Crediti per la natura: uno strumento economico per un futuro biodiverso

Per affrontare il crescente divario tra le esigenze di tutela della biodiversità e le risorse pubbliche disponibili, la Commissione europea propone una tabella di marcia verso i crediti per la natura: uno strumento volontario pensato per riconoscere e premiare azioni concrete di ripristino e protezione degli ecosistemi.
A differenza dei crediti di carbonio, questi strumenti si basano su una pluralità di parametri ecologici e socio-territoriali, adattabili ai contesti locali. Il loro obiettivo è duplice: valorizzare la natura nei processi economici e incentivare il coinvolgimento attivo di attori pubblici e privati, dai piccoli agricoltori alle grandi imprese. Perché il mercato dei crediti sia credibile e inclusivo, sarà fondamentale costruire standard chiari, meccanismi di verifica robusti e una governance trasparente. Se ben progettati, i crediti per la natura potranno diventare una leva concreta per finanziare un futuro realmente biodiverso.
La posta in gioco: una natura da (ri)valutare
La natura rappresenta un capitale strategico per l’economia europea, eppure continua a essere trascurata nei processi decisionali e nelle scelte di investimento.
Secondo la Commissione europea, il 72% delle imprese dell’UE dipende direttamente dagli ecosistemi naturali per attività produttive e di approvvigionamento, ma questo “capitale naturale” non viene adeguatamente contabilizzato, tutelato o rigenerato.
Il risultato è un paradosso evidente: proprio ciò da cui dipendiamo maggiormente è anche ciò che viene sistematicamente sottovalutato, sottofinanziato e degradato.
Per invertire questa tendenza, serve un vero cambio di paradigma: non basta più proteggere la natura, occorre riconoscerle un valore tangibile – anche economico – nelle politiche pubbliche, nei mercati e nei modelli produttivi.
In questa direzione si muove la nuova iniziativa della Commissione europea: una tabella di marcia verso i crediti per la natura, pensata per stimolare investimenti privati in progetti ambientali e premiare chi contribuisce alla salute degli ecosistemi.
Dall’idea all’azione: cosa sono i crediti per la natura
I “crediti per la natura” sono strumenti volontari pensati per riconoscere e premiare risultati misurabili nella tutela o nel ripristino della biodiversità.
Funzionano in due fasi:
- prima viene certificato da un soggetto indipendente il beneficio generato da un intervento (es. rinaturalizzazione di un habitat),
- quindi si emette un credito che può essere venduto o acquistato.
Diversamente dai crediti di carbonio, che si fondano su un’unica metrica standardizzata (le tonnellate di CO₂ equivalente), i crediti per la natura si basano su una pluralità di parametri ecologici, adattabili ai diversi contesti territoriali e ambientali. Questo li rende strumenti più articolati, ma anche più adatti a cogliere la complessità dei sistemi naturali.
La Commissione europea li presenta come strumenti complementari – e non alternativi – alle politiche obbligatorie, con l’obiettivo di attrarre investimenti privati in quelle aree dove l’azione pubblica è insufficiente o dove il valore della natura resta fuori dai radar finanziari.
I parametri ecologici e il quadro metodologico
I parametri ecologici proposti non si limitano a misure quantitative generiche, ma includono indicatori di qualità, funzionalità e impatto reale. Fra i più significativi si segnalano:
- la qualità e la diversità degli habitat, come lo stato di conservazione di zone umide, praterie o foreste;
- la presenza e l’abbondanza di specie chiave, tra cui impollinatori, predatori naturali o specie indicatrici di salute ambientale;
- la funzionalità degli ecosistemi, come la capacità di stoccaggio dell’acqua, la fertilità del suolo o l’efficienza dell’impollinazione;
- la connettività ecologica, che valuta il mantenimento o il ripristino di corridoi naturali tra aree protette;
- la fornitura di servizi ecosistemici mappabili e misurabili, ad esempio tramite strumenti come il MAES (Mapping and Assessment of Ecosystems and their Services);
- indicatori socio-ecologici, come il coinvolgimento delle comunità locali o il rafforzamento della resilienza dei territori.
Questi parametri, spesso integrati in quadri metodologici multidimensionali, servono a dimostrare che un’azione ha generato benefici tangibili e duraturi per la biodiversità e la salute degli ecosistemi. Secondo la tabella di marcia della Commissione, la loro definizione dovrà avvenire attraverso un processo partecipato con esperti e tenere conto delle specificità ecologiche e socio-territoriali locali, affinché il sistema sia credibile, trasparente e replicabile.
Perché servono i crediti per la natura: il divario finanziario e il ruolo chiave della finanza privata
Il fabbisogno stimato per raggiungere gli obiettivi UE in materia di biodiversità è di almeno 65 miliardi di euro l’anno.
Il solo bilancio pubblico, evidentemente, non basta: serve mobilitare risorse private, e i crediti per la natura possono agire da leva per colmare questo divario.
Per le imprese e gli investitori, partecipare a questi mercati è anche un’opportunità: riduzione dei rischi legati alla perdita di natura, miglioramento reputazionale, sviluppo di nuove filiere bio-based, strumenti assicurativi più precisi.
