre di ogni anno, un PSCL del proprio personale dipendente.

Cos’è il PSCL?

Il PSCL  è lo “strumento di pianificazione degli spostamenti sistematici casa-lavoro del personale dipendente di una singola unità locale lavorativa”

Il PSCL, finalizzato alla riduzione del traffico veicolare privato:

  • individua le misure utili a orientare gli spostamenti casa-lavoro del personale dipendente verso forme di mobilità sostenibile alternative all’uso individuale del veicolo privato a motore, sulla base dell’analisi degli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti, delle loro esigenze di mobilità e dello stato dell’offerta di trasporto presente nel territorio interessato;
  • definisce i benefici conseguibili con l’attuazione delle misure in esso previste, valutando i vantaggi sia per i dipendenti coinvolti, in termini di tempi di spostamento, costi di trasporto e comfort di trasporto, sia per l’impresa o la pubblica amministrazione che lo adotta, in termini economici e di produttività, nonché per la collettività, in termini ambientali, sociali ed economici.

Le funzioni del Mobility manager

Mobility manager aziendale Mobility manager d’area
Promozione:

  • attraverso l’elaborazione del PSCL, della realizzazione di interventi per l’organizzazione e la gestione della domanda di mobilità del personale dipendente (lo scopo, ribadito, è quello di consentire la riduzione strutturale e permanente dell’impatto ambientale derivante dal traffico veicolare nelle aree urbane e metropolitane);
  • (insieme al Mobility manager d’area) di azioni di formazione e indirizzo per incentivare l’uso della mobilità ciclo-pedonale, dei servizi di trasporto pubblico e dei servizi ad esso complementari e integrativi anche a carattere innovativo.
Attività di raccordo tra i mobility manager aziendali del territorio di riferimento, al fine dello sviluppo di best practices e moduli collaborativi, anche mediante convocazione di riunioni, una tantum o con cadenze periodiche, e organizzazione di incontri e seminari, comunque denominati, e svolgimento di ogni altra attività utile al miglioramento delle pratiche di redazione dei PSCL.
Supporto:

  • all’adozione del PSCL;
  • al Mobility manager d’area nella promozione di interventi sul territorio utili a favorire l’intermodalità, lo sviluppo in sicurezza di itinerari ciclabili e pedonali, l’efficienza e l’efficacia dei servizi di trasporto pubblico, lo sviluppo di servizi di mobilità condivisa e di servizi di infomobilità
Adeguamento del PSCL anche sulla base delle indicazioni ricevute dal Comune territorialmente competente, elaborate con il supporto del Mobility manager d’area.
Verifica dell’attuazione del PSCL, anche ai fini di un suo eventuale aggiornamento, attraverso il monitoraggio degli spostamenti dei dipendenti e la valutazione, mediante indagini specifiche, del loro livello di soddisfazione. Supporto al Comune di riferimento nella definizione e implementazione di politiche di mobilità sostenibile.
Cura dei rapporti con enti pubblici e privati direttamente coinvolti nella gestione degli spostamenti del personale dipendente. Acquisizione dei dati relativi all’origine/destinazione ed agli orari di ingresso ed uscita dei dipendenti e degli studenti forniti dai Mobility manager aziendali e scolastici e trasferimento dei dati in argomento agli enti programmatori dei servizi pubblici di trasporto comunali e regionali.
Attivazione di iniziative di informazione, divulgazione e sensibilizzazione sul tema della mobilità sostenibile.

Il decreto stabilisce i requisiti dei due manager della sostenibilità (“sono nominati tra soggetti in possesso di un’elevata e riconosciuta competenza professionale e/o comprovata esperienza nel settore della mobilità sostenibile, dei trasporti o della tutela dell’ambiente”) e le premialità (“nell’ambito dei programmi di finanziamento per la realizzazione di interventi di mobilità sostenibile promossi dal MiTE e dal MiT – ovvero congiuntamente dai medesimi Ministeri – può essere assegnata una premialità ai Comuni che presentano un progetto derivante dalla integrazione e dal coordinamento di più PSCL relativi al proprio territorio, adottati e aggiornati”).

Le linee guida e la struttura dei PSCL

Le linee guida per la redazione e l’implementazione dei piani degli spostamenti casa-lavoro sono state emanate nell’agosto di quest’anno: nel definire la struttura dei PSCL, il documento sottolinea che:

  • prima ancora della sua redazione, e al fine di rendere efficace tale piano, ogni azienda deve “comunicare al proprio Mobility manager l’entità delle risorse aziendali disponibili per lo sviluppo delle iniziative”;
  • per il successo di un PSCL sono decisivi l’interazione ed il coordinamento di tutti gli attori coinvolti nelle fasi di elaborazione e implementazione (Mobility manager aziendale, direttivo aziendale, dipendenti, ovvero le “strutture interne di gestione delle risorse finanziarie e strumentali”).

In linea generale, un PSCL si compone di una parte informativa e di analisi degli spostamenti casa-lavoro e di una parte progettuale, che contiene le possibili misure da adottare e i benefici conseguibili.

La prima – necessaria per raccogliere tutte le informazioni ed i dati relativi alle esigenze di mobilità del personale e conoscere le condizioni strutturali aziendali, l’offerta di trasporto sul territorio e le risorse disponibili per l’attuazione delle possibili misure utili a migliorare la mobilità del personale – deve contenere l’analisi delle condizioni strutturali aziendali, dell’offerta di trasporto, degli spostamenti casa-lavoro e, qualora se ne ravvisi l’esigenza, anche degli infortuni in itinere.

Le linee guida mettono l’accento sulla necessità di effettuare – nel rispetto della normativa sulla privacy – indagini disaggregate e di “indagare gli elementi utili a comprendere le abitudini e le esigenze di spostamento dei dipendenti, nonché la loro propensione al cambiamento”, attraverso una specifica campagna di raccolta dati, tramite un questionario informativo da somministrare a ciascun dipendente.

La parte progettuale è l’output di queste analisi: “le misure da proporre nell’ambito del PSCL devono scaturire dall’incrocio tra la domanda di trasporto analizzata attraverso il questionario ai dipendenti e l’offerta di servizi aziendali e pubblici, tenendo opportunamente in conto la propensione al cambiamento dichiarata dai dipendenti, nonché le risorse aziendali disponibili”.

Le linee guida riportano – a titolo meramente esemplificativo – un quadro delle misure che possono essere individuate in un PSCL, aggregate per assi di intervento/strategie di interesse per l’azienda:

  • disincentivare l’uso dell’auto privata;
  • favorire l’uso del trasporto pubblico, la mobilità ciclabile e/o la micro-mobilità
  • ridurre la domanda di mobilità;
  • “ulteriori misure”.
I benefici conseguibili grazie alle nuove funzioni del Mobility manager

Le linee guida differenziano fra:

  • benefici per i dipendenti (riduzione dei tempi di spostamento, dei costi di trasporto e del rischio di incidentalità; incentivi economici; incremento del comfort di viaggio, della socializzazione tra colleghi, e via discorrendo ecc.);
  • benefici per l’azienda (regolarità nell’arrivo dei propri dipendenti, maggiore dedizione al lavoro del personale dipendente per effetto dei servizi offerti, possibilità di riutilizzo di aree aziendali a seguito di riorganizzazione delle aree di sosta, introiti derivanti dall’eventuale tariffazione delle aree di sosta aziendali, possibilità di rafforzamento dell’immagine aziendale, solo per fare qualche esempio);
  • benefici per la collettività (riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti, della congestione da traffico veicolare, del rischio di incidentalità, ecc.)

Le linee guida si concludono con una parte dedicata al programma di implementazione (che deve riguardare le misure implementabili nell’anno di riferimento e, ove necessario, anche quelle estese agli anni successivi), alle modalità di adozione del PSCL, alla necessaria e costante “comunicazione partecipativa” e al monitoraggio, che deve riguardare i benefici socio-economico-ambientali raggiunti.

Muoversi verso la sostenibilità

In questa riforma non mancano, per la verità, aspetti positivi:

  • il tentativo di semplificare e rendere omogenei i PSCL sotto molti punti di vista, grazie alle linee guida, che permettono di riflettere su aspetti non solo relativi alla mobilità casa-lavoro ma anche sulle risorse destinate ai servizi di mobilità interni (flotte auto, navette, sistemi di condivisione);
  • il tentativo di sostituire sofisticate mappature dei percorsi dei singoli dipendenti con l’uso del codice di avviamento postale.
  • Il tentativo, detto altrimenti, di muoversi verso la direzione delle sostenibilità, attraverso una progettualità condivisa nella sua struttura – sia pure declinata e declinabile in funzione dei diversi contesti presi di volta in volta in considerazione – e la precisa indicazione dei compiti (e, quindi, delle responsabilità) dei diversi manager della mobilità, insieme all’insistenza sull’importanza della partecipazione e del convincere la popolazione, nel suo complesso, ad adottare pratiche sostenibili.
Audi è sempre un passo avanti in quanto a innovazioni tecnologiche a sostegno di soluzioni per una mobiltà più green. Consapevole della necessità di una vera e propria transizione, la casa automobilistica di Ingolstadt promuove la tecnologia Hybrid, ad esempio, consentendo di premere l’acceleratore sulla sostenibilità.  Audi Q3 TFSI e rende possibile la transizione verso l’elettrico. Dotato di ampio spazio, tecnologie all’avanguardia e un telaio sofisticato per prestazioni di guida eccellenti, il nuovo SUV compatto Audi Q3 TFSI e presenta un’innovativa trazione plug-in hybrid capace di percorrere fino a 51 km in modalità completamente elettrica.

 

 

 

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