Il legame tra finanza sostenibile e biodiversità è destinato a rafforzarsi, anche grazie a iniziative come la Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD), un’iniziativa internazionale che promuove la trasparenza nella rendicontazione dei rischi e delle opportunità legati alla natura nei bilanci finanziari, con l’obiettivo di integrare la biodiversità nei processi decisionali degli investitori.
A chi si rivolgono: gli attori della transizione natura-positiva I beneficiari potenziali di questi strumenti sono numerosi: agricoltori, silvicoltori, pescatori, gestori di aree naturali, autorità locali, comunità indigene. Ma anche le imprese che operano nella catena di valore della sostenibilità. Il successo dipenderà dalla capacità di costruire alleanze tra chi genera crediti, chi li certifica, chi li acquista e chi ne monitora l’integrità. Già oggi esistono iniziative in Francia, Finlandia, Irlanda, e in alcuni territori italiani. La tabella di marcia della Commissione intende consolidare queste esperienze, evitando frammentazioni e garantendo interoperabilità. |
Come garantire l’affidabilità dei crediti per la natura: principi, metriche e governance
Affinché il mercato dei crediti per la natura sia credibile, deve basarsi su regole chiare: trasparenza dei progetti, tracciabilità dei crediti, verifica indipendente dei risultati, addizionalità rispetto a quanto già obbligatorio per legge.
La Commissione propone di ancorare questi requisiti a standard riconosciuti, come il MAES (Mapping and Assessment of Ecosystems and their Services), il SEEA (System of Environmental Economic Accounting) e le citate linee guida TNFD.
La costruzione di un quadro armonizzato è essenziale per evitare il rischio di greenwashing e garantire che i crediti riflettano benefici reali, durevoli e socialmente equi.
Tuttavia, la definizione di principi e metriche condivise è solo il primo passo: per trasformare i crediti per la natura in uno strumento efficace e legittimo, occorre affrontare anche le numerose sfide che ne condizionano l’implementazione concreta.
Prospettive e criticità: potenzialità reali e nodi da sciogliere
La tabella di marcia della Commissione europea delinea un orizzonte ambizioso: un mercato dei crediti per la natura che sia credibile, inclusivo, efficace. Ma la strada è ancora in salita, e non mancano le criticità operative, scientifiche e politiche da affrontare con urgenza.
Uno dei nodi centrali riguarda la misurazione degli impatti: la biodiversità non è un indicatore unico e lineare, come le tonnellate di CO₂.
Ogni intervento ha effetti differenziati e spesso non immediatamente osservabili. Questo comporta una difficoltà oggettiva nella quantificazione dei benefici ecologici e nella loro traduzione in crediti standardizzati.
Servono criteri scientifici validi, ma non rigidi, capaci di adattarsi alla complessità e alla diversità dei territori coinvolti.
Un secondo punto critico è il fattore tempo: il ripristino della natura richiede anni, talvolta decenni, mentre i mercati finanziari si muovono su orizzonti più brevi.
È necessario, quindi, costruire meccanismi che rendano compatibili questi due tempi. Garantendo, ad esempio, la remunerazione progressiva dei benefici, oppure riconoscendo il valore degli impegni a lungo termine. Altrimenti, il rischio è quello di incentivare solo interventi “facili” e rapidi, trascurando quelli più urgenti ma complessi.
C’è poi il tema dell’accessibilità: se i crediti per la natura diventano un meccanismo tecnocratico, dominato da pochi grandi player, si rischia di escludere i piccoli operatori locali, che pure sono spesso i custodi reali degli ecosistemi. La Commissione segnala questa criticità e propone strumenti di supporto e semplificazione. Ma servirà un lavoro attento di co-progettazione, perché la giustizia ambientale non può prescindere da quella sociale.
Infine, i crediti non devono diventare una “valvola di sfogo” per eludere gli obblighi normativi: la loro integrazione con strumenti giuridici vincolanti, come il Regolamento sul ripristino della natura, deve essere complementare e non sostitutiva. In questo senso, la governance multilivello e la coerenza tra politiche pubbliche saranno fattori decisivi.
In sintesi: le potenzialità sono alte, ma non automatiche. Solo un disegno normativo accurato, basato su trasparenza, scientificità e partecipazione, potrà trasformare i crediti per la natura in uno strumento di cambiamento autentico.
Una transizione da co-progettare: prossimi passi e chiamata all’azione
La Commissione europea ha fissato le tappe per rendere operativo il mercato entro il 2027.
I prossimi passi includono la creazione di un gruppo di esperti, la raccolta di esperienze pilota in tutta Europa, la definizione condivisa di criteri e la valutazione di impatto.
Ma la transizione verso un’economia “nature-positive” non può essere calata dall’alto. Richiede il coinvolgimento attivo di territori, comunità, imprese, cittadini.
Il potenziale trasformativo dei crediti per la natura è reale solo se accompagnato da processi inclusivi, strumenti equi e meccanismi di governance aperti.
Mentre il clima entra sempre più nei bilanci aziendali, è il momento di fare lo stesso con la natura: renderla visibile, valutabile, rigenerabile.
Non è solo una questione ambientale: è una scommessa sul futuro dell’Europa.